Un giorno il piccolo Luigino, di fronte a un terribile
problema di algebra, si arrovellò, pensò, ripensò, convocò tutte le
calcolatrici della casa e ancora due abachi, un registratore di cassa e la
radiosveglia di zia Lorella.
Ancora non bastò: dovette pensarci ancora, impegnarsi un altro po’ e infine, con sua grandissima soddisfazione, vide i
conti tornare.
Insieme a loro, tornarono tuttavia anche duchi, marchesi e
visconti, che erano impegnati con i conti in una certa conversazione che non
si sentivano di interrompere.
A vederli era uno spettacolo, con le loro parrucche
impomatate e i mantelli di velluto a mille gusti.
La mamma, tuttavia, rimase abbastanza sgomenta nel vedere tutte quelle persone, di rango così elevato, ferme a discorrere sul tappeto di Luigino, alcune fuori dal bagno, altre che passeggiavano sul
mappamondo:
non aspettandosi tanta folla, la poverina aveva cucinato soltanto un
risotto.
Luigino lesse la preoccupazione negli occhi della mamma e parlò ai conti con sincerità:
dovevano rimanere sul quaderno, almeno finché la maestra non
li avesse corretti, ma purtroppo i loro amici non avrebbero potuto fermarsi.
Di fronte agli occhi grandi di Luigino, i conti si arresero e non riuscirono nemmeno offendersi, come l'etichetta avrebbe richiesto.
Per terminare il discorso con l’alta
nobiltà, diedero una festa la sera successiva nella cartella di un amico, alla quale
furono invitati anche Luigino e la sua mamma.
Quest'ultima si presentò con una torta coi fiocchi: erano così tanti che, quando finirono di disfarli, era primavera da un pezzo.
Quest'ultima si presentò con una torta coi fiocchi: erano così tanti che, quando finirono di disfarli, era primavera da un pezzo.
Nessun commento:
Posta un commento