Una volta, l’uomo era cacciatore.
I cacciatori cacciavano i tori e, poiché li cacciavano via in malo modo, i tori, che erano molto permalosi, si nascondevano nel sottosuolo.
Per incontrarne uno, non dico tanto ma
almeno per farci due chiacchiere, bisognava raccoglierlo da terra tirandoli per
il singolare ciuffetto che spesso spuntava dal prato (si distingueva dall’erba perché
era fatto di corna).
Così gli uomini divennero raccoglitori.
Una volta diventati raccoglitori, arrivò non so quale
impiegato a metterli in bell’ordine sulle mensole, chi con dentro le fatture,
chi gli scontrini del gelataio.
Nel corso dell’evoluzione, gli uomini capirono che a stare
troppo tempo in ufficio si perdono le ore migliori del giorno e non vollero più
essere neanche raccoglitori. Fecero così definitivamente pace coi tori,
divenendo accoglitori (non solo accoglienti, ma proprio accoglitori professionisti).
Qualcosa però bisognava pur raccogliere, e ci furono
discrete evoluzioni anche in questo senso: gli innamorati diventarono
raccoglifiori, ma quelli non si potevano mangiare, specie dopo essere stati
donati come pegno d’amore (si dice anzi che, per meglio conservarli, la donne
li seccassero con interminabili discorsi sulle mode preistoriche).
L’uomo primitivo, che oramai avrà anche fatto in tempo a
diventare seconditivo, si improvvisò così raccoglimore e, poiché di more in
quel periodo ce n’erano parecchie (alcune proprio carine), se ne fecero una
bella scorpacciata.
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