giovedì 16 febbraio 2012

tra palo e frasca (c'è di mezzo un salto)


Alighiero Saltelli era solito procedere nei suoi ragionamenti nel più singolare dei modi: anziché ragionare per associazioni, come va per la maggiore, il nostro amico pensava infatti egregiamente per dissociazioni:
da un OROLOGIO, ad esempio, era in grado di ricavare un OROSCOPO e anche un ELOGIO; da una FRASE, una FRASCA e della MAIONESE. Dalla MAIONESE poi, in un attimo si ritrovava un MAIALINO rosa, con cui subito faceva amicizia, e un risotto alla CANTONESE, che però non gli andava tanto. Poco male, perché dal RISOTTO ottenne una RISMA di fogli luccicanti e un PAPEROTTO.
Dalla RISMA imparò il RISPARMIO e anche un rimedio eccezionale per curare l’ASMA. Dai FOGLI, una FORESTA intera fu ricostruita e, vicino a quella pietra su cui batte il sole, trovò persino un PORTAFOGLI. Lo raccolse appoggiandosi alla pietra, ma la PIETRA si trasformò davanti ai suoi occhi in un PIEDE; un piede straordinariamente dotato, giacché suonava la CETRA con rara maestria.
Di fronte a tanta MAESTRIA, la MAESTRA se ne andò VIA e Alighiero, che non l’aveva neanche vista, continuò a passeggiare lì intorno. Ma persino l’INTORNO, di fronte ai suoi pensieri, si scisse quasi subito in un INTERO GIORNO, che si scisse ancora in un INTENTO SINCERO di portare GIOIA tutto INTORNO.

Avrete notato da voi che, da questa splendida dissociazione, si ritrovò con un INTORNO nuovo fiammante, che regalò a tutti e con il quale innescò rapidamente il più bel circolo virtuoso del mondo. 

mercoledì 15 febbraio 2012

la resa dei conti


Un giorno il piccolo Luigino, di fronte a un terribile problema di algebra, si arrovellò, pensò, ripensò, convocò tutte le calcolatrici della casa e ancora due abachi, un registratore di cassa e la radiosveglia di zia Lorella.
Ancora non bastò: dovette pensarci ancora, impegnarsi un altro po’ e infine, con sua grandissima soddisfazione, vide i conti tornare.
Insieme a loro, tornarono tuttavia anche duchi, marchesi e visconti, che erano impegnati con i conti in una certa conversazione che non si sentivano di interrompere.
A vederli era uno spettacolo, con le loro parrucche impomatate e i mantelli di velluto a mille gusti. 
La mamma, tuttavia, rimase abbastanza sgomenta nel vedere tutte quelle persone, di rango così elevato, ferme a discorrere sul tappeto di Luigino, alcune fuori dal bagno, altre che passeggiavano sul mappamondo:
non aspettandosi tanta folla, la poverina aveva cucinato soltanto un risotto. 
Luigino lesse la preoccupazione negli occhi della mamma e parlò ai conti con sincerità:
dovevano rimanere sul quaderno, almeno finché la maestra non li avesse corretti, ma purtroppo i loro amici non avrebbero potuto fermarsi.
Di fronte agli occhi grandi di Luigino, i conti si arresero e non riuscirono nemmeno offendersi, come l'etichetta avrebbe richiesto.
Per terminare il discorso con l’alta nobiltà, diedero una festa la sera successiva nella cartella di un amico, alla quale furono invitati anche Luigino e la sua mamma.
Quest'ultima si presentò con una torta coi fiocchi: erano così tanti che, quando finirono di disfarli, era primavera da un pezzo.

martedì 14 febbraio 2012

la flotta del mar Caspita


Una volta, in un mare meraviglioso ancora da finire di inventare, si radunarono tutte le più incredibili imbarcazioni del globo.
Ve ne dico alcune, così come le vedo:
dal fronte nord si staglia una vascella, dalla navigazione molto fluida ma dall’odore non sempre gradevole.
Poco indietro arrivano le 3 caramelle, le navi da traversata più dolci del mondo (si dice che veleggiando su di loro sia possibile raggiungere via mare la casetta di Hansel e Gretel). 
C’è un catamarrone, che a causa del colore viene spesso confuso con la terraferma; una barca a veglia, che naviga solo di giorno; un motoscaltro, che è particolarmente dotato nell’evitare i pericoli per sé e per le altre imbarcazioni.
Alle spalle di un transatlantico, si fanno avanti un transindiano e un transpacifico, che è quello dall’indole più bonaria.
Lungo le spiagge arrivano tante canoe e, insieme a loro, altrettante gattoe, che hanno delle fusoliere apposta per fare le fusa. 
Non mancano le barche a rami, che si lasciano portare dalla corrente mentre le loro fronde crescono rigogliose verso il sole.
Arriva persino una motovendetta, che se ne sta in disparte e sembra sempre un po’ triste.
A mezzogiorno, tutti sono abbagliati dall’arrivo di un imponente velioro, che splende come un piccolo sole che l’acqua riflette in cento direzioni.
Ma c’è anche uno sveliero, di fronte a cui non ci sono segreti.

E il segreto che non ci fu quella volta, fu che il mare in cui si poteva navigare era sgombro, ma allo stesso modo si potevano prendere anche le vie del cielo, dei boschi o delle stelle.

vitelli omaggio


Il Fronte Mondiale di Tonnatura dei Vitelli ci fa gentilmente notare che sono stati lasciati in disparte due esemplari, nonostante non fossero meno simpatici di quelli utilizzati per popolare lo scorso racconto. Per scusarci, consentiamo loro di pascolare liberamente nelle righe che seguono: 





saltando si impara


O mangi la finestra o salti la minestra!


E il piccolo Piero decise di saltare la minestra. Ma prendendo la rincorsa, scivolò su un vitello tonnato che pascolava lì nei pressi e cadde in pieno nel piatto, imbrattandosi da capo a piedi.


Coi piedi imbrattati scivolò da capo su di un nuovo vitello tonnato, che si era appostato nel piatto bagnato. Mica per caso: ci si era appostato apposta.



Pierino riscontrò una ferrea morale da quella vicenda:
il vitello tonnato non si mangia, ma piuttosto si salta. Si salta meglio della minestra, che si mangia meglio della finestra.

Così tutto gli sembrò a posto, e si rimise a tavola continuando a sognare.







lunedì 13 febbraio 2012

rivoluzioni in erba


C’era una volta un re, seduto sul sofà, diceva alla sua serva “raccontami una storia!”.
E la serva, disse “no!”.

C’era una volta un sofà,
seduto sopra un re,
pesava come tre
tra cui sia me che te.

C’era una volta una serva,
danzava sopra l’erba,
saltando là e anche qua
sedette sul sofà.

C’era una volta una storia,
sapeva di cicoria,
interessava al re,
ma la lesse da sé. 



domenica 12 febbraio 2012

la testa del colonnello


Un giorno, al piccolo Gerolamo Drittini, campione scolastico di uso del righello, venne richiesto di disegnare una colonna.
Poiché era un bambino molto preciso, per disegnarla inguainò l’amato righello e utilizzò al suo posto un colonnello, strappandolo a un’importantissima esercitazione della marina militare.
Ne seguì un discreto putiferio: tutti i soldati della marina affollarono il cortile della scuola per reclamare il loro colonnello, a cui dovevano assolutamente chiedere un congedo.
Gerolamo, incurante del vociare, fu inflessibile di fronte alle lamentele del poveretto e continuò a tenergli la testa schiacciata sul foglio per tracciare a matita la sua meravigliosa colonna.
Sapete cosa successe?
Ne uscì una colonna perfetta, che stupì la maestra e di fronte a cui lo stesso colonnello dovette ammettere un certo talento.
Da allora, molte colonne furono tracciate con la testa del colonnello, che si concesse – per uso strettamente scolastico – a tutti i bambini del mondo, a patto ovviamente che avessero le mani pulite.
Per questa ragione, i bambini che mettono spesso le dita nel naso (sia proprio che altrui), faticano molto a disegnare una colonna come si deve: il colonnello scuote la testa e rimane imbronciato a guardarli dal banco.