C’era una volta un tale che voleva per forza risparmiare. All’inizio aveva a disposizione un intero
PIANETA,
ma per
risparmiare una semplice E, si trovò di colpo con una piccola
PIANTA.
Aveste
un’idea di quanto si lamentò! “Avessi nascosto la A" diceva, "ora avrei almeno una
PINETA, che d’estate tiene un po’ fresco!”. Ma non c’era più niente da fare.
Fissando la
sua pianta, non poté fare a meno di notare che due A in una parola sola erano
certo un grande spreco! “Una la terrò in tasca”, si disse, “e la userò solo in
caso di carestia”.
Ma in
un istante, svanirono tutte le foglie con tanto di tronco e il poverino restò
con in mano soltanto una
PINTA,
che
ovviamente non riuscì a riempire perché, avendo perduto il mondo due vocali
prima, l’ultima cosa che poteva aspettarsi era di trovare un rubinetto.
Per la
rabbia tentò di inghiottire la T tutta intera, e potete immaginarvi quanto sia
dura da mandar giù una T senza neanche un sorso d’acqua. Ma non è tutto: mentre
tossiva strabuzzando un occhio sì e uno no, comparse nientemeno che sua zia
PINA,
che era
quanto gli rimaneva – si fa per dire – dei grandi possedimenti di un tempo. La
zia gli assestò subito due ceffoni e iniziò a ricordargli di quella volta che,
per marinare la scuola, aveva condotto sulla cattiva strada anche il suo
cuginetto.
A questo
punto il tale lanciò un urlo disperato, che faceva precisamente così:
“NOOOOOOOOOO!!!”; e se di O se ne era trovato una manciata in tasca, dovette
prendere di corsa in prestito l’unica N disponibile.
Subito, la
zia si sentì particolarmente
PIA
e,
confessandosi tra se e sé per quella storia dei ceffoni, che in fondo erano
stati dati sì forte ma a fin di bene, proruppe in una serie di ferventi
preghiere.
Il pensiero
che persino un albero solo e mingherlino valesse assai più di una zia violenta,
per quanto pentita, mise al signore un certo magone. Avrebbe voluto piangere,
ma di questo verbo non possedeva che le prime 3 lettere e non riuscì a versare
neanche una lacrima. Pur di togliersi la zia di torno, sacrificò l’ultima A
rimasta, ritrovandosi con una minuscola
PI,
che, per
giunta, non era neanche greca. Offesa da questo commento discriminatorio, la P,
che non era greca ma non si sentiva poi tanto minuscola, lo piantò in asso e se
ne andò via a balzelloni.
Non restò
che una
I.
L’uomo tentò
dapprima di usarla come bastone perché, a furia di cercare di risparmiare, era
diventato vecchio. Fortunatamente, la vecchiaia l’aveva reso un po’ più saggio
e decise, per la prima volta in tutta la sua vita, di fare un regalo a
qualcuno: donò la sua ultima I a un bambino biondo che sognava di diventare
campione di salto con l’asta.
Questi lo
salutò con un sorriso e il vecchio se ne andò via così leggero per il fatto di
non dover più risparmiare, che il pensiero di non avere più niente non lo sfiorò
neppure.
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