domenica 3 febbraio 2013

La filastroppa


Filavo della stoppa,
mi uscì una filastroppa.
“Non sarà mica troppa?"
mi disse un'albicocca

“Io proprio non saprei”
continuò sempre lei.
Così ne feci meno,
e dal mio filastreno

staccai sette vagoni
(valevano milioni), 
ma ne valse la pena,
perché in capo alla schiena

mi uscì una filascotta
al gusto di ricotta.
Di colpo l’assaggiai...
Ci credi? mi scottai!

Pagai così lo scotto
di un piatto troppo cotto
che per restare saldo
si finse troppo caldo.

Però saldò anche il prezzo
di questo brutto vezzo
e tra duemila fusa
mi chiese filascusa!

sabato 2 febbraio 2013

La gucca


C’era una volta una mucca sana come un pesce. Un’altra volta c’era un pesce sano come una mucca, che però era malata. Non solo: il pesce come cui la mucca era sana, era un pesce gatto, e poiché il gatto si è mangiato il pesce, è rimasto solo un gatto, per quanto bello sazio.
Dunque abbiamo un pesce (gatto o topo, a piacere) malato come una mucca e una mucca sana come un gatto.
Ma così si rischia di fare confusione, è cioè:
una mucca più un gatto fa matto, o affamatto, cioè un matto affabile, o affamato, cioè un affabile del Mato Grosso, o comunque non proprio piccolo.
Gatto più mucca fa gucca, che quando guggisce fa: “Guuuuuuuuuuuu” e la si sente in Tanzania e in Perù.
In Tanzania però non ci sono le mucche, che sono rimaste a casa giacché malate, né gucche, rimaste a casa perché galate, né zucche, rimaste sotto lo zerbino per via di una zuccata che non era proprio zucchero. In compenso, il Perù è pieno di Zulù che si sono trasferiti (un bel problema, perché per trasguarire dovrebbero trascurarsi, ma il risultato è tutto l’opposto) su consiglio della mucca che se già stava male prima, capite voi quanto sarà stata a pensarci. Difatti non ci ha pensato, ma a volte le decisioni migliori si prendono proprio così.

martedì 29 gennaio 2013

Il naso di raso


Avevo un naso verde,
ma del color del raso,
se sbucan dei peletti,
io subito li raso.

Hai reso rosa il raso,
e dopo me l’hai reso,
così col naso rosa,
insù mi son proteso.

Ma tanto mi protesi,
che fu protesi all’anca,
di giorno ho i panni stesi
ne cerco uno che manca:

un panno color panna,
la forma di una pinna,
ci scrissi sopra a penna,
la firma di zia Anna.

Così ho un capo firmato,
tra fronte e cervelletto,
di raso come il naso,
però color confetto.

lunedì 28 gennaio 2013

Lo scaccianoci


C’era una volta uno schiaccianoci che, anziché schiacciare le noci, le scacciava. Un bel problema, perché dopo averle scacciate non poteva più schiacciarne neanche una, con grande fame, per conseguenza, dei pargoletti golosi di casa Andersen (così si chiamava la magione dove abitava lo scorbutico schiaccianoci).
La storia si complicò quando arrivò un caccianoci, che non era un cacciatore di noci, ma uno che infilava le noci in tutti gli angoli. Un passatempo alquanto nocivo, infatti si sa bene, e sa bene la brava massaia di casa Andersen, che gli angoli sono i più difficili da pulire.
Tornò quindi in scena il nostro eroe che, per quanto di indole un po’ dura, aveva simpatia per la povera signora di casa Andersen. Lo schiaccianoci, che ormai si poteva chiamare a pieno titolo scaccianoci, si portò balzellonando all’angolo della stanza con l’idea di scacciare una noce e lasciare il pavimento bello pulito. Scoprì però con sorpresa che, essendo stata messa all’angolo, la noce non riusciva a scappare.
A questo punto tirò un sospiro e decise una volta per tutte di ritornare a fare il suo mestiere, schiacciando non solo noci, ma anche noccioline, arachidi e a volte anche qualche dito dei golosi bambini di casa Andersen.

La minestra


Ho cucinato una minestra alla zucca, ma la zucca non la voleva, per cui è saltata dalla finestra atterrando sulla zucca di Adelmo, che ha in testa un elmo. Un elmo a forma di colle. Un elmo colle. Dal peso di quell’elmo, Adelmo stava “felmo”, che non è proprio “fermo”, ma è fermo per un elmo. Come un elmo concepisca la fermezza, non glielo si può chiedere, ma si può imparare appoggiandolo e standolo a guardare. Per ingannare la noia, si può sottoporle uno scioglilingua, ma non è detto che la noia ci caschi, come non è detto che la lingua si sciolga, come non è detto che l’elmo stia fermo, o felmo, o Adelmo passi oppure vada via. In particolare, Adelmo non è passato, non è andato via, non ha capito un cavolo ma con quel cavolo, anche se Adelmo non l'ha capito, si è arricchita la minestra dandole un saporino niente male, come ci conferma la zucca con un sorriso soddisfatto. 

Il clavicembalo


“La verità è che non sono per niente organizzato” disse il clavicembalo all’organo.
Ma l’organo era un polmone, anzi due (c’era il due per uno: due) e entrambi i polmoni, o tutto l’organo, gli risposero:
“Caro cembalo, per chiarirti le idee, dovresti diventare un claricembalo, ma un claricembalo molto pulito – noi polmoni (o io organo, a piacere) siamo molto precisi con l’igiene – e quindi un clarinetto.
Ma il clavicembalo non voleva diventare un clarinetto. Dopo lunga discussione, trovarono comunque un accordo: un re minore. Fortunatamente, il re accettò melodiosamente di essere minore: poiché gli era invisa la divisa, non avrebbe mai sopportato di essere maggiore, né generale, né specifico.
E in re minore (e profondamente pacifista), si intonò una magnifica strofa:
primo esecutore: il clavicembalo.
Secondo esecutore: l’organo.
Ma poiché l’organo era un polmone, anzi due, si intonò un canto a pieni polmoni, che faceva così:

Non sarò proprio perfetto,
e non sono clarinetto,
se son disorganizzato,
prenderò il sole sul prato
e il calor mi aiuterà,
trallallero trallallà.

Seguono applausi, strette di mano, il saluto commosso della mamma, gesti di solidarietà da tutti gli strumenti, ma proprio tutti, persino i cacciaviti e le pinze (questi ultimi, che suonano una musica diversa ma altrettanto nobile: quella del costruire).  

Il cormorano


Sulla strada x Cormano,
incontrai un cormorano,

proseguivo contromano
(se non altro andavo piano)

e il volatile mi disse:
"contromano cerchi risse

 o ti basta un incidente
 e il trapianto di un tuo dente?"

Gli risposi con un canto:
"se é già mio, cosa trapianto?

Io non cerco rissa alcuna,
ma quel dosso è più una duna,

io non cerco alcuna rissa,
però, lei, cos'è che fissa?"

È così che il cormorano
dalla strada per Cormano,

prese quella dello zoo
e si volatilizzò.