È la storia del borlotto,
che guardava sopra e sotto,
che guardava anche di lato,
salutava suo cognato.
Suo cognato era un pisello,
che sostava in un bacello,
ma indicava con la destra
dove stava la minestra.
La sinistra invece, è chiaro,
soppesava quel che è amaro,
come un foglio di radicchio,
o il mio umore se ti picchio.
E fu un picchio fortunato,
di minestre interessato,
che ingoiò così, bel bello,
il gentil messer pisello.
Non contento, proseguì
e il borlotto lasciò lì,
separando in quel frangente,
il fagiolo dal parente.
L’avventura del borlotto,
di lì a poco, bello cotto,
proseguì senza saluti,
ma con suono di liuti,
ma in memoria del parente
(or nel tubo digerente)
il borlotto ancor si adopra
a guardare sotto e sopra.
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