mercoledì 28 marzo 2012

l’ora dei salute


Volevo solo dirvi una cosa,
ma ve la dico alle nove e qualcosa.

Era una cosa che neanche so,
ma ve la dico alle nove e un po’.

Una cosina, mica un gran vanto,
però la dico alle nove e tanto. 

Quando la dico non ve la canto,
“Eccì!” “Salute!” “Grazie, altrettanto!”

invenzioni per le rime


Senza neanche accorgermi, stavo iniziando ad inventare la storia di un ricciolo di mare e di una scarpa di acqua dolce, due ragazzi che hanno tanto da dirsi e che probabilmente si incontreranno alla foce di un grande fiume d’argento.
Tuttavia mi sono accorto di colpo che troppo poche parole fanno rima con DOLCE.
Fortuna che, quando è successo, mi trovavo a passeggio coll’ingegner Dicapresto Unaparola, che me ne ha inventate su due piedi una bella decina! 
Ad esempio:

Per il prato com’è dolce
se a tagliarlo c’è una FOLCE. 
(una folce, infatti, di sicuro non taglia il grano, al limite gli da una bella pettinata)

Proseguendo nel bosco, mi ha poi parlato dell’OLCE, le cui corna sono di rara bellezza, ma solo di bellezza: infatti non vengono mai, dico mai, impegnate in un combattimento!
Quell’olce, tra l’altro, ha fatto amicizia con una tigre FEROLCE, che un pochino feroce lo è ancora, ma molto meno del solito.
Sopra di loro si intravede una VOLCE, una volpona così soave e vellutata che riesce persino a volare e la sua bella coda la usa come timone.
E ancora:
Tecnologia: nei grandi laboratori, per evitare che qualcuno possa farsi male, gli acidi più letali sono stati convertiti in ACIDOLCI.
Geopolitica: i FEUDOLCI sono quelle terre che i feudatari hanno regalato ai braccianti, e che sono diventate così fertili che ora si possono persino mangiare e sono buonissime.
Aggettivi: GELIDOLCE si può dire quando il freddo è incredibile, ma lo si sopporta volentieri per un motivo importante, come insegnare a Luchino a pattinare anche se siamo a meno 10, ma lui ci tiene così tanto e poi gliel’avevi promesso!
RITARDOLCI, che non sono dei ritardati affettuosi quanto piuttosto quei ritardi pieni di brividini, di cui gli innamorati a volte neanche si accorgono, impegnati come sono a sistemarsi i capelli intanto che attendono la loro bella. A dirla tutta, più che ai capelli dovrebbero stare attenti alla linea: ultimamente hanno preso un po’ di peso! Poco male, ecco inventata una FOLPA!
“E che cos’è?”
“Una felpa dolce, no?”
“ma Dicapresto, è tutto sbagliato! Forse intendevi una FOLCE?”
Un’altra? E va bene, ma attenti a non confonderla con quella da giardino.
Così ci siamo messi a terra a disegnare una FOLCE di stoffa azzurra e bianca, che serve ad assecondare anche le forme degli adulti più abbondanti e rivelarne l’infinita bellezza.
Siamo a 10?
“in punto!”
Allora al collaudo:

Un ricciolo di mare e una scarpa di acqua dolce,
si trovarono vicini proprio al centro di una folce.

“Come una FOLCE?”
"Sì sì, una foce dolce! Hai visto? Ne abbiamo inventata un’altra!"
“Ma non ci confonderemo?”
"Tutto lo fa pensare. Come continuiamo? Ah sì sì, così:"

Purtroppo si confusero per via di una locusta:
la folce in cui nuotavano, non era quella giusta!
Su una felpa di stoffa, se non altro bonaria,
si trovarono insieme, con la testa per aria.
Era un’aria cantata da una grassa cognata,
che vestiva la folpa senza sensi di colpa.
Data l’interruzione, che comunque fu dolce,
li guardò la signora, con lo sguardo ferolce.
Nel frattempo c’è un alce, che su un muro di calce
fa amicizia con l’olce, di colore agrodolce.

“O acidolce, per chi ama i sapori fortissimi!”
"Ok ok, ma ora la fine:"

Un consiglio dal cielo, gli arrivò dalla VOLCE,
che scoprì all’orizzonte, un gioso feudolce.
Tutti insieme ridendo fanno festa a palate,
per il giorno di sole e le rime inventate.


NOTA: le parole inventate sembravano 10 e invece forse sono 9, e questo perché l’ingegner Dicapresto è bravo con le lettere, mica con i numeri. Per rimediare, inventate subito la parola mancante e applicatela in un punto a piacere dello schermo. Volendo potete anche tenerla in tasca e lasciarla correre in volo appena fa un po’ di brezza. 

martedì 27 marzo 2012

a chiamarsi così


Avevo uno zio, si chiamava Così,
di umore stava così così,
diceva no ma più spesso sì
e ogni mattina intonava “buondì!”.

Aveva un collega dal nome Uguale,
dal portamento molto regale,
andava in moto senza un fanale,
vedeva il bene anche dove c’è il male.

Di cognome facevano entrambi "A Rossi" (erano romani) e, se li mettevi uno fila all'altro, erano Così Uguale A Rossi che il signor Rossi, che era già rosso per la vergogna e non si capisce perché, diventò tutto Gialli e cambiò paese.
Nel paese di fianco, conobbe un tipo che somigliava molto ai primi due, anzi era proprio uguale: Uguale Spiaccicato, per gli amici Spiaccicato Uguale.
Un simile cognome (o forse nome, come vi piace di più), che non voleva richiamare nulla più di un cordiale senso di somiglianza, si è rivelato nel tempo non esente da pericolose controindicazioni.
E infatti si sono appena spiaccicati:
il gelato per terra,
una banana nella cartella,
metà merenda dentro il gelato
e mezza cartella nel cioccolato (ce n’è un mare qui per terra, dove la cartella è appena caduta, e i bambini ci navigano come veri esperti).

In ogni caso, poteva andar peggio. Pensate solo se fosse stato Uguale Spiaccicato a Nonno Rinonno,
che aveva dieci, quindici e venti
denti da latte corrispondenti,
un naso girato a forma di mela
e canticchiava una tiritera.

Ma Spiaccicato Uguale sarebbe stato anche dopo un maestoso volo orizzontale senza uno straccio di ala o con un’ala di stracci, o anche stracciando un’ala, alando uno straccio, stralando un accio, acciando uno strale e via dicendo. 
Questo esempio in particolare lo turbò molto e lo convinse a cambiare il suo cognome (o il nome, è Uguale) in Caduto Impiedi, così da potersi cimentare in tutta tranquillità in qualunque sconsiderato esperimento aviatorio. 

lunedì 26 marzo 2012

qualche anno fa


Per intendere un anno che non è questo, ma neanche un altro (almeno tra quelli recenti), si dice a volte:
qualche anno fa.
Ma cosa fa? Vallo a sapere, qualcosa farà!
Ad esempio: un anno + due o tre anni fa qualche anno. Ma qualche anno che cosa fa? Siamo daccapo.
Qualche anno fa bel tempo, qualche anno piove.
Che in termini musicali, si potrebbe dire: qualche anno fa sol, qualche altro fa la si, con la complicazione che se fa la si, sicuramente non piove.
Tra l’altro, non è un po’ troppo piovere per un anno? È troppo certamente. E gli agricoltori non sarebbero neanche contenti di un anno di sole senza una goccia d’acqua. Rifacciamo.
Qualche anno fa simpatia, qualcun altro, anche.
Benissimo. E in questi anni che tempo fa? Quello che desidera, purché il ritmo non lo si perda.
Difatti, il tempo può essere ben intonato anche quando piove: la pioggia disseta la terra, le bagna i capelli e la rasserena quando magari era tutta sudata. D’estate la pioggia è un trionfo, per questo cade così forte. E quando il sole si è ben bene sgranchito e vuole tornare al suo posto, lo saluta riempiendo il cielo di soffici arcobaleni.
Dirò di più: questi arcobaleni, sono di panna montata. Non ci credete? Assaggiateli!

domenica 25 marzo 2012

il ristoriante


Giovedì due signori si presentarono al ristorante, il secondo ordinò un primo, il primo un secondo.
Il ristoratore prese il primo signore e lo accompagnò al tavolo del secondo, poi prese il secondo e fece per accompagnarlo al tavolo del primo che, per qualche strano incantesimo, era diventato lo stesso del secondo.
Non mangiarono nulla ma nacque una bella amicizia. Risero tutta la sera e si fermarono solo per ascoltare la pioggia di favole che cadeva dai muri, dagli stipiti delle porte e dai piatti vuoti.
Perché, dite? 
Per una svista erano approdati in un RISTORIANTE, dove tutte le fiabe del paese si incontrano per scambiarsi i personaggi, prendersi in giro o inventare qualche canzone. È in queste serate che nascono le favole nuove. Quei due tizi, ad esempio, erano i protagonisti e neanche se ne sono accorti! 

il macinatore di chilometri


Francesco era il figlio del panettiere, ma quando nella bottega del papà si annoiava, usciva con la sua bicicletta fiammante e macinava decine e decine di chilometri.
Una volta macinati, era un bel problema per gli altri che passassero, perché un chilometro macinato di certo non si percorre facilmente: bisogna saltellare prima su un pezzo, poi su un altro e non si sa mai bene se si riuscirà a trovare quello successivo e a che distanza. A volte si trovano a pochi centimetri, ma spesso Francesco ha macinato anche quelli, così che l’incertezza rimane e i contachilometri impazziscono.
Ma ci sono anche altri chilometri, che magari nessuno percorreva più da tanto e Francesco li ha macinati lo stesso con la sua bicicletta a pedali verdi.
Una volta o due, dato che non servivano più a nessuno, ha provato a portarli al suo papà che li ha usati al posto della farina. La mattina successiva si sono sfornati decine di panini dai colori più strani, tutti buonissimi, che hanno fatto viaggiare lontano anche quei vecchietti un po’ stanchi, che scendono le scale di casa soltanto a comprare lo zucchero e il pane per la merenda dei loro nipoti. 

i bambini volanti


Ieri è piovuto a dirotto, ma oggi il sole splende che è un piacere. I bambini non possono trattenersi dallo scappare in giardino a rincorrersi, e questo la mamma lo sa bene, ma raccomanda loro di non imbrattarsi di fango: “Quando una pozzanghera si avvicina minacciosa, saltatela, e se è troppo lunga, prendete piuttosto il volo prima di finirci dentro!”
Povera mamma! È così preoccupata all’idea di rimettersi a spazzare le scale che ha appena pulito, che mica si è accorta di aver svelato ai suoi bimbi che sono capaci di volare!
A capirlo non ci voleva molto:  i pensieri dei bimbi, soprattutto in giornate come questa, sono tanto leggeri che basta una brezza lieve per portarli dappertutto insieme ai loro piccoli proprietari. Fortuna che oggi non c’è vento, ma solo un sacco di sole!
Intanto, in giardino, Marco ha starnutito guardando un bruco e si è ritrovato sospeso a un metro e mezzo da terra! Sarà stato lo starnuto?
“Ma certo che no, stupido, sono stata io!” lo prende in giro Luisina, che lo ha appena sollevato dall’elastico del pantaloni. Maurizio nuota a rana tra le fronde del ciliegio, pensando se staccare un rametto e portarlo alla mamma non rischierà di far troppo male all’albero. E proprio mentre si prepara a chiederglielo, ripassando a mente la lingua degli alberi, Rossella lo agguanta per un piede e quasi lo fa cadere nella pozzanghera! Che rischio, ragazzi!
“Ma come, sai volare anche tu?” le chiede Maurizio (Rossella è la figlia dei vicini, ma in giardino giocano tutti insieme).
Ovviamente! Quando il papà le ha tolto le rotelle dalla bicicletta le ha detto che ora può anche volare, e lei non se l’è fatto ripetere! Per la gioia si è dimenticata la bicicletta, e ora nuota in cielo da sola senza neanche i braccioli.
Il piccolo Gigi, invece, che ha solo 3 anni e mezzo, vola ancora col salvagente e i suoi fratelli lo prendono un po’ in giro prima di scoprire che, soffiando nella valvola, è riuscito a salire più in alto di tutti!
“Scendi di lì!”, gli grida il nonno che sta facendo l’orto proprio lì sotto “non lo sai che passano gli elicotteri?”
Ma Gigi, mica scende. È estasiato dalla vista sul parco di Gavirate e per recuperarlo bisogna aspettare che arrivi la sorella maggiore che, anche se ha già 15 anni, si è appena innamorata e vola come un fringuello.
Il papà intanto si affaccia al balcone perché è pronta la merenda; alza gli occhi e scopre che i bambini non si sono sporcati col fango, ma sono tutti per aria impigliati tra i rami.
“Serena, hai detto tu hai bambini che possono volare tra gli alberi?”
La mamma si ferma di colpo e lo guarda con un’espressione costernata.
Lui ride, e la bacia! Ha capito tutto, ma mica vuole farla preoccupare!
“Scherzavo, sciocchina!” e grida dal balcone “Forza ragazzi, tutti in cucina!”
Intanto chiude la finestra. per essere sicuro che entrino tutti dalla porta e non planando da chissà dove, e sorride pensando a quando queste cose le faceva anche lui qualche anno fa, e che una volta o l'altra dovrebbe proprio riniziare!