Un giorno arrivò Luca e così, tra il dire e il fare, mi
regalò una bisbetica!
“Bella forza! Ma scusa tienitela tu!” provai a proferire, ma
Luca era già sparito all’orizzonte correndo a gambe così levate che si erano
levate in volo, anziché solo di torno.
Rimanemmo io e la bisbetica, che bisbeticava a più non
posso, nel senso che non ne potevo più. Allora presi a poterne di meno, e di
meno potevo. Ma la bisbetica, indifferente a tutte le mie prodezze verbali, si
lamentava come se piovesse: infatti piovevano lamentele e piovevano anche
bisbetiche, dato che provai a lanciarla. Ma niente, la bisbetica era sempre lì,
e tanto più era lì, tanto meno era da un’altra parte. Allora mi rassegnai: anziché
lanciare la bisbetica, lanciai un chilometro e inventai così il chilometro
lanciato. Mi procurai anche una lancia, ma non riuscivo a guidarla né a
lanciarla, soprattutto per il gran peso del motore. Mi procurai un’altra lancia,
e creai così una bilancia. Ci feci salire la bisbetica e le chiesi: “ma sei
dimagrita? All’inizio della storia mica pesavi così poco!”
La bisbetica non capì, fece per accennare un sorriso ma poi
si ricredette.
Allora salii sull’altro piatto della bilancia, che subito diventò
un’altalena e iniziammo a giocare. Giocammo tutto il giorno, giocammo tanto che
alla fine si dimenticò che era una bisbetica e si sentì in crisi di identità.
Provai a dirle che era un raggio di sole e – lo credereste? – alla fine era
proprio così.
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