Un giorno un architetto, decise che un pilastro dovesse per forza essere un astro in cima ad una lunga colonna di stelle.
“Potrebbe trattarsi” argomentò Renato “del pilo, felice
sposo della pila, ritratto in un ignoto atteggiamento disdicevole (a volte
capita, ai pili) che gli sia valso l’appellativo di pilastro”.
Il biprofessor Duetrestella, ipotizzò invece che le stelle
andassero a pile, a volte sapessero di verdura, e il compito ultimo dell’astronomia
fosse controllarne la durata residua ed eventualmente provvederle di batterie ricaricabili
(quantomeno, attaccarle alla presa).
Nel dubbio, addobbarono la cima del pilastro con uno
splendido vaso di fiori. Ci stava così bene che ci adornarono anche tutti gli
altri, una finestra verde canarino e persino un signore che si era perso
ricevette il suo vaso di violette e lo regalò alla moglie non appena ricordò la
strada di casa.
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