venerdì 30 marzo 2012

imputare è lecito, assolvere è cortesia


Un giorno, a causa del brusco contraccolpo di una buca, il tribunale mobile di Milano e Tre Quarti, proclamò una sentenza alquanto originale: un tale che stava venendo assolto “per non aver commesso il fatto” si ritrovò assolto “per non aver fatto il commesso”.
“Che motivazione è?” si chiesero i primi.
“Che motivazione non è?”, chiesero i secondi ai primi e anche ad altri.
Soprattutto, l’ordine dei commessi fu molto risentito e per farsi perdonare il Tribunale mobile di Milano e Tre Quarti, dovette assolvere dieci di commessi di seguito, imputati per crimini minori.
Assolti quelli, il tribunale ci prese la mano e si iniziarono ad assolvere arrotini, architetti, lustrascarpe, professori di filosofia e filosofi di professione.
Forse per non rischiare di fare torto a qualcun’altro, forse per via della strada generosa di contraccolpi, le assoluzioni da quel giorno divennero così frequenti che i più insigni professori di legge si risolsero definitivamente a inguainare le penne d’oro e trasferirsi giù al parco a mangiare un gelato. I gusti erano: fragola, uvetta e frutta candita.

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