giovedì 12 luglio 2012

filastrocca al volo (altri gusti: finiti)


Filastrocca di sette minuti,
sono partiti 5 starnuti,
e con il sesto, il sesto da solo,
sono riuscito a prendere il volo.

Il volo preso l’ho messo in tasca,
mi sono detto: "così non casca",
ma dalla tasca un buco di cielo
ha preso al volo il suo fido destriero.

Volava il cielo, volava dritto
Volava in terra e sotto il soffitto
Volava in tasca, volava in un occhio
Tutta la terra è solo il suo cocchio!


lunedì 9 luglio 2012

a rotta di pollo


Conosco una gallina, corre a rotta di pollo,
ci è inciampato re Mida; da quest’oggi: Midollo.
Or che il pollo si è rotto, la gallina è "cascata",
e già scorre felice, dalla zia sua cognata.

Ma Felice è un ruscello, che nell’aia ristagna,
stagna un “AHIA! nell’aria, se ti do una castagna.
Nel frattempo Midollo, re di tutte le brame, 
ha dorato gli incerti, deodorato il pollame.


Le galline più incerte: “non ci sono cascate!”
e a cercarle, di corsa, sono già belle che andate.
Han trovato, per forza, quella prima compagna,
che da zia Guendalina, ci si fa una lasagna.

Fu scritto alla lasagna, per non dimenticarlo:
“ha abdicato Midollo, è arrivato re Carlo!”
Gli rispose lasagna, con la carta da bollo:
“Mi ha avanzata re Carlo, preferivo Midollo!”

la sgangherocca


Filastrocca sgangherata
sgangherocca ritagliata,
ritagliocca filastrata
l’ho avvitata e si è svitata.

Tutta sporca dentro al bagno,
tutta d’oro ma era stagno,
nello stagno si è asciugata
digerito ha una frittata

(però non l’aveva mangiata mica,
l’ha digerita per una sua amica!)

Pianta i piedi sul soffitto,
fa una curva sul diritto,
sa diritto ma era storia
sa di se-samo e cicoria.

E sesamo o se non samo
Non lo so ma intanto andiamo.
Quando torna non è andata
Se lo ha fatto non è stata

Se sa-lute o se non sa,
Lute passa e se ne va,
va con lui la sgangerocca
forse storta, ma non sciocca!

domenica 8 luglio 2012

il mondo va così


Un’ascella e un ascesso, senza neanche il permesso,
contemplavano un piatto con un cavolo lesso.

Sosteneva la prima: “questo cavolo olezza!”
La seguiva il secondo: “una vera bellezza!”

Ma ancor prima, vi dico, di poterlo addentare,  
giunse un angolo giro, e li fece arrestare.

Mentre quello girava, sempre lì su se stesso,
venne assolta l’ascella, condannato l’ascesso.

Come stanno, mi dite? È così che va il mondo:
deodorata la prima, medicato il secondo. 

di prima mattina


Partiamo dall’ A-B-C.
La bici?
Ma si dai, una bella bici la cui cletta se n’è andata per la fretta. 
Quando? 
Di prima mattina, che è una matta minuscola ma simpaticissima. Suo fratello si chiama Mattino, un tale strano che gira sempre con l’oro in bocca.
Loro chi?
Non saprei, mica li conosco. Saranno amici suoi.
Ah! Proprio un bel tipo questo mattino, non vorrei mai esser suo amico!
Quel Mattino invece non aveva mai mangiato nessuno, ma aveva 17 denti d’oro e quanto sorrideva sembrava una miniera dello Yukon.
Solo quel mattino? No no, tutta la settimana, persino qualche pomeriggio, che è un noto verbo di indecisione: difatti un po’ meriggio, un po’ no, preferirei pensarci ancora, dice che posso prendermi un mattino per pensarci?
Chieda alla mattina, forse doveva andare con lui a trovare la mamma.
La mattina però è tutta fusa, e per risposta fa le fusa. Non solo: le fusa e le getta.
Ele chi? E cosa getta? Ma sì la Ele, l’amica dell’Eli, erano andati in vacanza con l’Ale ma erano tornati con l'Ali. Ai piedi?
All’inizio, poi hanno litigato perché la Ali ai piedi non ci voleva stare, e la misero sul capo. Il capo però la licenziò e così fu anche meno contenta di prima.
Quella prima però non era una prima qualunque, perché veniva anche prima di quella prima. Se quella prima avesse avuto le ante, si sarebbe potuto dire che fosse un’anteprima. Questo, però, non era dato di saperlo prima. Prima di cosa? 
Prima del colpo di scena! La prima non era infatti la prima della Scala, che aveva finito da giorni i pioli - che sono degli oli, forse anche essenziali, che quando li metti ai pulcini questi rispondono “pio”.
“Sfido, cosa dovrebbero rispondere?” disse una voce. Stavo per aprire bocca ma mi accorsi che non stava parlando a me ma proprio a Sfido, che era il suo Scane.
Lo scane è un cane che avevano provato a scacciare con la scacciacani, ma lui non aveva avuto nessuna paura. Era sordo, in realtà, e ululava spesso in sordina, un’altra piccola sorda, o forse era una suora, Suor Dina. 
Una suora sorda? Una suorda? 
Una suorda non è un'orda di suore? Ma no, quella e un ordora, e ora di quell'ora sarò già a scuola. Ma insomma che faceva questo cane con non so chi? 
Banchettavano. 
Un banchetto! E cosa vendevano? A parte che chi vende vano, ovvero vanamente, può fare anche a meno di mettercisi, a meno che non venda un vano, ma anche lì bisogna vedere chi lo compra. Comunque loro mangiavano insieme, mangiavano delle sardine. Capirete com'erano contenti i sardi! Va be' che le sarde sono piccoline, ma non è un buon motivo perché un cane sordo e compagnia se le mangino impunemente! Quelli poi sono vendicativi. 
Vendicattivi?? Ma i cattivi non si vendono! Sfido, chi li comprerebbe? 
Sfido il cane? Sì sì, il cane. Difatti ti dicevo che quel cane fu additato come un eroe e insignito di una S al valore, perché l’evento non fosse mai dimenticato, e così divenne uno scane svero e proprio, ed ecco sverato l'arcano. "L'arca no!" lo disse anche un tale Noè, che all'inizio era un po' svogliato. Il vecchio testamento è ricco di queste storie arcane. Attenzione però a non confondere l'arcane, che è un cane molto vecchio e sibillino, con l'argatto, che è un complemento di termine romano. Lo scane e l'arcane, invece, finiscono sempre in viale Sarca a fare non so che. 
Tornando invece al colpo di scena, posso confermare che la prima non era una prima donna, né una seconda bimba né una terza incomoda; invece era, pensate un po', proprio una prima mattina, la capostipite di tutte le mattine che successivamente vennero sugli stipiti. Se questo vi lascia un po’ stipiti, non preoccupatevi, ci vuole un attimo a imboccare la porta. Non che la porta non sappia mangiare da sola, in qualche modo potrebbe anche arrangiarsi, ma difetta drammaticamente di mani. Me le ha chieste tante volte, ma se gliele DO, mi diventano subito DO-MANI e quindi è chiaro che oggi non le potrà mai ricevere. Magari le ricefalse, ma vi assicuro che tra il vero e il falso, la differenza spicca, e spesso rispicca per ripicca, e anche ripicchia perché non guardava dove andava né la prima né la seconda volta e nemmeno la stravolta, che, è la massima volta possibile, anche se non nascondo che è parecchio stanca, quando è stanca poi tende a chiudersi. Per aprirla, serve una chiave di Volta, ma Alessandro, quel distratto, ha lasciato il portachiavi attaccato alla presa proprio questa mattina. La mattina però intanto sta finendo. 
È mezzogiorno? 
Ma no, ha quasi finito di parlare. I dottori e gli infermieri (che erano infermi ieri, ma oggi stanno bene e si impegnano ad aiutare chi potrebbe stare bene domani), dicevo gli infermieri e dottori di tutta la clinica, che forse avrebbero dovuto curarla, a curarla non pensano proprio e invece la ascoltano tutti incantati, non saprei dire se come vecchi dischi o come bimbi stupiti. 

giovedì 5 luglio 2012

sempre a proposito di tori



Un giorno il professore di elettronica chiese alla signorina Perdiana, interrogata senza il congruo preavviso, di spiegargli brevemente cosa si intendesse per "generatori".
Questa fu la risposta:
«Per generatori, intendiamo ovviamente le mogli dei tori, cioè le tore. »
Il professore tentò di interromperla.
«Aspetti aspetti che le spiego meglio! So che le sembra che non c’entri, e in effetti è vero che le tore sono solo le mogli, ma, successivamente, se va tutto bene, possono diventare anche le mamme dei tori e quindi generatori. Questo tuttavia, avviene solamente se prima si trovano in stato interessante! »
L'uomo la guardò attonito, ma Perdiana era già su una nuvola che fantasticava:
«Lo stato interessante, però, fa sorgere un problema: ipotizziamo che a me interessi, per esempio, la Francia. Se dopo dovesse non interessarmi più, cosa ne sarebbe delle povere tore? Possiamo immaginare la tristezza della tora e della torella, che è la tora sua sorella (si sa che le fanciulle si lamentano spesso in coppia), che già immaginavano di giocare con il piccolo torino e invece si sono dovute fermare ad Alba. Proseguendo verso il TRAMONTO, ovvero inseguendo l’idea non tanto di un tram molto “onto” (che sarebbe “unto” con un po’ di sconto) quanto invece di MONTARE un TRAM mi ci vorrà, io credo, una scatola da almeno cinquanta milioni di pezzi. Montando invece SUL tram, risparmierei parecchi pezzi, ma il tram non sarebbe mai stato montato e rischierei di cadere pestando il naso per terra.»
Il salto mentale era così acrobatico che il professore di ginnastica, che passava proprio in quel momento, le mise un più sul registro. 
In elettronica, invece, ci fu un insufficienza.
Fortunatamente ottenne una “o” da un toro, che ne aveva due di cui non sapeva che farsi. O meglio: lo sapeva all'inizio, quando pianificava di farci giocare il piccolo torino (pensavate che fosse una storia inventata?) ma, poiché la Francia non interessava alla signorina Perdiana e la tora sua compagna si trovava proprio lì, non se ne era fatto più nulla. Così mentre la tora pianificava di spostarsi in Italia, stato probabilmente più interessante, la signorina Perdiana utilizzò la “o” per trasformare il brutto voto in una morbida INSOFFICIENZA, di fronte a cui la mamma non riuscì ad arrabbiarsi. 

tutti in rima!


“Insomma Matilde, questi bambini hanno bisogno di essere MESSI IN RIGA!” sbottò Paolo. 
Ma Matilde, a cui non solo non andava di essere troppo severa, ma era dispettosa quanto loro, decise di METTERLI IN RIMA, che era quanto di più lontano dalla riga riuscisse a immaginare.
E così:

Il piccolo Marco,
se ne andò al parco,
Il biondo Gaetano,
su un deltaplano.
La Carlottina
filò in cantina,
e l’ultimo, Pino,
su passeggino
filò da sé
alla corte del re.

Una volta arrivato alla corte del re, il re gli chiese di farla corta. Ma lui la fece cortissima, infatti non sapeva neanche parlare. Parlare no, ma piangere sì! Pianse così forte, che al re si rizzarono tutti i capelli in testa e gli cadde la corona.
Tutti gridarono: “È caduta la corona! È caduta la corona! Evviva la democrazia!!!”
E hai voglia il re a spiegare che si era trattato solo di un piccolo incidente. Di fronte all'entusiasmo del suo popolo, finì per abdicare davvero a favore di un intero parlamento. In questo parlamento però non parlava solo il mento, ma proprio tutti, persino i contadini, gli idraulici e, ovviamente, tutti i bambini del mondo!