domenica 1 aprile 2012

la dichiarazione di pace


Un giorno, un tremendo monarca che aveva passato tutta la vita a combattere contro gli stati vicini, seminando terrore e panico a destra e anche a sinistra, si commosse improvvisamente guardando un fiore. Era da poco iniziata la primavera dopo un inverno durato 17 mesi e il fiore che stava fissando era una splendida camelia.
Così decise di colpo che la guerra lo aveva stancato, e che ben migliore occupazione sarebbe stata, da lì in avanti, scoprire i segreti dei fiori del giardino reale.
Indisse due editti di seguito:
Il primo spiegava che la primavera, da allora in poi, sarebbe durata quantomeno un anno e mezzo, e che tutte le forme di allergie marzoline erano sospese fino a data da destinarsi.
Il secondo aggiungeva che, per importanti ragioni di stato, tutte le guerre in corso e anche quelle in programma, erano annullate senza appello.
A ben poco valsero le proteste del ministro della guerra e dell'ipergeneral Sparachiodi, che furono rinchiusi nel giardino in attesa di rinsavire.
La sera stessa 18 ambasciatori si diressero verso i confini dei 18 stati con cui il paese era attualmente in guerra, e consegnarono a ognuno dei 18 monarchi sbigottiti una DICHIARAZIONE DI PACE, che declamava pressappoco così:

“Ai signori Monarchi vicini e lontani:
da questa primavera, la pace incondizionata viene istituita. I nostri stati vengono così dichiarati grandi ed ottimi amici, di un’amicizia schietta, del tutto priva di invidie, sotterfugi e antipatiche congiure, da ora fino alla fine del tempo.
Con l’occasione vogliate gradire il mazzo di fiori sotto il braccio dell’ambasciatore, nel quale potrete rinvenire le ragioni profonde di questa dichiarazione di pace”.

I 18 monarchi non sapevano come prenderla: per quanto ne sapevano loro, la pace non si poteva dichiarare, ma al massimo la si trattava in lunghe riunioni in cui i re litigavano per giorni perché uno voleva per sé il lago con anche le anatre, un altro la montagna con tutte le nuvole e un terzo le nuvole, il sole, il lago e la montagna.
La dichiarazione, tuttavia, presentava la pace come un dato di fatto e alla fin fine i 18 monarchi non ci videro  niente di male.
A corte intanto tutti sorridevano di sottecchi, iniziando a intuire qualcosa, e la bella stagione avvolgeva da tutte le parti i loro grandi e piccoli regni. Non erano 18 primavere, ma una primavera sola che bastava per tutti.
E annusando i loro fiori, i re si resero conto all'improvviso che, per la pace, è esattamente la stessa cosa!
Così iniziarono a dichiararsi pace l’un l’altro, facendo la gara a chi faceva prima. In poco tempo le strade dei regni furono assediate di ambasciatori carichi di vasi di fiori con l’incarico di dichiarare pace a tutti gli stati che trovassero lungo i confini.
Le frontiere, tra l’altro, mica toccavano solo quei 18 regni! Le dichiarazioni di pace arrivavano così ad altri stati che non ne sapevano proprio niente, ma che si convinsero tutti, uno dopo l’altro.
È vero che quella primavera durò moltissimo per via di un inderogabile editto reale, ma vi garantisco che, prima che l’autunno sfiorasse il primo petalo, tutte le guerre del mondo erano state dimenticate.
Allora quando arrivarono l’autunno e persino l’inverno a nascondere l’erba, non fu niente di grave: i fiori di quella primavera erano nel cuore degli uomini. 

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