lunedì 26 marzo 2012

qualche anno fa


Per intendere un anno che non è questo, ma neanche un altro (almeno tra quelli recenti), si dice a volte:
qualche anno fa.
Ma cosa fa? Vallo a sapere, qualcosa farà!
Ad esempio: un anno + due o tre anni fa qualche anno. Ma qualche anno che cosa fa? Siamo daccapo.
Qualche anno fa bel tempo, qualche anno piove.
Che in termini musicali, si potrebbe dire: qualche anno fa sol, qualche altro fa la si, con la complicazione che se fa la si, sicuramente non piove.
Tra l’altro, non è un po’ troppo piovere per un anno? È troppo certamente. E gli agricoltori non sarebbero neanche contenti di un anno di sole senza una goccia d’acqua. Rifacciamo.
Qualche anno fa simpatia, qualcun altro, anche.
Benissimo. E in questi anni che tempo fa? Quello che desidera, purché il ritmo non lo si perda.
Difatti, il tempo può essere ben intonato anche quando piove: la pioggia disseta la terra, le bagna i capelli e la rasserena quando magari era tutta sudata. D’estate la pioggia è un trionfo, per questo cade così forte. E quando il sole si è ben bene sgranchito e vuole tornare al suo posto, lo saluta riempiendo il cielo di soffici arcobaleni.
Dirò di più: questi arcobaleni, sono di panna montata. Non ci credete? Assaggiateli!

domenica 25 marzo 2012

il ristoriante


Giovedì due signori si presentarono al ristorante, il secondo ordinò un primo, il primo un secondo.
Il ristoratore prese il primo signore e lo accompagnò al tavolo del secondo, poi prese il secondo e fece per accompagnarlo al tavolo del primo che, per qualche strano incantesimo, era diventato lo stesso del secondo.
Non mangiarono nulla ma nacque una bella amicizia. Risero tutta la sera e si fermarono solo per ascoltare la pioggia di favole che cadeva dai muri, dagli stipiti delle porte e dai piatti vuoti.
Perché, dite? 
Per una svista erano approdati in un RISTORIANTE, dove tutte le fiabe del paese si incontrano per scambiarsi i personaggi, prendersi in giro o inventare qualche canzone. È in queste serate che nascono le favole nuove. Quei due tizi, ad esempio, erano i protagonisti e neanche se ne sono accorti! 

il macinatore di chilometri


Francesco era il figlio del panettiere, ma quando nella bottega del papà si annoiava, usciva con la sua bicicletta fiammante e macinava decine e decine di chilometri.
Una volta macinati, era un bel problema per gli altri che passassero, perché un chilometro macinato di certo non si percorre facilmente: bisogna saltellare prima su un pezzo, poi su un altro e non si sa mai bene se si riuscirà a trovare quello successivo e a che distanza. A volte si trovano a pochi centimetri, ma spesso Francesco ha macinato anche quelli, così che l’incertezza rimane e i contachilometri impazziscono.
Ma ci sono anche altri chilometri, che magari nessuno percorreva più da tanto e Francesco li ha macinati lo stesso con la sua bicicletta a pedali verdi.
Una volta o due, dato che non servivano più a nessuno, ha provato a portarli al suo papà che li ha usati al posto della farina. La mattina successiva si sono sfornati decine di panini dai colori più strani, tutti buonissimi, che hanno fatto viaggiare lontano anche quei vecchietti un po’ stanchi, che scendono le scale di casa soltanto a comprare lo zucchero e il pane per la merenda dei loro nipoti. 

i bambini volanti


Ieri è piovuto a dirotto, ma oggi il sole splende che è un piacere. I bambini non possono trattenersi dallo scappare in giardino a rincorrersi, e questo la mamma lo sa bene, ma raccomanda loro di non imbrattarsi di fango: “Quando una pozzanghera si avvicina minacciosa, saltatela, e se è troppo lunga, prendete piuttosto il volo prima di finirci dentro!”
Povera mamma! È così preoccupata all’idea di rimettersi a spazzare le scale che ha appena pulito, che mica si è accorta di aver svelato ai suoi bimbi che sono capaci di volare!
A capirlo non ci voleva molto:  i pensieri dei bimbi, soprattutto in giornate come questa, sono tanto leggeri che basta una brezza lieve per portarli dappertutto insieme ai loro piccoli proprietari. Fortuna che oggi non c’è vento, ma solo un sacco di sole!
Intanto, in giardino, Marco ha starnutito guardando un bruco e si è ritrovato sospeso a un metro e mezzo da terra! Sarà stato lo starnuto?
“Ma certo che no, stupido, sono stata io!” lo prende in giro Luisina, che lo ha appena sollevato dall’elastico del pantaloni. Maurizio nuota a rana tra le fronde del ciliegio, pensando se staccare un rametto e portarlo alla mamma non rischierà di far troppo male all’albero. E proprio mentre si prepara a chiederglielo, ripassando a mente la lingua degli alberi, Rossella lo agguanta per un piede e quasi lo fa cadere nella pozzanghera! Che rischio, ragazzi!
“Ma come, sai volare anche tu?” le chiede Maurizio (Rossella è la figlia dei vicini, ma in giardino giocano tutti insieme).
Ovviamente! Quando il papà le ha tolto le rotelle dalla bicicletta le ha detto che ora può anche volare, e lei non se l’è fatto ripetere! Per la gioia si è dimenticata la bicicletta, e ora nuota in cielo da sola senza neanche i braccioli.
Il piccolo Gigi, invece, che ha solo 3 anni e mezzo, vola ancora col salvagente e i suoi fratelli lo prendono un po’ in giro prima di scoprire che, soffiando nella valvola, è riuscito a salire più in alto di tutti!
“Scendi di lì!”, gli grida il nonno che sta facendo l’orto proprio lì sotto “non lo sai che passano gli elicotteri?”
Ma Gigi, mica scende. È estasiato dalla vista sul parco di Gavirate e per recuperarlo bisogna aspettare che arrivi la sorella maggiore che, anche se ha già 15 anni, si è appena innamorata e vola come un fringuello.
Il papà intanto si affaccia al balcone perché è pronta la merenda; alza gli occhi e scopre che i bambini non si sono sporcati col fango, ma sono tutti per aria impigliati tra i rami.
“Serena, hai detto tu hai bambini che possono volare tra gli alberi?”
La mamma si ferma di colpo e lo guarda con un’espressione costernata.
Lui ride, e la bacia! Ha capito tutto, ma mica vuole farla preoccupare!
“Scherzavo, sciocchina!” e grida dal balcone “Forza ragazzi, tutti in cucina!”
Intanto chiude la finestra. per essere sicuro che entrino tutti dalla porta e non planando da chissà dove, e sorride pensando a quando queste cose le faceva anche lui qualche anno fa, e che una volta o l'altra dovrebbe proprio riniziare!

venerdì 23 marzo 2012

tra un buco e una ciambella (può nascere l'amore)


Non tutti i buchi escono con le ciambelle: quelli meno schizzinosi, anche con le ciambrutte o con le ciammedie. Queste ultime, che una volta si ritenevano essere delle pinte di ciambirra (da cui il luogo comune che siano tutte bionde), oggi sono state riconosciute cittadine a tutti gli effetti del comune di Ciambellide, dove, oltre alle ciambelle, si trovano un sacco di ciambellani che le accompagnano di qui e di là.  
Parlando poi di USCIRE, ai tempi in cui la monarchia andava per la maggiore, si intendevano gli USCI del RE (non per forza del re degli usci, ma anche di altri re). Mentre nell’accezione meno desueta, un uscio viene mediamente sostituito da una porta, sempre del re, da cui il verbo PORTARE.
Per questo, quei buchi che pensavano di USCIRE con le ciambelle, le possono PORTARE un po’ dove vogliono, magari di qui e di là, proprio dove le accompagnavano i ciambellani.
A questo punto, taluni potrebbero pensare a un dura faida tra buchi e ciambellani. Assolutamente no: lungo le assolate colline della Ciambellide, ciambellani, ciambelline, ciambrutte e ciamdiciamocheèuntipo (ma comunque a me piace) passeggiano insieme serenamente, come se fossero amici da una vita.

giovedì 22 marzo 2012

il vicino in erba


il mio vicino è sempre più verde, anche se il suo prato ingiallisce. Come fare?
Si potrebbe utilizzare il vicino per innaffiare, anche se, al senso comune, sembrerebbe più facile innaffiare il vicino. Ma se è già verde, che lo innaffio a fare?
Diversa situazione si avrebbe se il poverino fosse verde di rabbia, o di invidia.
In quel caso, si potrebbe pensare di utilizzare il giardino per innaffiare il vicino - purché da vicino, giacché le innaffiature a distanza lasciano sempre un senso di incompletezza. Utilizzando il giardino giallo, non siamo tuttavia certi che il vicino ne avrebbe un effettivo beneficio.
Per questo, ci siamo risoluti a sommergerlo con l'azzurro del cielo, le risate dei bambini e la luce del sole a strapiombo sul prato (che tra l'altro, farà certamente bene anche all'erba).
Per vestirlo, potremmo avvalerci di un mucchio di biancheria, ma anche di gialleria e di rosseria fiammante, così da non dimenticarci mai che con un poco di luce e dei colori, si può fare praticamente qualunque cosa.

l'occo chi?

Avevo un impegno ma mi è saltato, saltato dove non si sa, ma saltato come, quello sì: saltato come riso, che abbonda sulla bocca degli stolti, cioè quelli che non vengono tolti, ma messi. Messi dove? E lo chiedete a me? Forse nello stesso luogo dove il mio impegno è saltato, che io non conosco di certo. E voi?
Dalla regia (una regia assai nobile, una règia regìa) mi si fa inoltre notare che quelli sulla cui bocca il riso abbondava erano sciocchi, e non stolti.
Da cui una diatriba che prende 6 settimane e un albero di Natale (era stagione), su cosa distingua veramente uno stolto, cioè un messo, da uno sciocco, sulla cui definizione mi consento di aprire un’altra diatriba, ovvero una DIALTRIBA.
È infatti vero che, se un messo è probabilmente quello del re e immaginiamo debba abitare nella stessa reggia della règia regìa, lo sciocco resta un argomento meno noto. Al suo interno, troviamo degli SCI, che conosciamo tutti, ma anche un OCCO.
Su quest'ultimo, fondate ragioni ci inducono a credere che si tratti di uno oco (magari anche giulivo) appassionato di sci, la cui C si sia inavvertitamente sdoppiata durante l’impatto contro un albero; altri parlano di una rara specie di albero di un'isola del pacifico, il cui frutto è la OCE di OCCO. 
Ma si sente anche dire: 
Per stavolta, chiuderemo un occo
Occo per occo sessantocco
Molla l'occo!
Mi sono sbucciato un ginocco (e oltretutto neanche mi andava)

Vedete da voi che, sci a parte, i tipi di sciocchi possono essere molti, gli uni più simpatici dei dui. Anche i trei si dice siano gioviali e molto amici dei secondi. Difatti non c'è secondo senza primo, quantomeno se hai fame. Ma se la fame è tanta, si consiglia un primo al secondo per parecchi secondi e un totale di molti più primi di prima.