Un giorno, un abilissimo scalatore, arrivò in cima alla
montagna più alta dell’intero continente di Sperlunia.
Soddisfatto per la grande impresa, decise di concedersi un
gustoso mandarino. Per via della dieta, ne consumava al giorno soltanto uno
SPICCHIO. Immaginate la sorpresa sulla sua faccia quando, aperto il sacchettino
della frutta, si accorse di essersi per sbaglio portato via un PICCHIO!!!
Oltre a lasciarlo a pancia vuota, il volatile si dimostrò
molto pretenzioso: voleva una giacca a vento, perché quella non era una
temperatura adatta a lui, abituato al clima ben più mite della Picchide, dove era
nato e cresciuto.
Corricchio Di Lena (ecco qual era il nome del nostro
scalatore), che, oltre ad essere un alpinista coi fiocchi, era un ragazzo mite,
gliene ricavò subito una dalla copertura della borraccia.
Picchio della Girandola (indovinerete da voi a che volatile
mi sto riferendo), non parse però affatto soddisfatto: mancava il cappuccio, il
colore non si intonava con il suo piumaggio, inoltre non vedeva traccia di un
passamontagna in grado di contenere il suo becco, che – a suo dire – era
tutt’altro che un becco qualunque: la scorsa primavera gli aveva regalato la
vittoria nella gara verticale di “Picchiettamento in picchiata”, che era lo sport nazionale della Picchide (gufi ed allodole, in verità, sostenevano vi partecipassero soltanto picchi
un po’ picchiati).
Corricchio cercò di farlo ragionare: anche volendolo accontentare,
non era mai stato un asso all’uncinetto e il suo lavoro non sarebbe stato all’altezza
di un becco tanto prestigioso.
Ma Picchio Della Girandola era incontentabile. Si lamentò,
gridò, sbatté ancora i piedi e infine picchiettò gli scarponi del nostro
scalatore fino a che non raggiunse la caviglia. Così che a Corricchio, che sì era bravo e buono, ma aveva le caviglie
sensibili, saltò veramente la mosca al naso.
A questo punto, successe una cosa importante:
proprio mentre Corricchio stava per mettersi a gridare, la
mosca scese inaspettatamente dal suo naso e iniziò subito a legare con De
Picchis.
Poco dopo, sembravano amici da una vita, l’una ronzando all’incontrario
sulla testa del primo, l’altro incidendo disegni spassosi sulle cortecce
degli alberi.
Per la gioia di quell’incontro inaspettato, De Picchis dimenticò
all’istante il freddo, la gare e tutte le sue strane
pretese.
Di fronte all'evidenza dei fatti, anche a Corricchio passò subito il dolore alla caviglia: si posò entrambi sul cappellino e prese di buon passo la
strada di casa.
Insieme, si raccontarono un mare di barzellette, alcune
tanto buffe che Corricchio doveva fermarsi a riprendere fiato anche se andava
in discesa. Dalle risate, le montagne splendevano come non le aveva mai viste
in tanti anni di scalate.
Nessun commento:
Posta un commento