Mentre guido un po’ stanchino,
per le strade di Pechino,
mi verrebbe assai pratico
un pilota automatico.
Ma automatico manca,
guida troppo e si stanca.
Se non è troppo tragico,
ne ho qui uno AUTOMAGICO.
Inserisco il contante,
premo a fondo il pulsante,
che comincia a pulsare
verso un viaggio stellare.
Così mentre è buio pesto,
e il cuscino mi riassesto,
son finito su Plutone,
dentro un campo di pallone.
Son finito poi su Marte
recitando la mia parte
di terrestre un po' bizzarro
sotto il fitto del tabarro.
Il tabarro è sì piaciuto,
ma per via di uno starnuto,
storce il naso anche il marziano,
ma ormai sono già su Urano.
Certo il tempo qui è migliore,
ci son mille ed un colore,
cento stelle che si chiamano,
vedi bene che si amano.
Tendo la mano per salutare,
ma è già cambiato sistema solare!
In un pianeta con sette soli,
quattordicimila girasoli
salutano l’alba, poi l’alba, poi l’alba,
e neanche una che sembri scialba.
Certo i colori sono un po’ strani,
son gialli i fiumi e verdine le mani.
Sciacquo le mani con grande attenzione,
e son sulla Terra, alla stazione.
Mi aspetta il treno: Pechino-Vercelli,
mi si apriranno tutti i cancelli!
Faccio per scendere e sono esitante,
mi fermo a guardare il bel pulsante,
e sì che a schiacciarlo non serve moneta,
ma chiudere gli occhi e cambiare pianeta.
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