Ho un amico che non aveva mai niente da ridire, in compenso aveva
molto da riridere.
Riridere è la risata che segue alla prima risata, quando gli
iridi si irradiano di raggi di sole e di nuvolette, le pupille si fanno grandi
e piccole e gli occhi si strizzano. Segue una contrazione dell’addome, il
braccio che si alza a indicare non si sa cosa. Segue la ricerca stremata di una
sedia per evitare di rotolare in terra, da tanto ridere, riridere, triridere.
Sul triridere, poi, bisogna stare attenti a non tririderare troppo
la corda, per evitare che fosse quella di un violino come cui si era tesi molto
prima cominciare a ridere, riridere, triridere.
E dato che le parole nuove abbondano, ne invento altre tre:
BISBELLICO: signore che una volta era bisbetico, ma poi ha
iniziato a sbellicarsi!
BARBAGIACOMO: uccello notturno che vola in barba al sonno, dato
che le sue gambe fanno Giacomo Giacomo.
GIACOMO: ragazzo che da grande voleva fare il comò, ma è poi
stato deviato su Como, dove è già arrivato.
Ne avete abbastanza?
Ancora uno, scegliete voi quale:
APPICICCHIA: esclamazione anagrammatica.
PIRIPICCHIO: bambino o volatile di qualche storia passata.
CIPPIRI: nome proprio di merlo, maschile singolare.
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