giovedì 14 giugno 2012

una banda di parole


Ho sbandierato una bandiera, che non è una venditrice di bande, ma che è una banda dalla parrucchiera.
«Tutta una banda? Una banda colorata o una banda di liutai?»
«Mi scusi, liutai no, il liuto mi dà lo starnuto, inoltre liutai tutto ieri e oggi vorrei fare un po’ di pausa.»
«Una banda colorata, quindi. Di che colore? E cosa ci faceva dal parrucchiere?»
Comprava una parrucca, che è una mucca che voleva fare il parroco, ma fu misconosciuta dalla curia per via della sua incuria e dovette accontentarsi di una pannocchia, che non sarà una parrocchia ma è sempre meglio che non sgranocchiare niente.
La banda era molto verde (credevi che me ne fossi dimenticato?), di preciso verde foglia.
«E la foglia?»
Verde banda, con una venatura violacea, che è una viola un po’ coriacea ma che si va via via ammorbidendo.
Matematicamente si potrebbe dire che, cambiano l’ordine degli ammorbidendi, il bucato non cambia.
«Magari non cambia, ma rimane bucato?»
Rimane bucato finché qualcuno non ci mette una pezza. Bisognerebbe chiamare un pezziere, ma riesco a trovare soltanto tappezzieri, che sono pezzieri molto bassi. O almeno erano pezzieri, speriamo pezzoggino ancora (e non tappezzino invece Gino, come qualcuno potrebbe pensare). In ogni caso restano bassini, per cui c’è da sperare che il bucato non si sia cacciato troppo in alto, o almeno che sbuchi in mano a qualcuno con le mani bucate, da cui il bucato possa cadere a portata di tappezziere.
Ma se ci avete fatto caso, una volta che qualcuno SBUCA, il problema del bucato è risolto senza bisogno delle pezze, con buona soddisfazione di tutti i liutai che erano stati eliminati dalla storia ma con cui siamo rimasti in buoni rapporti, e che ci scrutavano da una collinetta sperando che tutto finisse per il meglio. 


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