In una notte buia e tempestosa
ho stappato e bevuto una gazzosa.
Mentre la luna mi attendeva cupa,
cantavo un sonetto ad un’Upupa
(che poi, perché non lo cantasse lei,
è una cosa che proprio non saprei).
Ululava anche il vento nella notte,
ma vidi di gelato un autobotte,
e mentre mi guardavano occhi strani,
ne pappai sei palline con le mani.
Il brivido avvolgeva la radura,
ma io ci coltivai della verdura
(buonissima, per inciso,
anche meglio del riso)
un’ombra cupa mi arrivò vicino,
ma era Luca, giocava a nascondino!
La bianca mano alzò, crepuscolare,
“per tutti” disse, e mi toccò contare.
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