giovedì 21 giugno 2012

c'è poco e poco


Una volta Simonetto decise che voleva cambiare il mondo.
"Per cambiare il mondo", pensava, "non ci vorrà tantissimo. Mi basterà sorridere tanto che la gente guardandomi pensi che è già cambiato, e magari si giri a cercare il motivo per cui sorrido. “Cercandolo”, pensava, “non potrà che trovarlo”.  
Passava un tizio a cui i sorrisi davano il prurito (ce ne sono e, anche se loro non lo sanno, il rimedio è sorridergli finché non gli passa). 
Gli disse:
“Tanto non ci riesci!”
“Non voglio riuscirci tanto, ma poco”, fu la risposta. 
Quel poco però non era un poco qualsiasi, ma un “poco per volta”; ed è proprio con quelli che il mondo si cambia davvero.

pensando (pensare quando?)


Ho tra per la testa mille pensieri
ma sono tutti pensieri di ieri,
a ben guardare molti son strani
ma sono pensieri di domani.

Penso pensieri che neanche si sanno,
che avranno luogo magari tra un anno.
Ma se ne hai uno, il migliore, e lo sfoggi,
quello è soltanto un pensiero di oggi. 

a correre senza guardare


Molta gente, cosa frequente, se dice non mente, se parla non sente. Se sente borbotta, che barba Carlotta, ma allora barbotta, col botto che botta. Se batti, rimbrotti, se abbatti ti sbatti, se sfratti non sei carino con lei, lei che ci teneva, dai povera Eva, che paga l’affitto su un conto in Egitto, peccato non tuo, ma suona in un duo, e a te che serviva, la guardi è giuliva, che è Giulia che saliva, o Giulia in un oliva, o Olivia che partiva. Allora pronti via, veloce chi tu sia, verdastro il cioccolato su cui il prato è passato, è verde guarigione, verdone parigino, se poi Gino non pari, magari un formaggino, che è Gino per la forma, ma solo dal di fuori, se invece lascia un orma, ci pianterò dei fiori, poi tu li passi a Gino, ed ecco un passeggino, se Gino è un po’ più saggio, ci scapperà un passaggio, se Gino è più malato, mi mangerò un passato, peccato che il presente è assai più divertente.


mercoledì 20 giugno 2012

i grilli per la testa


Un giorno, un signore che aveva molti grilli per la testa, decise che era stufo e si recò in un negozio di grilli per vedere se riusciva a farseli cambiare con dei grilli per i gomiti, o magari anche per i piedi (l’idea dei grilli da piede lo solleticava parecchio, ma se anche pare ecchio, non si sai chi poi sia veramente).
Il negoziante fu molto gentile e, poiché il signore si era presentato con un amico, diede loro un grillo a testa, ma da piede.
Per essere sicuri che i grilli nuovi non gli mettessero i piedi in testa, li testarono in uno speciale testa a testa, dove il primo grillo che dai piedi passasse in testa, perdeva. Come potesse perdere chi passasse in testa, fu duro spiegarlo ai due grilli, che erano molto competitivi. Alla fine persero entrambi la testa, e per ritrovarla partirono a piedi fino ai piedi di un monte. Ma poiché non sopportavano perdere, persero anche le staffe e quelle non le trovarono ai piedi di nessun picco, ma a picco in fondo ad un mare pieno di pesci martello, spauracchio dei grilli parlanti, loro lontani cugini. Per avvertire questi ultimi del grande pericolo, fu inviato come messo proprio il signore dell’inizio, che partì senza fiatare saltellando come un grillo. Se un grillo per la testa, per i piedi o per le sopracciglia, proprio non saprei dire. 

la chioma di berenice



Mentre pensavo al colore rosso,
sono caduto dentro ad un fosso
e per provare a tirarmi fuori
mi sono aggrappato alle foglie dei fiori.

Ma questi fiori mi hanno portato
a capofitto nel cielo stellato.
Certo col sole del primo mattino
ora avrei preso un bel colorino, 

invece è stato la notte di ieri;
se avessi avuto diversi pensieri,
avrei agguantato qualche radice
o anche la chioma di Berenice.

Ma Berenice cippirimerla,
prende la mira, tira una sberla, 
Quindi ti dice “mica son sorda,
ti serve aiuto? Chiedi una corda!”

Questo mi non è successo davvero,
perché a quell'ora volavo nel cielo,
invece è accaduto, per paradosso
al mio compagno vicino di fosso!



lunedì 18 giugno 2012

il mal di plancia


IL MAL DI PLANCIA

C’era una volta una barca con il mal di plancia. Poiché se ne lamentava parecchio, scricchiolando a poppa e a prua, l’equipaggio impietosito andò a cercare un dottore. Del dottore, però, non c’era neanche l’ombra. Una delusione, perché almeno nell’ombra ci speravano. Ma niente.
Così pensarono di contattare almeno un dotto re. Questo era un po’ più semplice, perché lì vicino c’era una sala da re, dove di re se ne trovavano a iosa. Giangerolamo, che non era che un mozzo, ma aveva preso la cosa molto a cuore, non aveva però la più pallida idea di come distinguere un dotto re da un re con una normale cultura o peggio ancora, da un re del tutto ignorante.

A CACCIA DI IDEE

Per farsi un’idea meno pallida, provò a metterne una al sole, anche se prima dovette scovarne una, dato che, ricorderete, in principio non aveva neanche quella. E anche scovarla non fu facile, poiché dovette sfilarla da sotto una gallina per niente condiscendente.
Una volta ottenutala, si fece un po’ prendere dallo zelo e la piazzò al sole di mezzogiorno, con l’autoabbronzante e senza un briciolo di protezione, così che scoprì verso sera di aver fatto bel un pasticcio: abbronzata com’era, la sua idea non era per niente chiara. In compenso il pasticcio era il suo piatto preferito, e si fece una gran scorpacciata anziché pensare a una soluzione.
Fortuna che la soluzione venne da sé, perché l’idea, che a dirla tutta era un po’ scapigliata, sentì un impellente bisogno di ordine e si tuffò in un secchio di brillantina col solo scopo di farsi la riga di lato.

FINALE LIGURE (erano attraccati lì!)

Così facendo, divenne un’idea sensazionalmente brillante, e diede a tutti preziosi suggerimenti:
riguardo alla barca, chiarì all’istante di dimenticare re di sorta, la cui saggezza si sarebbe conosciuta solo dopo molti anni di governo (il re di Sorta se la prese un po’, perché regnava su Sorta da parecchio e gli pareva di aver fatto un buon lavoro).
Il mal di plancia passò dopo verniciata e una bella festa sul molo, che diede alla barca buonumore sufficiente per navigare ancora molti anni senza scricchiolii.
Quando la barca infine partì, Giangerolamo guardava assorto verso riva e un raggio di sole brillava nella direzione del vento.

domenica 17 giugno 2012

la spilla Camilla


Conosco Camilla
è solo una spilla,
ma vi giuro, brilla
come una scintilla.

C’è pure uno spillo
di nome Camillo,
mi spinge ed oscillo
che sembro un birillo.

Le vuole cantare
il sole ed il mare,
ma nella capocchia
un po’ si impastrocchia.
Perciò l’altro dì
cantava così:

“Camilla sei bella
come una stella
in una padella,
tranquilla però
non ti cuocerò!”

“Camilla sei brava
come una rava,
ti mangerò?
Certo che no!
(Magari ti assaggio
nel mese di maggio
ma giusto un pezzetto
e poi te lo rimetto)”

"Camilla sei bionda
Come una fronda,
e con una fionda
dall’altra sponda
del fiume Po’
ti lancerò.
(dall'altro lato
ti prendo al volo,
e se ti manco
rimango solo)"

Camilla lucente
ho il tartaro a un dente
ma per te giuro
che me lo curo
(vedrai che bello
dopo il dentista
passo il casello
e mi metto in pista)”.

Camilla all’inizio è un po’ orripilata
A ritrovarsi così corteggiata
ma poi brillando, vede un po’ meglio
che Camillino la ama sul serio
(che non è un fiume, ma grande amore
partono insieme, tra poche ore).