Conoscevo un importante
uomo di lettere: una C che guardava il cielo gli faceva da sorriso. Una A bella
piazzava faceva da busto e gambe. Camminava piano e, per aiutarsi, forse gli ci sarebbe voluta una "f" ma, poiché il signore aveva il pallino dei bastoni, preferiva usare usare una piccola i, stringendo per giunta il pallino a mo' di pomello.
L’uomo fumava una pipa che era, ovviamente, una P, mentre un’altra bella P gli faceva da berretto, riparandogli il capo dal sole nelle più calde giornate di luglio.
L’uomo fumava una pipa che era, ovviamente, una P, mentre un’altra bella P gli faceva da berretto, riparandogli il capo dal sole nelle più calde giornate di luglio.
Sapete cosa rese questo
signore l'uomo più felice della terra? Nel mezzo dell'afa estiva, decise di
tuffarsi in un enorme dizionario italiano, dove ritrovò tutti, ma proprio tutti
i suoi cari: i parenti, gli amici, gli avi e i discendenti e scoprì che, in
qualche modo, tutti quanti erano uomini e donne di lettere!
il signor Osvaldo, ad
esempio, era così contrariato che come bocca aveva una z. Un operaio a poche
pagine di distanza, anziché la f o la i, usava come bastone una enorme V che gli
sarebbe venuta buona come trivella, caso mai ci fosse stato da rompere l’asfalto.
L’imponente O del naso
della signora Peppina l’aveva resa celebre fin dalle elementari e, verso le
ultime pagine, si lesse persino del re Veceslao, seduto sul trono tanto a lungo
che il suo corpo diventò una h piccola piccola, che alla fine quasi tutti
dimenticarono.
Che stupore provò il
nostro signore, a vedere così chiaramente che ogni persona è una magnifica disposizione
di lettere; e corrono in mille forme, colori, caratteri, ma in fondo sono
sempre le stesse.
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