venerdì 30 novembre 2012

Il numero cinico

C'era un tale che era così antipatico che abitava a un numero cinico. Per curarlo lo portarono in un ospedale, che stava invece a un certo numero clinico. Non servì: così, con l'idea di farlo almeno svagare un po', lo portarono da un ciclista, che stava ad un numero ciclico. Tuttavia anche il signor Pino Pirin, beneamato costruttore di girandole, abitava ad un numero ciclico e così incontrarono lui: Pirin Pino consigliò, per risolvere il problema, di recarsi da un limone suo conoscente, che alloggiava poche vie più in là ad un preciso numero citrico. Il limone non c'era, ma al suo indirizzo trovarono il suo amico avocado che, a sorpresa, regalò la sua V al nostro amico. Fu un atto eroico, perché diventò un "Ahò! Cado!" e cadendo si graffiò il naso, ma me valse la pena: il numero cinico fu subito riparato e quel tale divenne molto, molto più simpatico.

giovedì 29 novembre 2012

Un francopollo


C’è un polletto per la strada
che ha sbagliato di contrada
e arrivando vede un pollo
con in mano un francobollo:

corre con il bollo in mano,
ma il fattore un poco strano,
è di ritorno alla fattoria
(mentre vi giuro, prima era via)

e indicandolo col dito
Pensa: “Come va spedito!”
Così gli attacca il bollo alla nuca,
trova la posta e quindi lo imbuca.

Indirizzo: "strada quell’altra"
e se vi sembra una cosa scaltra,
quell'indirizzo faceva rima
con la contrada del pollo di prima!

mercoledì 28 novembre 2012

Il pollice verde ma non solo!


C’è un tale che ha il pollice verde, con cui fa crescere un sacco di piante.
Però ha anche l’indice giallo, e dove indica si riempie di sole. Il mignolo ce l’ha arancione e lo usa per condire le carote, se per caso si sono sbiadite. Sia chiaro, prima che qualcuno lo addenti lo tira fuori e lo rimette in tasca così che la carota non è più condita, ma senza.
Il medio è azzurro e va bene per accendere la tv, o meglio ancora per spegnerla, ma anche per usare il cielo come teleferica, quando è bel tempo. In pratica si alza il dito finché non passi una nuvola particolarmente intonata al suo colore, quindi si fa un saltino ma piccolo e si può atterrare anche a Timbuctù! 
Rimane il dito anulare, che è bianco come il bianco degli occhi, come il bianco dell’uovo, come il bianco della luce abbagliante. Con questo dito ci può fare una promessa, ci può grattare la testa o usarlo come lampadina quando è buio. Una volta questo signore l’ha infilato nella presa e le centrali elettriche si sono caricate come delle super batterie che rullavano a più non posso. Quell’anulare ha velocemente sostituito il petrolio, il cielo si è fatto assai più azzurro e i viaggi fatti col dito medio sono in costante aumento.

Pensate un po’ che questa è soltanto la mano sinistra del mio signore. Quell’altra ce l’ha in tasca, e provate un po’ a dire che colori nasconde?

lunedì 26 novembre 2012

Lo stupendio

Un giorno all’ingegner Calogero Pippicchietta, per un inspiegabile errore, venne consegnata a fine mese, nel momento del compenso mensile, una busta un po’ diversa dal solito.
Era tutta d’oro, ma se guardavi dentro era azzurra, se ti guardavi in giro era chiaro perché c’era il sole e se chiudevi gli occhi era rossiccio, sempre perché c’era il sole.
Dentro la busta c’era uno STUPENDIO, che era veramente stupendio. Direi impagabile.
Con il suo stupendio ci comprò dieci barrette di cioccolata e tutti i bambini a cui le regalava si stupivano, da quanto erano deliziose.
Ma ci comprò anche dei fiori per sua moglie, che li arrossì quando li ricevette.
Ma li regalò anche a un signore col naso rosso e un vestito sgualcito, che lo guardò come se fosse arrivato volando (era arrivato volando?).
Ma contribuì anche al restauro di un vecchio museo.
Ma aiutò anche Gianluca, che era il suo nipotino, a studiare la storia, dato che non riusciva mai a ricordarla.
Ma indicò anche il cielo, e una rondinella che volava a un vecchio signore che faceva fatica a sollevare il collo, e lo aiutò a reggersi.
Ma fece anche pace con Tommaso, con cui aveva litigato da ormai 15 giorni per una questione che riguardava un piatto di fagioli. L’ingegner Calogero, nel presentarsi a casa sua, gli fece dono di una fantastica fagioliera, che consisteva in una scatola da cui sbucavano fagioli ogni volta che l’aprivi, salvo poi rientrarci ogni volta che la stavi per chiudere.
Ma sbatté anche gli occhi di meraviglia quando vide che il suo stupendio non era finito, ma stava appena iniziando. Che non era un compenso, ma un regalo. E non un regalo qualunque, ma il regalo più bello: un regalo da fare. 

domenica 25 novembre 2012

Il volantonio



Un giorno, il signor Antonio stava distribuendo dei volantini nella sua città, che era Perugia.
Quello che c’era scritto sui volantini non lo possiamo dire adesso, ma era una cosa importante, a cui teneva, e li dava a ciascuno con il cuore.
Tanto che a un certo punto, proprio mentre stava per dare il duecentrentunesimo alla signora Pina, si ritrovò improvvisamente trasformato in un Volantonio!
Un volantonio è un Antonio volante: non un Antonio per guidare la macchina, ma proprio un Antonio che vola. Vola in mezzo al cielo, vola in cima al Duomo, vola nelle piazze e chi lo vede sorride e capisce.
Capisce il sorriso di Antonio, capisce il proprio e forse anche quello che Antonio voleva dire e magari non era neanche riuscito a scrivere.
Gira nel cielo Antonio, fa le capriole, guarda tutti con gli occhi dolci da cui piovono scintille che sono i suoi passi, i suoi volantini, i suoi “grazie”.
Vede da lontano il suo amico Otto, che mica sta per terra: è un Ottovolante! E allora come si fa a non fare un giro?
Così Antonio gira, gira in aria, gira nel cielo e gira sul marciapiedi. E ride.
Quando torna a casa la sera, dà un bacio alla moglie che gli chiede se è stanco. Antonio non tiene gli occhi aperti, è crollato sul letto eppure sta ancora volando, perché nessuna fatica è più dolce di fare ciò in cui si crede. 

sabato 24 novembre 2012

Le chiavi della savana


Filastrocca tutta gialla,
ho incontrato una sciacalla,
che passeggiando ha incontrato un leone
che camminava sul cornicione.

Gli chiede questa: “mio caro re,
ti sembra il posto più adatto a te?”
Rispose quello, un poco confuso:
“Alla savana ho trovato chiuso!

Senza le chiavi, giravo in centro
e mi si è chiusa la porta da dentro!
Così ora cerco, da qui su in alto,
di entrar da sopra con un bel salto.”

La filastrocca si è poi fatta viola
e chi ho incontrato tornando da scuola?
Proprio il leone, che è sì saltato
però è finito nel posto sbagliato:

da un falegname che taglia la legna
poi la consegna in pronta consegna,
e che tra un'asse e altrettante travi
porge al leone un mazzo di chiavi.

Non sono quelle della savana
(forse ne ha un paio la jena Guliana?)
ma sono quelle del buon sentimento
e quando arriva è un po’ più contento. 

venerdì 23 novembre 2012

Chi è stato?

Un giorno la maestra, scrivendo alla lavagna, sentì uno strano scroscio. 
Si girò é chiese "Chi é stato?" 
Subito l'Italia e la Francia alzarono la mano. La maestra però non era sicura che fossero state loro. Nella classe di terza, quella della maestra Giovannini, ricordava bene di aver sentito la piccola Asia che si vantava di essere continente, mentre il suo fratellino (per quanto non fosse poi così "ino"), a volte se la faceva ancora addosso! E in effetti, aprendo l'armadio dei gessetti colorati, trovò proprio il piccolo Nilo, nascosto lì da chissà quanto e che la salutava sorridendo!