sabato 25 febbraio 2012

lo zapping sui piedi


Alle 4 c’è una trasmissione che parla delle sette, ma alle 7 c’è una trasmissione che parla delle quattro;
tra sette e quattro si sono fatte le 11, e l’annunciatrice espone i programmi di oggi:
“Alle 4:07 voglio vedervi tutti in soggiorno e, se è un soggiorno abbastanza grande, la mamma accenderà il canale di Suez!”
Alle 70:40 una replica interplanetaria della trasmissione andrà in onda tra il capo e la coda del signor Xciop del pianeta Xcip, dove le giornate sono di 114 ore. Non ve la perdete!"
Se la vostra televisione fatica a vedere il canale, la pubblicità ha messo in palio un viaggio orbitale: dall’occhio destro all’occhio sinistro del signor Mario, giro della boa e ritorno indietro in volata.  
Su radio Ulna, che trasmette dalla luna, incomincia alle 8 un programma su un biscotto, alle 8 e venti uno che parla di un biscotto e quaranta (purtroppo il mio biscotto è avanti venti minuti) e alle 7.40 un programma che parla di tasse: sono sempre di più quelle che si innamorano dei furetti, i tassi sono gelosi e alcuni, dalla rabbia, sono arrivati alle stelle. I parenti delle tasse storcono il naso all’inizio, ma in fondo sanno che non conta altro che la felicità delle loro bambine.
Alle 15 in punto, cioè l’ora di adesso, un ago di pino (che pino cercava da tempo) suggerisce che quello che c’è qui fuori, anche se non si sa che stagione sia, ha la forma della primavera e sarebbe il caso di uscire.
E se una forma di primavera è troppa, sono certo che in molti negozi ne vendano fette sfuse. 

giovedì 23 febbraio 2012

agitare bene prima di pensare


Una scatola di scale, non è facile da scalare. 
Ben più semplice sarebbe usare le scale che sono al suo interno, ma,
trattandosi di un’offerta a scatola chiusa, non è dato di aprirla prima dell’acquisto.

“Chi sa risolvere questo problema?”, chiese il professore di Scatoleria applicata.
La classe si sbizzarrì: entro pochi minuti, decine di idee iniziarono a affollare i banchi rimbalzando qua e là con un tale disordine che, per evitare che le idee bighellonassero all'aria senza padrone e il professore non sapesse più a chi dare i voti, si dovette ricorrere a delle scatole: ogni studente ne aveva una con dentro in bell'ordine le sue pensate, e il professore girava tra i banchi sbirciando di tanto in tanto dai coperchi e annotando qualcosa sul suo libretto. 
La campanella dell’intervallo, tuttavia, annunciò proprio in quel momento la possibilità di fare merenda e, come di consueto, i bambini iniziarono a saltare gridando di gioia.
L'ordine non si mantenne per più di pochi istanti: in un battibaleno le scatole degli studenti si confusero con la scatola dell’esempio, con il risultato che, chi avesse voluto trovare le scale per andare al secondo piano, avrebbe dovuto cercarle in un mare di idee, nel quale si sarebbe certamente smarrito dimenticando non solo di salirle, ma anche di scenderle per tornare indietro.  
Se ciò non bastasse, arrivò in quel momento la signora Beppina, che dopo avrebbe dovuto pulire, e vorrei non dover dire che, alla vista di un simile soqquadro di pacchi e pacchetti, le girarono parecchio le scatole. 
Mancava solo quello! Prese dall’euforia del girotondo, tutte le scatole presenti iniziarono a roteare, prima con prudenza, quindi selvaggiamente finché alla fine, si aprirono di colpo!
Cosa successe?
Tanto per cominciare le scale tornarono finalmente al proprio posto, ma nella fretta ci si accomodarono al contrario, così che salendo si arrivava in giardino.
Ma quello non era niente, perché le idee erano finalmente tutte libere! A quelle per risolvere il problema di Scatoleria, che comunque poche non erano, mille altre se ne aggiunsero, nate da un secondo con l'altro dal baccano, dalle risate e dalla giornata di sole: saltellavano sopra le teste, scendevano le scale fino a volare in cielo e rimbalzavano tra i nasi e le caviglie. Chiunque poteva prendere quella che più gli piaceva e mettersela all'occhiello, o raccontarla a chi faceva fatica a vederla, o persino portarla al professore, che però ormai non dava più voti a nessuno. Tra tutte, ne risplendeva una in particolare, su cui si leggeva: "Divieto assoluto di inscatolaggio di idee, pensieri e fantasie di genere!"

l'arte del perder colpi


Ho un amico che perde colpi e mai più li ritrova.
Poco male, giacché ho un altro amico a cui era quasi venuto un colpo, e quando l’ha perso si è sentito assai meglio di quando l’aveva trovato. 
Il bilancio del perder colpi costituisce in effetti un’importante questione e andrebbe compilato con perizia, prima di prendere qualunque decisione. 
Perdere i colpi, ad esempio, significherebbe finire le guerre prima ancora di iniziarle: senza neanche un colpo, si potrebbero sparare soltanto delle assurdità – come la stessa guerra, d’altronde – a cui i soldati dovrebbero fare posto abbandonando le trincee. 
Certo non si potrebbero fare troppe cose in un colpo solo e si dovrebbe tornare a farle una per volta. Rimanere colpiti da un splendido paesaggio diverrebbe meno semplice, ma si potrebbe comunque restarne incantati, o sorpresi, o stupiti. 
Voi dite che ne varrebbe la pena?


mercoledì 22 febbraio 2012

il mondo in un cappello


C’è chi le chiama rime a casaccio, 
ma sono a casa e tante ne faccio,
ne faccio tante che sembran cento, 
danzano e corrono come il vento. 
Il vento soffia sui tuoi capelli, 
sono ogni giorno sempre più belli,
lunghetti e corti come l’erbetta, 
muovon le sorti della barchetta, 
è la barchetta dei desideri, 
li esprimi e in fondo non sono seri, 
serio davvero è solo il sorriso, 
che poche volte viene deciso, 
lo scovi in giro in mezzo alla gente, 
o a una storiella divertente,
lo vedi nel sole che investe le foglie, 
nel caro spazzino che le raccoglie,
in fronte al bambino che appena nato, 
non sa ancora bene che il mondo è fatato, 
con mille folletti e pace e colori, 
che più ti distrai più ne vengono fuori,
rose e violette dal fiero cappello, 
ma il prestigiatore non fa solo quello, 
lui tocca gli sguardi per farli danzare, 
per farli nuotare nel cielo e nel mare, 
nell’ombra e nel sole di un fiato sospeso,
ma il vero tesoro non viene compreso, 
ha poco a che fare con trucchi e magia, 
ma è solo la gioia, la tua e poi la mia. 

martedì 21 febbraio 2012

il pescatore di albicocche


Un giorno, un pescatore di albicocche, incontrò un albicoccatore di pesche.
I due fecero subito amicizia e, per ogni albicocca che pescava il primo, il secondo tentava di farci un’albicoccatura magnifica, ma mica ci riusciva! Difatti era un albicoccatore di pesche, non di albicocche.
Un saggio passante fece loro notare che, più stupido che albicoccare un’albicocca, che era già un’albicocca, poteva esserci solo albiccoccare un mango, o un mandarino, che erano così buoni così come nascevano. 
Non parlò delle pesche, ma l’albicoccatore ci fece una bella riflessione e, dopo averne parlato con il suo amico, cambiò la sua professione in lanciatore di coriandoli.
Ne lanciava una manciata ogni volta che l’altro pescava un’albicocca, così che, mentre la mangiavano, tante altre ne arrivavano attirate dai colori luccicanti. 

sabato 18 febbraio 2012

la mosca al naso


Un giorno, un abilissimo scalatore, arrivò in cima alla montagna più alta dell’intero continente di Sperlunia.
Soddisfatto per la grande impresa, decise di concedersi un gustoso mandarino. Per via della dieta, ne consumava al giorno soltanto uno SPICCHIO. Immaginate la sorpresa sulla sua faccia quando, aperto il sacchettino della frutta, si accorse di essersi per sbaglio portato via un PICCHIO!!!
Oltre a lasciarlo a pancia vuota, il volatile si dimostrò molto pretenzioso: voleva una giacca a vento, perché quella non era una temperatura adatta a lui, abituato al clima ben più mite della Picchide, dove era nato e cresciuto.
Corricchio Di Lena (ecco qual era il nome del nostro scalatore), che, oltre ad essere un alpinista coi fiocchi, era un ragazzo mite, gliene ricavò subito una dalla copertura della borraccia.
Picchio della Girandola (indovinerete da voi a che volatile mi sto riferendo), non parse però affatto soddisfatto: mancava il cappuccio, il colore non si intonava con il suo piumaggio, inoltre non vedeva traccia di un passamontagna in grado di contenere il suo becco, che  – a suo dire – era tutt’altro che un becco qualunque: la scorsa primavera gli aveva regalato la vittoria nella gara verticale di “Picchiettamento in picchiata”, che era lo sport nazionale della Picchide (gufi ed allodole, in verità, sostenevano vi partecipassero soltanto picchi un po’ picchiati).
Corricchio cercò di farlo ragionare: anche volendolo accontentare, non era mai stato un asso all’uncinetto e il suo lavoro non sarebbe stato all’altezza di un becco tanto prestigioso.
Ma Picchio Della Girandola era incontentabile. Si lamentò, gridò, sbatté ancora i piedi e infine picchiettò gli scarponi del nostro scalatore fino a che non raggiunse la caviglia. Così che a Corricchio, che sì era bravo e buono, ma aveva le caviglie sensibili, saltò veramente la mosca al naso.
A questo punto, successe una cosa importante:
proprio mentre Corricchio stava per mettersi a gridare, la mosca scese inaspettatamente dal suo naso e iniziò subito a legare con De Picchis.
Poco dopo, sembravano amici da una vita, l’una ronzando all’incontrario sulla testa del primo, l’altro incidendo disegni spassosi sulle cortecce degli alberi.
Per la gioia di quell’incontro inaspettato, De Picchis dimenticò all’istante il freddo, la gare e tutte le sue strane pretese.  
Di fronte all'evidenza dei fatti, anche a Corricchio passò subito il dolore alla caviglia: si posò entrambi sul cappellino e prese di buon passo la strada di casa.
Insieme, si raccontarono un mare di barzellette, alcune tanto buffe che Corricchio doveva fermarsi a riprendere fiato anche se andava in discesa. Dalle risate, le montagne splendevano come non le aveva mai viste in tanti anni di scalate.

venerdì 17 febbraio 2012

attenzione caduta lettere


Un giorno, nella città di Crema, successe uno strano fenomeno. Prima che si potesse iniziare a dire bah, le iniziali delle parole iniziarono a cadere come la pioggia.  
Bisogna dire che di alcune non si sentì neanche il rumore, ma altre, ragazzi, fecero veramente dei pasticci.
Chiedetelo ad esempio al signor Marco che, mentre si grattava una SPALLA, la vide rotolare per terra rimbalzando come una vera e propria PALLA. Impiegò tutto il pomeriggio a rimontarla, e per via della S mancante, dovette consumare mezza confezione di scotch da pacchi.
Ma non è ancora niente. I negozianti di calzature, con le facce tutte preoccupate, si agitavano nei negozi di animali cercando del cibo per pesci: tutte le SCARPE in vetrina erano diventare CARPE, e ora rischiavano di soffocare!
Luigino (che, risolto il problema dei conti, si stava dedicando alla geometria) stava disegnando un angolo RETTO quando si ritrovò con un angolo di un ETTO, di cui non sapeva proprio che farsi. Immaginate come avrebbe potuto spiegarlo alla maestra!
Chi mangiava una mela e stava per buttare il TORSO, rischiava di trovarsi di fronte a un ORSO, guadagnandosi uno spavento che valeva doppio e anche triplo.
E a proposito di triplo, non mancarono i casi di cadute doppie, con effetti che non vi lascio immaginare, ossia:
Tommasino, che se ne stava semplicemente andando a SPASSO, dovette fermarsi quasi subito perché scoprì di avere a disposizione un solo PASSO! E mentre stava ancora decidendo con che gamba farlo, ecco che aveva solo un ASSO, e neanche tre amici ed un tavolo per giocarselo alle carte!
Altri casi furono meno drammatici, ma altrettanti strani:
il cantautor Cordonio Fermanote, ad esempio, si esercitava a suonare il FLAUTO quando, da una nota all’altra, lo strumento sparì lasciando spazio a un LAUTO pasto. Ma non fece in tempo a sedersi a tavola che era svanito anche quello, lasciandolo comodamente adagiato su un AUTO. Però quell'auto andava che era una meraviglia: ci girò tutta la città all’andata e al ritorno, e diede anche uno strappo al bar a Tommasino, che poté finalmente giocare il suo asso e divenne campione regionale di scopone.