Non c’è due senza treno. Ma ora che c’è il treno, e che c’è il
due, mi chiedo dove sia l’uno su cui appoggiare sia il due che il treno. Perché
fosse per il due, dico io, ce la si potrebbe anche fare, ma un due con un treno
sulla capoccia, prova tu a sostenerlo. La situazione si aggrava perché il treno
è in orario, e non sappiamo dire se un treno in orario pesi di più o di meno di
uno in ritardo. Secondo alcuni di più, perché è proprio il peso a conferire
quella serietà che impedisce il ritardo, ma secondo altri non pesa niente, perché
pesa meno dei ritardi – che non sono poi così pesanti – e se li mangia in un sol
boccone.
Nella corsa tra il treno e il ritardo, entrambi con una
buffa pettorina, vinse la tartaruga, quella che andava piano, sano e lontano
mentre la lepre dormiva sotto l’albero. Non si sarà svegliata per il fischio
del treno? E quel treno, sarà stato in orario o in ritardo? E in entrambi i
casi, sarà poggiato su un 2 o su un 17?
L’unico modo per scoprirlo, è interrogare il lettore.
Lettore?
Lettore?
Che fai lì? Parla, diccelo tu! Tu lo sai, e se non sai di
saperlo, conta fino a tre con le dita e dimmi se non ti trovi tra le mani almeno
un vagone.
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