Un giorno di questi, una cassapanca, incontrò per disgrazia
una scassapanca. La scassapanca era una signora che pesava 532 chili e sette
etti, e che quando vedeva una panca ci si tuffava di testa, certa che il resto
del corpo, un po’ alla volta l’avrebbe seguita.
Ma la scassapanca era anche un’incudine, lanciata dal
settimo piano. Direte voi: ma quella può essere anche una scassasedia, o una
scassamarciapiedi, o una scassabruno, metti che Bruno passasse di lì. Ma io vi
garantisco che quell’incudine era stata lanciata con mira proverbiale, e fu
proprio per un soffio che la cassapanca la evitò. Ma poiché la evitò, la
scassapanca si sentì subito rifiutata e dovette andare dallo psicologo. Una
volta dallo psicologo, si sedette su una panca all’ingresso e la scassò. Allora
si sedette sul pavimento, e lo sbeccò. Allora si sedette sul becco di un
cormorano di passaggio, ma fu subito beccato e costretto ad alzarsi. Allora si
sedette sul becco di un quattrino, ma non aveva neanche quello, tornò al
settimo piano, esortò il suo lanciatore a smetterla di lanciarla e ritornò con
tranquillità a discutere con l’amico martello.
PRIMO COLPO DI SCENA: il martello e il lanciatore, in
realtà, erano la stessa persona.
SECONDO COLPO DI SCENA: la prima scassapanca, in realtà non
era una vera scassapanca, perché anche se pesava 532 chili, si sedeva sempre
con uno per volta con grande delicatezza.
Il TERZO COLPO DI SCENA, in realtà fu il PRIMO COLPO DI
SCEMA: una scema non meglio identificata arrivò dal nulla e, vedendo la scena,
le prese un colpo; non essendo un prodigio d’acume, raccontò a modo suo la
scena al suo migliore amico, che rimase molto colpito: infatti lo colpì con un
martello (ecco qual era il modo suo). Il martello però era anche il lanciatore,
e qui c’è un
QUARTO COLPO DI SCENA: il martello, era in realtà un
lanciatore del martello: si lanciò quindi talmente lontano che vinse in un
colpo solo le Olimpiadi di questo e dell’anno passato, con tanto che l’anno
passato non c’erano e in questo bisogna ancora iniziare a parlarne.
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