lunedì 16 gennaio 2012

una piccola formalità


Qualcuno, rasserenando un sacco di scrittori scapestrati, ha inventato la licenza poetica. Grazie a questa licenza, l’italiano rimane sempre italiano, ma si può fare tutto quello che si vuole. Certo non sta bene fare gli errori di grammatica perché chissà mai che qualcuno se ne accorga e te li sottolinei. In compenso si può gonfiare una parola fino a che quasi scoppi, o scriverla tutta storta, o arrotolarla, o far sì che salti non appena la tocchi. Un mio amico ha scritto un poema intero di parole così timide, che a tutt’oggi non si riesce a leggerlo senza che si nascondano e scappino da un punto all’altro della copertina.
Io ho inventato una canzone piramidale su cui bisogna per forza arrampicarsi e arrivati alla cima si scopre un lunghissimo scivolo che serve a portarti ancora più in alto.
Tutto questo era tanto per dire che, qui in Accademia, di licenze ne distribuiamo gratis, e mica solo poetiche: abbiamo licenze per sbagliare gli accostamenti cromatici, per confondersi una cosa con l’altra. Licenze per dimenticare di tutto tranne le cose più importanti, come sorridere; licenze medie, ovvero né troppo alte né troppo basse, e licenze per essere convinti di una cosa sbagliata per un sacco di tempo, salvo alla fine cambiare idea.
Queste sono solo alcune delle nostre licenze. Tante, non le abbiamo ancora inventate. Per questa ragione valutiamo proposte, suggerimenti e trabocchetti, ovvero proposte per cui non abbiate un'apposita licenza in carta caramellata.
Per sicurezza, conferiamo a chiunque soltanto lo pensi, la licenza di proporre qualunque cosa, anche quelle strane strane, anche quelle impossibili. Questa licenza vale sempre, e mica solo qui.  

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