Avevo un amico, stava in collina
andava in discesa senza benzina,
a tracollina teneva i gioielli,
trenta li dava ai suoi 3 fratelli,
trenta e ritrenta, nel trentativo,
e diventato un tantino Giulivo,
che è nome proprio di lieta persona
e devo dire che proprio gli dona.
Cosa gli dona, non saprei dire,
ma ve lo dono per mille lire,
lire che suonano, arpe e chitarre,
suonano forte da dietro le sbarre.
Tutte le sbarre son fiori del prato
chi soffia forte è allegro e beato,
con un accento sarà un bea-tò
che dà a Beatrice un bel palettò.
Mi palettò proprio un vigile urbano
perché gli facevo ciao con la mano,
con Manu ciao mi son messo a cantare,
con un manubrio provo a guidare,
guida e riguida, trovo il tuo nome,
fila in colonna, con precisione,
con precisione leggo e decanto
decanto tanto che poi mi vanto,
canto per dieci, e dieci son tante
per diventare un bel decantante,
e se l’armadio è un poco speciale,
con due cant-ante è assai musicale.
Musica tanto che non gli passa
ed è caduto nella melassa:
ossia una mela grassa abbastanza
da non restare dentro una stanza.
In questa stanza, allora vi invito,
con chi è arrivato e neanche partito,
perché il partito che vuol fondare
è il mondo intero, il cielo e anche il mare.
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