domenica 20 gennaio 2013

La frutta bandita


"Posso avere un piattino di frutta candita?" ordinò Gilberto al Bar Lume, proprio qui all'angolo. 
Ma anziché della frutta candita, Pasquale, che era sordo da un orecchio e cieco dall'altro (quest'ultima cosa, molto meno grave), gli portò della frutta condita. Fu un problema, perché le dita non erano neanche sue, ma di un passante la cui igiene personale era tutta da verificare. 
"Ma io l'avevo chiesta candita!"
"Con tanto che i cani non hanno le dita nemmeno se ballano il can can!" esclamò Pasquale che aveva un braccio sordo e uno zoppo (quest'ultimo, un tantino più grave). Fu però con il braccio sordo che gli portò nientemeno che della frutta bandida, che, dal momento che l'avevano bandita, non c'era più. Pertanto a Gilberto rimase molto poco da mangiare. 
Ma non finisce qui: la frutta, che come abbiamo detto era diventata una terribile bandita, irruppe dalla porta col bavaglio sulla faccia e svaligiò il bar Lume. Gilberto non aveva alcuna valigia, Pasquale invece ne teneva una sotto il bancone piena di caramelle da regalare di tanto in tanto ai figli dei vicini. 
Fu così che la frutta, pur non essendo mai stata candita, divenne decisamente caramellata e Gilberto se la mangiò in un boccone, sventando la rapina, saziandosi per bene e ripristinando l'ordine al Bar Lume. 

venerdì 18 gennaio 2013

Gli uomini farfalla


Questa è la storia degli uomini farfalla
Che stavano al mondo in equilibrio su una palla.

La palla, però, a dirla tutta era un fiore
e a ogni filo di vento cambiava colore;

ogni colore alloggiava su un petalo
che a ogni raggio di sole cambiava secolo.

Così gli uomini farfalla ridevano di cuore
Sempre a spasso nel tempo senza mai un dolore. 

La monarchia


Il visconte Vaietorni
fu anche re per otto giorni, 
ma chi troppo amava la monarchia
lo mise in tasca e lo portò via! 

Il sasso (non uno qualunque: quello del visconte Vaietorni)


Il  visconte Vaietorni,
trova un sasso nei dintorni,
ma poiché teme la nostalgia,
non se la sente di darlo via.

Lo tiene in tasca e pesa parecchio,
lo porta al parco e nel bosco vecchio,
lo porta al lago e lo porta al mare,
e con quel peso ha un gran bel sudare.

Là sulla riva guarda i passanti,
a chi vuol bene? Ma a tutti quanti!
Poi pensa al sasso che è tutto solo,
lo prende in mano e lo lancia al volo.

Con cento salti tra le onde
la pietra saluta e lui le risponde,
infine sul fondo andrà a ritrovare
la sua famiglia di sassi di mare. 

mercoledì 16 gennaio 2013

Valle a capire le H


Un giorno, Deborah e Chiara, si sono un po’ accapigliate, cioè, si sono pigliate un’H. In particolare, Debora ha preso la H di Chiara, che è diventata all’improvviso una Ciara senza neanche un dente, e se l’è messa in tasca. Ciara, che odia gli omogeneizzati, si è un po’ preoccupata e ha subito ha cercato di indossare la H di Deborah, solo che quella era una H finale, e così è diventata Ciarah. Una bella rogna!
Non diciamo neanche che la povera Ciarah, aveva pure l’R moscia, col risultato che quando si è presentata a Rino il galletto per chiedergli in prestito delle uova, Rino ha capito solo Ciaaah e l’ha presa per una cinese. Una cinese senza però gli occhi a mandorla. Da cui ha pensato che, in presa a una crisi di gola, si fosse pappata entrambe le mandorle rimanendo con degli occhi in perfetto stile occidentale.
Ma Ciaaah non demordeva, e ha ripetuto più volte il suo nome anche a Peppina la gallina - tra l’altro, legittima proprietaria delle uova –, col risultato che quest’ultima ha pensato che starnutisse e le ha offerto un fazzoletto di piume. Con le piume si è fatta il solletico al naso e ha starnutito davvero. Per il contraccolpo è finita addosso a Debora, che di tutta la scena non aveva capito un’H. Ma fu una fortuna, perché quella H era una H centrale, e dato che tanto Debora non la capiva, Ciaaah la inghiottì tutta d’un colpo. Usò poi la R di Rino per rafforzare la dizione del suo nome (il galletto divenne così Ino, e quindi un gallettino piccolo piccolo, ma che proprio per questo faceva più simpatia). Ritornò così la Chiara bella sana di sempre.

Avanza una H, direte voi, ma era una H finale e difatti l’ho tenuta per la 

FINEH

Il deragliamento


C’è un asino sul treno, che però ha deragliato. E qui casca l’asino. Vorrei vedere voi, quello mica ha la mano per tenersi alla maniglia in caso di deragliamento - anche se qui non deraglia il mento, ma il treno; ma deraglia anche l’asino, e questo complica tutto. Già prima ragliava, ora che addirittura deraglia, dico io, finirà per assordarci.
Per risolvere il problema, si è interpellato un asino istruito, Raglio De Raglis, pluriesperto in ragli e deragli, ritagli, tagli e abbagli, e difatti prese un abbaglio:
invece di curarsi del nostro asino, o ascoltare il macchinista che si lamentava per i danni alla carrozzeria della prima e della seconda carrozza, fece notare a entrambi che, treno o non treno, c’era un sole magnifico e la giornata restava splendida. 
Così finì la storia e di abbagli così, speriamo se ne prendano tanti da riempirci la casa, il giardino e ne avanzino ancora da regalare. 

martedì 15 gennaio 2013

Le stelle


“Dottore, dottore, non so bene che fare!”
“Mi dica, figliolo, mi dica.”
“Vede dottore, continuo a scrivere filastrocche e non c’è mai una volta che non ci cada dentro una stella. Io cerco, lo sa, di tenere i piedi per terra e forse lo faccio anche, ma quelle inesorabilmente mi cascano nella tazza, faccio per raccoglierle con la forchetta (per non tirare su anche il tè), ed ecco che si sono già spiaccicate sul foglio.
Ecco vede dottore, io non vorrei che si facessero male. Non solo: per tutte quelle che ti finiscono sul foglio, mi dico, non è che rimarrà un pezzettino di cielo più buio? Mi aiuti dottore, non so più che fare!”
E il dottore, che non era soltanto un dottore ma anche un dotto re, mi rese edotto del dato di fatto che:
le stelle non soffrono, ma brillano.
Chi le guarda, le pensa e le sogna, non soffre, ma brilla.
Chi se le trova sotto il naso sul foglio, tutto sommato io spero che non soffra, ma brilli.
In quanto al brillare di meno, le stelle brillano sempre ovunque dappertutto, ad esempio, in questo momento, nei vostri pensieri, eppure anche in tutta la volta del cielo.