martedì 6 marzo 2012

un pensiero per volare


Ci siamo trovati pochi giorni fa, io e un gruppo di amici. Erano amici d’oro, che brillavano come la luce del giorno. Uno di loro, tuttavia, era un po’ cupo. Aveva un problema, e in questo problema ci si era impigliato in modo tale, che a risolverlo non ci riusciva.
Così ci siamo messi tutti d’impegno, e abbiamo cercato nel giardino dei nostri ricordi, sfogliando i petali di ogni fiore a caccia dei ricordi felici. L’idea era che, un petalo dopo l’altro, il problema si sarebbe visto da lontano e facilmente risolto.
Di ricordi felici, gliene abbiamo regalato uno ciascuno.
Vi dico il mio:
c’è un bimbo che ha due anni e mezzo precisi, una montagna di riccioli e due occhi che scintillano come la punta dell’arcobaleno.
Uno dei suoi giochi preferiti inizia prendendo la ricorsa e correndo per tutto il corridoio; in fondo al corridoio ci sono io, che siedo per terra a gambe incrociate spalancando le braccia. La corsa finisce con una risata matta, mentre lo abbraccio forte. A volte fingo di cadere all’indietro per il contraccolpo, così ride ancora di più; ma questo capita solo qualche volta.
Il gioco dura all’infinito, o finché non mi fanno male le ginocchia.
Quel piccolino ha a disposizione tutta la gioia del mondo, e la cede per un abbraccio che a te sembra minuscolo, ma forse a lui gigantesco.

Una storia bellissima, penserebbero i più gentili. Ma ora vi dico un segreto che dovete promettere di dire a tutti: questa storia non l’ho inventata, la vita è davvero così. 

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