giovedì 5 settembre 2013

Le impronte del conte

Conosco un conte che lascia impronte sopra la fronte di un bisonte, ed un bisonte che è un mastodonte ma si confonde grazie alle impronte: cerca la fonte ma trova un ponte e manda a monte tutte le impronte. Così che il conte, di gesta pronte, fila sul monte, prende le impronte, trova il bisonte fermo sul ponte, prende la mira, cerca la fronte, ma poi si incanta con l’orizzonte.

E l’orizzonte gli suggerì: prendi le impronte e lasciale lì! 

La nascita del rinoceronte

Un giorno Ronte, che si cercava,
incontrò Rino, che passeggiava.
Quando ce l’ebbe bene di fronte,
gli chiese: “Scusi, Rino, c’è Ronte?”

Quello, sorpreso, disse di no,
ma sta di fatto che si inventò,
un animale affatto ingombrante, 
che oggi fa il paio con l’elefante. 

sabato 31 agosto 2013

Il sorriso-vacanza

Vacanze belle vacanze brutte,
tanto più umide quanto più asciutte,

tanto più comode quanto noiose,
tanto speciali per altre cose,

come staccare un po’ dalla noia,
come concedersi un poco di gioia...

Cercavi un angolo di paradiso?
La gioia vive in un solo sorriso!

Che stiate a casa o che anche partiate,
ecco la meta per quest’estate! 

venerdì 30 agosto 2013

La corriera

Una volta un corriere che leggeva il corriere, corse di gran carriera per prendere la corriera. Riuscì a prenderla, ma poiché la lettura lo impegnava molto, la appoggiò distrattamente sul davanzale, col rischio che centrasse un vaso di fiori.
Fortunatamente i fiori furono di ispirazione per l’autista, che deviò su una nuvola di cartapesta poco distante dal tetto del palazzo. Il palazzo era poco distante da un lago, che era poco distante da un monte, che era poco distante dalle stelle. Per vederle, bisognava aspettare che il giorno passasse dall’altra parte del mondo. Nessun problema per il corriere, sempre concentratissimo nella lettura. Qualche preoccupazione per i passeggeri della corriera, che temevano che la cartapesta potesse cedere in caso di pioggia. Ma non piovve. Al posto della pioggia venne un arcobaleno che si era perso e chiedeva indicazioni per raggiungere un certo tesoro. L’autista pensò al tesoro più grande che gli veniva in mente e gli indicò le stelle. Le stelle gli indicarono il monte, che si impennava sui prati con dolce maestà. Il monte intonò una canzone di pioggia dissetante, che finì nel lago ma evitò la nuvola di cartapesta, con grande allegria dei presenti che, si gustarono lo spettacolo fino all’ultimo boccone.
Intanto si faceva sera e i passeggeri della corriera iniziarono a sentire freddo e fame. L’arcobaleno, che aveva ascoltato tutti ma alla fin fine non si era ancora mosso, offrì allora la sua tonda schiena alla corriera, che scoprì in un secondo la strada di casa; è così che l’arcobaleno trovò il tesoro, proprio mentre il corriere chiudeva il corriere e le prime stelle tintinnavano da lontano.

mercoledì 28 agosto 2013

Il bruco e la foglia

Questa è la storia del bruco che mangiava la foglia, una foglia che non si muoveva. Non si muoveva perché era lenta ed era lenta perché era una foglia di banano e i banani, si sa, non hanno fretta. Difatti non vanno quasi mai in giro, limitandosi a danzare un po' al vento quando la brezza è decisa. Quando la brezza non è decisa, le danno più tempo perché i banani sono piante generose, oltre a non avere fretta. Così si lasciano mangiare le foglie sorridendo, dai bruchi e dalle farfalle. Le farfalle a volte sono gialle, altre verde smeraldo, altre ancora sono solo dei bruchi. Bruchi che non hanno fretta, e si gustano una foglia dopo l'altra, mentre il cielo intero aspetta il loro volo con pazienza.

lunedì 26 agosto 2013

Un tizio molto caio

Conosco un tizio che non è Caio,
conosco un Caio che non è Tizio,
il primo ride se ha fatto un guaio,
l’altro si inguaia però per vizio.

Conosco il guaio che ha fatto tizio,
sarà per vizio che ricompaio,
ma mi volevo toglier lo sfizio
e ora saluto, torno a gennaio!

Il san bernardo

Il san Bernardo è un cane bugiardo?
«Dov’è la caraffa?» «Ce l’ha la giraffa!»
«Dov’è la tazzina?» «Ce l’ha la gallina!»
«Dov’è la fiaschetta?» «Ce l’ha mamma orsetta!»
«Ok, ma... il fiaschetto?» «Ma è qui, sul mio petto!»
Dovunque si è perso ritrova il disperso,
lo scalda il liquore che porta sul cuore! 

martedì 30 luglio 2013

A giocare coi numeri


Quattro e qua trotto! Dice il fantino,
Otto e otto se-dici e dici pochino,
se dici tanto dipende dai gusti,
otto son rami, gli altri son fusti!

Conosco tredici donne di Trento
me le contavo per divertimento,
quando arrivavo però a una trentina,
mi rimaneva una sola donnina.

Conosco un numero da dieci a cento,
lo riconosco che soffia nel vento,
soffia nel vento e son centomila 
eppure è sempre lo stesso di prima.


lunedì 29 luglio 2013

Da spalla a spalla

Una mio caro amico mi ha offerto una spalla, ma io non avevo neanche un po’ fame così mi ci sono appoggiato. Per farlo, mi sono improvvisato pappagallo, non tanto nel senso di un mangiatore di gallo, quanto in quello di mangime per il gallo stesso: mi sono trasformato in becchime, cioè in granaglia. E si noti, al proposito, che non era un’aglia piccolina, ma una proprio una gran-aglia.
Sull’altra spalla del mio amico, che offriva spalle a più non posso neanche avesse lavorato in un teatro, ci stava una mia amica. Per salirci, si improvvisò pappagalla. Ma questo, nel solo caso in cui la pappa venisse a galla. Se fosse rimasta invece sotto il ciglio dell’acqua, si sarebbe improvvisata mascara. Non un mascara qualsiasi e forse neanche un qualsiasi mascara. Ma un mascara con un mistero, un mascara in maschera. Un mascara mascherato da maschera, con tanto di mastice, in groppa ad un astice, con tanto di presenza della città di Asti: Asti c’è!
Volgendo al termine la digressione sugli abitanti fortuiti della spalla del mio amico, non vorrei che commettessimo l’inesattezza di dimenticare che non si trattava solo di un amico, ma di un amico caro. Caro! Direte voi. Dipende dal valore. Ma come si fa a dare il valore a un amico? Bisognerebbe trovare un tesoro e fare il conto, oppure chiudere l’amico nel baule sotterrato al termine dell’arcobaleno, quindi aprirlo e contare l’amico. Si domanda però: qual è il termine dell’arcobaleno? E dove vanno le frecce che in un baleno l’arco scocca? Hanno infiniti colori o soltanto quelli che potremmo contare in mille milioni di anni?
E su questa domanda risposi alla mia domanda: il valore di un amico, per quel che so io, è mille milioni di anni. Un tempo che non basta a separare davvero, né a dimenticare. Un tempo che basta a seminare e più volte a raccogliere. Ho così raccolto un fiore e lo regalo a chiunque, perché chiunque è un amico, chiunque voglia imparare ad accettare il mio fiore.

mercoledì 24 luglio 2013

Il cemento amato

C’era una volta un presidente: gli presi un dente e mi prese per deficiente. Un deficiente mi prese per lui e mi strinse la mano. La mano mi prese i capelli ma poi allentò la presa. Per allentarla usò un cacciavite. Per cacciarla, usò un fucile. Per fucile, usò un fagiolo e per fagiolo, usò un fiore colto di lì a poco: un fiore che stava per diventare intelligentissimo.
La presa, tuttavia, era di posizione. La posizione, tuttavia, era andata a fare in giro. Ne derivò una presa in giro che turbò molto il presidente. Il presidente si rifugiò in macchina, la macchina si rifugiò in garage e il garage si rifugiò in un seminterrato, con tanto che era di cemento armato.
Si domanda: chi ha armato il cemento? Ce n’era davvero bisogno? Un bisogno è un sogno doppio? Un doppio è un tipo di droga? La droga la ha quel tipo in doppiopetto?
Tutte domande importanti, ma a colpire il presidente fu quella del cemento armato. Gli dispiaceva disarmarlo, in fondo gli era affezionato... "In effetti chi si fiderebbe" pensava "a costruire un garage in cemento disarmato?"
Fortunatamente, insieme alla giustizia prevalse l’amore e, appena disarmato, il cemento divenne uno spettacolare CEMENTO AMATO!
Il cemento amato era tanto diverso da quello grigio: era azzurro! Tanto diverso da quello brutto: era bello! Tanto diverso da quello tetro: era allegro! Brillava sorridente. Sul suo naso, al bisogno, crescevano dei fiori freschi e sui suoi fiori, al bisogno, crescevano profumi melodiosi. E – ci credereste? – c’era sempre bisogno di entrambi! 

sabato 20 luglio 2013

Una nota di dolcezza

Ho cantato l’infinito,
era dolce come il vento,
l’ho cantato in una nota,
fu una cosa di un momento.

Ho rincorso l’infinito,
lo cercai domani e ieri,
lo cercai in duemila note,
lo cercai nei miei pensieri.

E sapeste che stupore,
dopo averne viste tante,
ritrovarlo che rideva
nel presente di ogni istante.


giovedì 18 luglio 2013

Giusto un saluto

Caduto per caso,
mi è un bacio sul naso,
che sa di frittata
se il naso è a patata,

che sa di carota
se prende una gota,
che sa di abbondanza
se il naso è una danza...

così scivolando,
tra casa e mattino,
ti arriva volando 
l’amico bacino! 

martedì 16 luglio 2013

La ruota di scorza

Ho montato una ruota di scorza,
ne volevo una più contenuta,
sulla scorza la ruota si smorza,
gira senza che l'abbia vissuta.

Contenuta con dei contenuti
è anche bella da mettere in mostra,
guardi intorno e poi fiero saluti, 
mentre fai il tuo bel giro di giostra. 

lunedì 15 luglio 2013

S’i fosse fioco

S’i fosse fioco non sarei un Giongo,
s’i fosse vento mi rinfrescherei,
s’i fosse in acqua mi rallegrerei,
s’i fosse idiota resterei a fondo.
  
Si fossi un orto sarei molto colto,
s’i fosse vino ci farei un sorso,
s’i fosse errore non sarei rimorso,
s’i fosse in fuga mostrerei il mio volto.

S’i fosse un fosso direi molla l’osso,
al cane grosso, che mi abbia scelto,
s’i fosse lento sarei poco svelto,
ma correrei comunque più che posso. 




Questa la dedichiamo a Cecco Angiolieri, un tale un tantino di malumore, con l'augurio che la vita dopo la morte gli abbia portato consiglio. 

domenica 14 luglio 2013

Il molle naso - Lezione II

C’è un naso molle che fa le bolle,
ma vuole il caso che il folle naso,
mescoli in folle l’acqua che bolle,
mescoli in prima l’acqua di prima,
mescoli in terza l’acqua che è persa
e se in seconda picchia una sponda,
sempre si scusa, mai che risponda,  
sempre risponde fra tante onde 
che fa la folla di bolle bionde. 

venerdì 12 luglio 2013

Ben detto!

“Soli si nasce, soli si muore”
diceva un detto di malumore.
"Chi nasce sole diventa stella",
mi pare cosa un poco più bella.

Chi nasce stella diventa cielo,
chi nasce falso diventa vero,
chi nasce zitto inizia a parlare
e un po’ per volta pure a ascoltare.

Chi nasce solo, poi, non esiste,
ma chi lo crede si sente triste,
vedrà domani il suo firmamento,
quando alza gli occhi dal pavimento.

venerdì 5 luglio 2013

La scelta


Questa crisi è un tormentone,
ci ho rimesso la pensione!
Questa crisi è un bel problema,
si potrà cambiare schema?

Questa crisi è un cupo dramma,
però chi è che la programma
e da comode poltrone
toglie il pane alle persone?

Se una multinazionale
di nascosto opera il male,
vuoi toccare il suo diritto
di operare per profitto?

Vuoi toccar la BCE,
che è qui ed opera per te,
con la pronta soluzione
per calmare l’inflazione

che con cura ha generato
per strapparti casa e prato?
Questa crisi nasce – forse –
per strapparci le risorse

e i diritti conquistati
da parenti ed antenati?
O per imporre un modello
che non ha nulla di bello,

con la gente rassegnata
tutta quanta numerata?
Se è così, direi, perciò,
che la mia risposta è NO!

Prima di cambiar pianeta,
ci stampiamo la moneta
(mica troppa: quanto basta,
‘ché non manchi mai la pasta!).

Con il cibo al silicone
mi rifaccio il copertone
e coltivo nella terra,
frutta sana, buona e bella,

Voglio cieli azzurri e belli
dove volino gli uccelli,
senza spazio per le scie
e le loro malattie.

Ma la cura, la migliore,
quella per guarire il cuore,
è di non aver paura
di iniziare noi la cura.

Lo possiamo fare insieme,
basterà volersi bene,
tra di noi ma anche a noi stessi,
senza drammi o strani eccessi.

Nel mio cuore c’è la terra
da salvare da una guerra,
nella terra c’è il mio nome,
mio e di tutte le persone

che le danno la speranza,
costruendo l’abbondanza,
non di oggetti e distrazioni,
ma coraggio e decisioni!

E non si può fare senza
la più gran benevolenza,
ma la cerco e son sicuro: 
questo cambierà il futuro! 

giovedì 4 luglio 2013

Un piccolo fiore


Voglio sfatare la falsa credenza,
che chi dà il cuore rimane senza.
Conosco invece un gioco diverso:
quanto si dona non viene mai perso,

ma si moltiplica, cambia colore
e così scopri il suo vero valore!
Certo, all’inizio fa un po’ paura,
però vuoi mettere quale avventura...

che è meno attenta alla sicurezza,
ma ci guadagna tutto in dolcezza!
Che è meno attenta ad avere qualcosa,
ma in fondo agli occhi scopre una rosa.

Mille e una rosa ed ecco il tuo cuore,
non l’hai perduto, ma ora quel fiore,
è diventato il più dolce tra i frutti 
e la tua vita è una gioia per tutti. 

mercoledì 3 luglio 2013

La rima baciata

Ho baciato la mia rima,
lo potevo fare prima,
alternandola, che so,
con il pongo o col didò.

Col didò l’ho poi alternata,
ci ho spalmato una frittata,
ci ho spalmato su anche Mario,
per un viaggio planetario,

che si svolge su una rima,
che su un monte fa da cima,
sopra un albero pallina,
di un Natale da vetrina.

La vetrina l’ho spalmata
sopra Mario e la frittata,
con l’aggiunta di caffè
non chiedetemi perché,

ma chiedetemi percome,
senza nome né cognome,
mi sia tanto innamorato
della rima che ho baciato!

lunedì 1 luglio 2013

La dolce fatica

Alla mia amica un po’ affaticata,
voglio donare una brezza dorata,

solo una brezza, non una chiave,
ma perlomeno una brezza soave,

un venticello che passa tra i piedi,
che tiene fresco se hai caldo e ti siedi,

porta un sorriso sopra la testa,
che si può dare alla gente se è mesta;

questo non toglierà la fatica,
però la rende un pochino più amica!

sabato 29 giugno 2013

Filastrocca del buon vicinato


Filastrocca del buon vicinato,
sono arrivato e son fortunato
e per chi dice “sì ma anche no!”,
una ragione me ne farò!

Filastrocca piuttosto cordiale,
“scusi, le pare, ho finito il sale...”
“Si serva pure: to’ una posata
e lo raccolga dalla frittata!”

Filastrocca del ben-trovato,
quindi del bene avevo cercato,
chi cerca trova e bene così,
mi viene voglia di dire di sì!

E così vi presterò:
la canotta e il palettò,
le mie pere dell’altr’anno,
il mio trono o anche uno scranno,

un servizio o due da tè,
le patate col purè,
e per giunta un caldo invito
a sposare un buon partito

(non politico però,
o col sal mi strozzerò)
un partito che sia giunto,
“Vuole il sale?” “Bravo, appunto!”

Giunto infine sono anch’io,
con un detersivo bio,
vi saluto e alzo il cappello,
non mi bagno se ho l’ombrello,

se l’ombrello non ce l’ho,
c’era il sole per cui boh!
Quando canto non sto muto,
ma vi abbraccio e vi saluto,

non sto muto quando canto,
vi saluto molto e tanto
e se poi finite il sale...
ve ne tengo di speciale!


giovedì 27 giugno 2013

Le solide risate

C’è un signore a Vimercate,
che fa solide risate.
Non son “solite” per niente,
e fan bene a tanta gente!

Non ti sembran troppo dure?
No no no, sono mature! 
Non saranno troppo molli?
Ma vuoi far ridere i polli? 

E ridevano anche i polli,
di allegrezza mai satolli,
con le genti fortunate,
che ho incontrato a Vimercate.

Qualcuno ha visto Lavarone?

«Dov’è Lavarone?»
«In montagna!»
«Non lo vedo!»
«E a provare in pianura?»
«Vedo comunque piano, mentre io cercavo un forte.»
«Un pianoforte?»
«Ma no, un forte in piano, mica che mi si sbilanci per un nonnulla e mi sporchi la giacca.»
E il nonnulla, che era il nonno del nulla, anziché sbilanciare il forte, arrivò lì e non fece nulla. Dunque non fece suo nipote, che era già fatto. Ma se era già fatto, qualcuno aveva fatto nulla mentre lui non aveva fatto nulla, ma fa niente, che è un altro parente. Non un parente no, ma un parente-sì, dunque una parentesi tra capo e collo, o tra Paco e Pollon, o da capo al collo, o da Carpi al colon – in questo caso, tutto cambia a seconda di dove si trovasse il colon.
E il colon si trovava a Lavarone, che era in montagna.
«Era, ma adesso dov’è?»
«A vederlo...»
Chi ha visto Lavarone è dunque pregato di mandarci un’email e presentarsi alla cassa con un casco di confetti, che per l’occasione verranno sbucciati come banane e indossati come farebbe un vero motociclista. 

martedì 25 giugno 2013

La congiunzione astrale


Le tue stelle sono occhi,
i tuoi occhi sono stelle,
come un mare che trabocchi
li ho trovati sulla pelle

e li ho colti come fiori,
come danza l’universo,
un torrente di colori,
in cui nulla va mai perso.

E una stella mi ha svelato
la grammatica speciale,
che quest’oggi ho ritrovato,
nella “congiunzione astrale”.

E se questa congiunzione
non è che una mini “e”,
c’e n’è una su un milione,
perché è quella tra me e te.




Dedicato a tutte le persone del mondo, insieme. 

domenica 23 giugno 2013

Il microcip

Mi diceva un bel bambino:
“Nel Pc c’è un uccellino!
È minuscolo, però,
io che verso fa lo so:

ben più piccolo di un “cip”,
il suo verso è... “microcip!”
E non so se fa lo stesso,
però questo gli è successo:

liberandosi da solo,
l’uccellino ha preso il volo,
dentro un cielo grande e bello
divenuto è un vero uccello

Il suo canto, pur piccino,
dona gioia al mio bambino
e lo so, non va il pc,
...ma a me va bene così!





Dedicato a tutti i transumanisti, ringraziandoli dell’interessamento e ribadendo che il genere umano a noi piace così!

L'amore

Tenevo sulla spalla
la bella palla gialla,
divenne un pesce palla
e poi una farfalla,

un pesce tutto d'oro,
che mi disse a gran voce,
il vero re nell'uomo,
non teme più la croce.

La croce è un sacrificio
di amore che si eterna,
più forte del dolore,
l'amore lo governa.

L'amore si fa gioia
e al mondo convinzione
che batte un cuore solo,
per tutte le persone.


venerdì 21 giugno 2013

Il sorriso aquilone


Ho incontrato un aquilone
tutto vivo di passione,
tutto azzurro e tutto giallo,
coi colori del cristallo.

Se ne stava fermo e zitto,
con il naso sul soffitto,
ma incontrando un vento amico,
tutto il cielo ha risalito!

È volato in groppa al sole
e tra mille capriole,
teso forte ha tutto il viso:
l’aquilone è il mio sorriso!



Dedicata alla meravigliosa Paola, vento amico del mio cuore. 

martedì 18 giugno 2013

I venti di Venere


Giovedì venti cosa diventi?
Diventi Giove giovedì venti!
E con i fulmini e tante saette,
brillano in cielo le cose non dette.

Diventi Venere venerdì venti,
venti di Venere filan tra i denti,
filano i tempi e ve n’è venti ere,
diventi Venere in frasi sincere.

Diventi Venere dea dell’amore,
Giove diventi, dio di splendore,
così in bellezza e sincerità
brilla nel cuore la verità.

mercoledì 12 giugno 2013

La mia mucca

La mia mucca ha nome Carla,
se muggisce non ti parla,
se ti parla non muggisce
e ha la gobba fatta a strisce.

Il mio amico ha nome Carlo
e, per non affaticarlo,
lo conduco sulle strisce
evitando rospi e bisce.

Ma le strisce son di Carla,
la sua gobba è straordinaria,
forse sono io il mio amico
e però non te lo dico.

Non ti dico poi le bisce:
tra le tante mucche lisce
han trovato proprio Carla
che gli ha dato l’orticaria.

L’orticaria l’hanno presa
e risposta nel cassetto,
chi muggisce e intanto parla,
ti dirà: “come non detto!”

O magari “non muggito”
e per chi non l’ha capito,
la mia mucca è così buona
che se canta neanche stona!




Dedicata ovviamente a Carletto, la splendida mucca di Gianni Rodari, che ci guida da sempre in un mondo brillante di sogni e magie. 

Il presente

Mi diceva mio fratello
che ha imparato ad un appello,
che il contrario di “presente”,
è qualsiasi cosa assente.

E così – per deduzione –
il futuro è un’invenzione,
che funzionerà ben poco,
se oggi non la metto in moto.

Il passato è quel che è stato,
esperienza ci ha donato,
ma a sostare nei ricordi,
si diventa ciechi e sordi.

E guardando bene intorno,
ho scoperto che oggi è un giorno
dove se solo si osa
si può far qualunque cosa. 

mercoledì 5 giugno 2013

Una domanda pertinente

Un giorno una bambina
(giuro, non ero io)
ha chiesto alla sua mamma
se è ancora vivo Dio.

Rispondo alla bambina,
con queste due domande:
hai visto quante stelle?
E il cielo, quanto è grande?

Qualunque cosa viva,
sia brutta oppure bella,
è Dio che ride forte,
dal centro di una stella.

E tutte queste stelle,
- un miliardo più uno - 
non riempion solo il cielo,
ma il cuore di ciascuno.

lunedì 3 giugno 2013

Il ghiro Gori

Conosco un ghiro
di nome Gori,
che fa la gara,
con un gran guru.

Codesto guru,
suona il tamburu,
ma il tamburù
suona di più.

Così che il ghiro
- di più non so -
un tamburù
si procurò.

giovedì 30 maggio 2013

Ghirigori

I cervelli di Vercelli,
sono bravi buoni e belli,
e si varano a Novara
dove l’acqua è fresca e chiara,
per calare poi a Racale,
dove è sempre carnevale.

Ero in Veneto e tenevo,
un paté del medioevo
che qualcuno porta a Prato,
per vederlo rosolato:
non si rosola a Solaro,
finché non ci ho visto chiaro!

mercoledì 29 maggio 2013

Un reame così

Camminavo così dritto
che confusi col soffitto
un bicchiere di geranio,
un gomitolo di uranio,

una corsa, due gemelle,
sei risate a crepapelle.
Sei risate? No, Roberto,  
il padrone del deserto,

un deserto che è un reame
dove non c’è sete e fame,
ma di fiori è rifiorito
e la terra ha rivestito.

domenica 26 maggio 2013

La pre-diletta

Sulle labbra di Diletta,
ci ho appoggiato una polpetta,
però lei non l'ha mangiata
(preferiva la frittata).

La frittata ho preparato,
ma l'ho fatta col gelato,
così buono che Diletta,
mi ha poi chiesto la ricetta!

lunedì 20 maggio 2013

Guerriglia domestica


Se te ne dico quattro
me ne rispondi otto,
sollevo un cucchiaino,
tu mi lanci il risotto.

Ti tiro uno schiaffetto,
eccoti col bastone,
io prendo un battipanni,
tu carichi un cannone.

E allora sai che faccio,
caro il mio peperino?
Procederò al disarmo
donandoti un bacino!

I vati di apruglio


I vati erano molto colti. Erano colti vati. Coltivati a maggese anche se era giugno, i vati vennero tuttavia colti solo in apruglio, un mese che si ottiene mettendo luglio su un foglio col bene che ti voglio, aprendolo bene, giacché aprendolo male si otterrebbe il mese di chiudiglielo che tanto vale, infine cogliendo dei frutti particolari che crescono solo in questo mese, le aprugne, che non sono ovviamente prugne e, per quel che né so io, potrebbero non essere qualunque altra cosa. Necessario alla maturazione di questi frutti ignoti, è un bel clima soleggiato e infatti, nel mese di apruglio, c’è un sole allegro finché non si irrita, allora c’è un sole irritato, ma comunque c’è il sole e dunque i frutti maturano. Il mese di apruglio è ovviamente abitato, come tutti gli altri mesi, a seconda del luogo in cui ci si trova. L’ultima volta, per dire, ci incontrai un tizio che masticava bene il francese. Ne discese che una barzelletta con un inglese, un francese e un italiano prese velocemente toni drammatici non solo per il francese (che odiava essere ben masticato), ma anche per gli altri che venivano masticati male.
Fortunatamente, quel signore fu colto da un attacco di distrazione. In apruglio, anziché gli attacchi della corrente, si incontravano sovente degli attacchi di distrazione. Chi l’aveva finita, ci attaccava la spina e da lì in poi si distraeva tantissimo. Chi aveva finito la spina, anziché bersi una birra si cercava una rosa e se la rosa era senza spine, intuiva che ci fosse un inganno e diveniva sospettoso. Faceva bene: immaginatevi di essere lì tranquilli, magari pregustando di masticare, nel bene o nel male, un francese o un tedesco, e che un attacco di distrazione, che dovrebbe essere lì per servizio, si animi invece improvvisamente e decida di cogliervi. Dico: mi avete preso per un fiore?
La situazione poi si sarebbe certamente con-fusa ulteriormente, come sobillava un gatto che con-fusa e miagolii otteneva grandi risultati, ad esempio delle equazioni differenziali, o di altre differenti o di altre ancora, invece, indifferenti, che sono così irritanti che nessuno le calcola più da tempo. “Perché nessuno ci calcola?” piangono le poverette. Amiche mie, provate a cambiare atteggiamento!
Si diceva, in ogni caso, che le vicende di questo soleggiato apruglio non si confusero ulteriormente perché i vati maturarono improvvisamente e, se già prima erano colti, immaginatevi adesso che erano anche maturi! Tanta saggezza non poté tuttavia obliare il fatto che i vati, appena colti, furono colti da un pensiero ricorrente. Questo pensiero ricorrente, per stare nel presente, divenne il loro pensiero corrente: corrente che finì negli attacchi di distrazione al posto della distrazione, mandando il tilt il sistema. Per un errore di trascrizione il tilt del sistema divenne poi un kilt, e non vi dico cosa accadde quando, poco dopo, ci fu un colpo di vento. Ma vento o non vento, il sistema era compromesso e quindi si dovette sposare. Non sapendo chi dovesse sposare, si andò ai voti e almeno tre persone, di diverse nazionalità, indicarono il terribile masticatore aprugnano. Così il masticatore, perso nelle gioie del matrimonio, non masticò più nessuno per lungo tempo, neppure i vati che pure erano colti e maturi. Per festeggiare si mangiarono invece delle aprugne, il cui sapore vi suggerisco di immaginare non come un ananas e neanche come un biscotto.
Tutto questo accadeva nel soleggiato apruglio di un anno che non era l’uno, non il 19, ma fu confermato alla prova del nove.

martedì 14 maggio 2013

Tutto iniziò con un disco-orsetto...


Ho ascoltato un discorsetto,
ma era un disco su un orsetto.
Un orsetto sopra un disco
ha il sapore di asterisco.

L’asterisco è prelibato,
e ha sapore di cognato,
ha sapore di sorella,
retrogusto: caramella.

Caramella sopra un disco,
Tarantella? Preferisco!
Rivoltella? Riverisco
...o piuttosto me ne infischio!

Non conosco la paura,
se ci hai messo la sicura,
la "sicura" è zia Rosina:
è sicura se è in cantina

(cascherina quale era,
perde sempre la dentiera,
ma in cantina – e qui lo spasso –
non può più andare più in basso).

Così su un’arma da fuoco,
– dimmi se ti sembra un gioco –
ci hai piazzato zia Rosina
che versava in Palestina.

Così su un’arma da acqua,
Zia Rosina ci si sciacqua,
beve, però sta a digiuno,
salutando un orso bruno.

E se bruno era l’orsetto,
era quello del dischetto,
che ha girato col pretesto
di creare questo testo.

venerdì 10 maggio 2013

La cicogna

Conoscevo una cicogna,
del ducato di Borgogna,
passeggiava per la Francia,
controllandoti la pancia.

Quando le sembrava bella,
ci posava su una stella,
che cresceva in un momento
come tutto il firmamento,

che cresceva in un secondo,
quanto il sole che è nel mondo,
un secondo e trentatré
e ecco il cuore di un bebè! 

mercoledì 8 maggio 2013

Una nota-comune


Conoscevo una cicogna
abitante di Bologna.

Il suo amico è il pellicano,
ubicato su Milano

e saluta un cardellino
del comune di Torino.

Li ha invitato un colibrì
delle parti di Forlì,

in vacanza da un pavone,
che ha una casa giù a Riccione

su una fune vista mare,
da cui si può cinguettare,

dove ognuno porterà
note della sua città!

martedì 7 maggio 2013

Il cacciavite


C’è un tale un po’ svitato,
d’impulso l’ho avvitato
e senza alcuna lite! 
...quel tale era una vite!

Io non mi chiamo Mario,
però sono bonario,
non caccio né animali,
né tipi inospitali

però se uno si allenta,
con un’azione attenta,
lo aiuto, che ne dite?
Io sono il cacciavite! 

Il contrario di contrario


Il contrario di contrario
è diritto senza orario,
è dovere senza pere,
è dell’aria in un bicchiere.

Il diritto di diritto
è di appendersi al soffitto,
sottomano poi cadere,
ritrovando in quel bicchiere,

un po’ d’aria profumata,
una rosa prelibata
e un mistero di cristallo,
tutto blu però anche giallo!

domenica 5 maggio 2013

Il can che dorme


Il can che dorme,
dice il proverbio,
non lo svegliare
o nasce un diverbio,

non lo svegliare
o c’è una baruffa
e se lo svegli
ti azzanna e ti acciuffa.

Ma un cane sveglio,
io dico, lo affronti.
Dice qualcosa?
Tu gli rispondi.

E una baruffa,
qui lo sentenzio,
vale due volte
una vita in silenzio.


La moneta del futuro


La moneta del futuro,
filerà come un siluro,
sarà d’oro o di cartone,
servirà per cose buone.

La moneta di domani,
sarà al soldo degli umani,
certo non servirà più
a tenerli in schiavitù.

La moneta che vogliamo
è di un popolo sovrano,
che ne ha piena proprietà
e non banche o società.

La moneta è solo un mezzo,
e, io credo, un intermezzo
verso il mondo da creare,
in cui diverrà “donare”.



venerdì 3 maggio 2013

Una storia dietetica


Avevo in mente una storia golosa, 
da digerire con la gazzosa, 

grande appetito, pronta la storia, 
ma mi è scappata via la cicoria. 

Mi avesse almeno lasciato una dote, 
ma si è portata via le carote...

Ecco, ci sono, grande trovata! 
...ma mi è scappata via la patata! 

Avessi almeno fermato l’oliva,
ma l'ho trovata già che partiva.

Questa è la storia e, giusta o sbagliata,
non potrò farmi più l’insalata!

giovedì 2 maggio 2013

Le dita di Anita

La mia dolce e bella Anita,
si contava quattro dita,

alla quinta andava piano
e passava all’altra mano.

Ma la mano era di poker
e così ha pescato un joker,

lo ha pescato con la lenza,
non poteva farlo senza: 

ogni dito era impegnato
a venir da lei contato! 


mercoledì 1 maggio 2013

Il topo di topazio


C’era un topo di topazio,
l’ho lanciato nello spazio,

ce n’è un altro in bachelite,
che si guarda le partite.

Uno infine di gerani,
che si siede sui divani.

Tutti e tre ci siamo chiesti: 
"Dallo spazio, che pretesti

si useran per far tornare
il topazio interstellare?"

Non si è vista una risposta,
ma lanciata una proposta

di formaggio boreale
che il topazio ama mangiare!

E agguantandolo di fretta,
è atterrato su una vetta:

non trasmettono partite
(finalmente son finite!)

ma si ride ridanciani,
su un divano di gerani! 

martedì 30 aprile 2013

Niente MA!


Si diceva, ma non ricordo bene chi, che l’umanità intera potrebbe stare meglio nell’arco di una sera. Per sicurezza io proporrei un giorno intero e, tanto per andare sul sicuro, un giorno pieno di sole!
Si comincia così: al 3, un sorriso per me, uno per te e uno per gli altri 73.
Esercizio 2: acciuffare un passante per la mano – o molti, se si hanno tante mani disponibili) – e, prima che passi, fare insieme il giro della Terra, guardandola prima da sotto e poi da sopra, finché lo stupore non vi impedisca di atterrare.
Esercizio 3: colorare tutte le facce grigie con le tempere (per sicurezza farlo in cucina, dove, se si sporca, si pulisce prima). 
Esercizio 4: consolare Rosina che piange, comprandole una maglia con le frange. Se non funzionasse, abbracciarla forte. Se non funzionasse, prenderle la mano e aspettare insieme che le passi.
Esercizio 5:  ripetere i primi 4 esercizi con una persona antipatica, e controllare se rimane antipatica o se magari non le scappi da ridere. Questo potrebbe succedere in più casi, ma il più veloce è individuare i baffi e disegnarci sotto la risata con le tempere, con l’abbraccio o con un’idea a piacere.

A questo punto, in genere, incomincia a sgranchirsi una certa serie di MA. Avviene pressappoco così:
MA è anche vero che oggi non è una giornata facile, con tutti quei nuvoloni tra me e il buonumore.
MA Luca mi ha fatto lo sgambetto proprio ieri, e cadendo, lo giuro, mi sono ammaccato il naso (fortuna che la mamma me ne ha messo uno nuovo, mentre aggiustava il primo). 
MA la maglia con le frange era la mia, le tempere si consumano, ne avevo solo due e un’oca non è un bue.

Di questi MA non si sa molto, se non che al palato sanno di polistirolo, alla vista non ricordano i fiori e che c’è un segreto che vale per tutta l’UMANITA’.
E il segreto è che se i MA ce li togli, quello che resta è l’UNITA’.
Come una di quelle foto che vengono bene soltanto se sorridono tutti. O in cui, se ingrandisci le singole facce, ti accorgi che il sorriso di uno e quello di tutti, sono lo stesso. 

L'affrontiera


L'affrontiera è una linea immaginaria dove ci si trova quando si finisce per fare inavvertitamente un affronto a qualcuno. Una volta, proprio in quel punto lì, Luca disse a Giovanni che i suoi denti erano artificiali, e difatti una volta accesi illuminavano tutta la notte di luci splendenti. Ma Giovanni non gli lasciò terminare la frase, perché aveva in mente la dentiera di suo nonno e questo lo offese molto, perché lui aveva la sua che era molto più bella! Dunque lo prese come un affronto, poi prese l'affronto e lo appoggiò sull'affrontiera, prese l'affrontiera e se la appoggiò in tasca, prese la tasca e se la appoggiò in mano, aprì la mano e ci trovò una linea, che non era immaginaria e che non era un affronto per qualcuno, ma magari qualcuno da affrontare, o qualcosa. Ad esempio la paura degli affronti. E l'affrontò.

Un piccolo amico


Ecco fatto, un angioletto
si è posato sul tuo letto.

Le sue ali sono gialle,
sono voli di farfalle,

le sue ali sono verdi,
e a guardarle ti ci perdi,

le sue ali son violette
ma non son mica perfette,

proprio questo le fa belle,
tra la luce delle stelle.