Erika e Simone, fratelli per la pelle, del
tutto indifferenti alla pelle che li affratellava (ovviamente questo vale per
Simone: nel caso di Erika li assorellava), litigavano. Litigavano alla sera,
alla mattina e anche a mezzogiorno. Litigavano di sotto, di sopra e anche a
metà. Litigavano in tutte le lingue e in tutte le stagioni. Litigavano persino
per chi doveva iniziare a litigare:
“Oggi tocca prima a me!” sbottava Erika
con violenza, mentre la mamma ascoltava sospirando dalla finestra.
“Col cavolo!” gridava Simone, sostenendo
che, siccome Erika il cavolo non ce l’aveva, spettasse a lui iniziare a
litigare (stando a questo criterio, la mamma annotò che gli agricoltori
dovevano essere litigiosissimi).
Un giorno, tuttavia, la situazione cambiò
di colpo. Tutto accadde per un fattore inspiegabile: nessuno, difatti, avrebbe
saputo spiegarsi cosa ci facesse un fattore della fattoria lì in piedi, in
mezzo al giardino, a guardare con tanta dolcezza sia Simone che la
sorellina Erika.
Eppure era lì. Colpiti da uno sguardo così
buono e denso di interrogativi, i due fratellini smisero per un attimo di
accapigliarsi e si guardarono in silenzio, sentendo arrivare il magone.
Il magone, un mago sorridente di due metri
e trentuno, si sedette con la testa verso l’alto proprio di fianco al fattore e
la magia che fece dev’essere stata gigante, perché da quel momento in poi Erika
e Simone smisero di litigare.
Un mago suo amico, tempo dopo, gli chiese
se avesse brevettato l’incantesimo della pace che aveva usato per i due
fratellini.
Il magone proruppe con una bella risata e
rispose: “Amico mio, la pace è di per sé una magia, ma richiede di fermarsi per
qualche momento ad ascoltare il cuore. Erika e Simone non litigano più perché
si vogliono bene!”
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