sabato 18 febbraio 2012

la mosca al naso


Un giorno, un abilissimo scalatore, arrivò in cima alla montagna più alta dell’intero continente di Sperlunia.
Soddisfatto per la grande impresa, decise di concedersi un gustoso mandarino. Per via della dieta, ne consumava al giorno soltanto uno SPICCHIO. Immaginate la sorpresa sulla sua faccia quando, aperto il sacchettino della frutta, si accorse di essersi per sbaglio portato via un PICCHIO!!!
Oltre a lasciarlo a pancia vuota, il volatile si dimostrò molto pretenzioso: voleva una giacca a vento, perché quella non era una temperatura adatta a lui, abituato al clima ben più mite della Picchide, dove era nato e cresciuto.
Corricchio Di Lena (ecco qual era il nome del nostro scalatore), che, oltre ad essere un alpinista coi fiocchi, era un ragazzo mite, gliene ricavò subito una dalla copertura della borraccia.
Picchio della Girandola (indovinerete da voi a che volatile mi sto riferendo), non parse però affatto soddisfatto: mancava il cappuccio, il colore non si intonava con il suo piumaggio, inoltre non vedeva traccia di un passamontagna in grado di contenere il suo becco, che  – a suo dire – era tutt’altro che un becco qualunque: la scorsa primavera gli aveva regalato la vittoria nella gara verticale di “Picchiettamento in picchiata”, che era lo sport nazionale della Picchide (gufi ed allodole, in verità, sostenevano vi partecipassero soltanto picchi un po’ picchiati).
Corricchio cercò di farlo ragionare: anche volendolo accontentare, non era mai stato un asso all’uncinetto e il suo lavoro non sarebbe stato all’altezza di un becco tanto prestigioso.
Ma Picchio Della Girandola era incontentabile. Si lamentò, gridò, sbatté ancora i piedi e infine picchiettò gli scarponi del nostro scalatore fino a che non raggiunse la caviglia. Così che a Corricchio, che sì era bravo e buono, ma aveva le caviglie sensibili, saltò veramente la mosca al naso.
A questo punto, successe una cosa importante:
proprio mentre Corricchio stava per mettersi a gridare, la mosca scese inaspettatamente dal suo naso e iniziò subito a legare con De Picchis.
Poco dopo, sembravano amici da una vita, l’una ronzando all’incontrario sulla testa del primo, l’altro incidendo disegni spassosi sulle cortecce degli alberi.
Per la gioia di quell’incontro inaspettato, De Picchis dimenticò all’istante il freddo, la gare e tutte le sue strane pretese.  
Di fronte all'evidenza dei fatti, anche a Corricchio passò subito il dolore alla caviglia: si posò entrambi sul cappellino e prese di buon passo la strada di casa.
Insieme, si raccontarono un mare di barzellette, alcune tanto buffe che Corricchio doveva fermarsi a riprendere fiato anche se andava in discesa. Dalle risate, le montagne splendevano come non le aveva mai viste in tanti anni di scalate.

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