Nel paese delle Sabrine, Sabrina filava la lana. Contemporaneamente,
Sabrina giocava a palla contro il muro e Sabrina preparava la cena. Sabrina,
invece, salutava tutte le altre dal balcone,
mentre prendeva il sole. Sabrina rispondeva subito al saluto, giocando coi
riflessi del sole grazie al suo specchietto comprato in quella merceria che
avevano aperto da poco, come si chiamava? Ah sì: Sabrina & Sabrina.
Un giorno, nel paese arrivò un ratto. Quelli troppo ferrati
in storia, che magari pensavano a un rapimento, dovrebbero subito cambiare storia:
questo ratto qui aveva gli occhi da ratto, le orecchie da ratto e persino l’intonazione
di voce era quella tipica di un ratto.
Alle Sabrine all’inizio fece un po’ paura: quell’intonazione
non l’avevano mai sentita, delle orecchie così, mai viste una volta e persino quegli
occhi da ratto, erano qualcosa di decisamente nuovo.
Col tempo, però, fecero amicizia, il ratto imparò a lavarsi
sotto il rubinetto e a non spaventare le sabrine sgattaiolando (meglio:
srattaiolando) di colpo fuori dai buchi dei muri.
Si scoprì anzi, notizia sensazionale, che non si trattava di
un ratto, ma di una ratta femmina! Per festeggiare, decisero di darle subito un
nome. Ci pensarono 3 giorni, 2 notti, 8 tramonti, 2 lunghi meriggi e alla fine la
chiamarono Sabrina.
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