Il primo Scemario nacque così, fu proprio una cosa di
un secondo:
mentre il signor Prisco Bombonio, stimato cattedratico
dell’Università dei Forse, terminava la compilazione di un importante studio sulla
funzione dei fichi secchi nel non capirci niente, venne punto da una zanzara giaguara.
Il disappunto distrasse il professore, provocando un quasi impercettibile errore
di battitura che trasformò un altisonante SCENARIO in uno scalcinato SCEMARIO,
che elencava tutti gli scemi dell’emisfero con grande dovizia di particolari.
Lo Scemario, traballando sbilencamente ma ben contento di essere al mondo,
divenne presto un importante testo di studio, affiancando nelle scuole all’avanguardia
il sussidiario e la tavola degli elementi (quelli buoni, giacché quelli cattivi
venivano mandati dalla maestra fuori dalla porta).
Il secondo Scemario nacque anch’esso da un errore, ma di
portata assai più consistente. Almeno così parse al povero Mario, che
passeggiava fischiettando per la strada quando Cestina Cestini, intrecciando un
cestino di vimini, urtò per errore un'incudine colorata sul suo davanzale, che
cadde centrando in pieno il malcapitato. Anche il giovanotto, si ritrovò così improvvisamente SCEMARIO: ancora biondo, alto e piuttosto simpatico ma - diciamo - un attimo più lento di
comprendonio.
Niente di gravissimo alla fin fine, gli amici gli
volevano bene e l’arrivo del comprendonio si aspettava al bar insieme, davanti
a una gazzosa.
Ma un giorno, passò davanti al bar un bimbo con una gigantesca
cartella fuxia, sbandò in curva, prese una buca, barcollò su una buccia di banana,
perse l’equilibrio e si girò a cercarlo, trovandolo all’ultimo istante, proprio
mentre il suo Scemario in carta e ossa, saltava fuori dalla cartella e cadeva minacciosamente
ai piedi di Scemario, quello sulla porta del bar con la gazzosa in mano.
Tutti temettero la tragedia.
Invece Scemario, circondato dagli amici preoccupati,
non capì assolutamente niente, raccolse il libro e si soffiò il naso con la
prima pagina, prima di renderlo al bambino che lo fissava attonito.
Il caso volle che, proprio sulla prima pagina, lo
Scemario didattico ritraesse il nostro eroe, con il suo sorriso bonario e un
poco ebete: il buon Scemario, ignaro di tutto, si era paradossalmente soffiato
il naso con se stesso!
Prima di terminare di capire questo passaggio, a
Scemario fece in tempo a spuntare la barba nelle orecchie,
La produzione editoriale però ne fu molto colpita e da
quel giorno, su ogni Scemario del paese di Gattacicova, l’immagine del nostro
eroe viene ritratta sulla copertina rigida. Dedicarsi alla pulizia personale con quella è senz'altro impossibile, così da evitare ogni possibile paradosso.
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