domenica 23 dicembre 2012

La scarlattina


Oh povero povero Marietto malato!
Si è preso la scarlattina?
Ma come? Ma quale? Ma quando?
Era una scarlattina di coca cola, l’ha bevuta e si è ammalato, l’ha tirata sulla testa e ha tirato su la testa, per vedere se la testa che aveva mirato effettivamente l’avesse presa. Macché.
Per la delusione Marietto si è ammalato ancor di più, che è molto più che ancor di meno.
Perché non attaccasse il suo malanno a tutta la scuola, gli hanno cercato una varicella di isolamento, ma vedete da voi che così facendo le cose non hanno potuto che peggiorare.
Fortunatamente, Marietto aveva con sé varie chiavi, con cui ha aperto la porta della varicella e si andato a prendere una boccata d’aria. Dopo averla presa, però, non se l’è messa in tasca, non l’ha portata a casa e non l’ha conservata per farla odorare ai suoi amici. L’ha respirata e l’ha restituita al mondo con un’espiro di gioia, così che tutti potessero godersela. Ed è così che è guarito del tutto. 

venerdì 21 dicembre 2012

I prossimi alberi

Una volta il signor Rossi era in ritardo e piantò la macchina nel primo buco che trovò libero. 
Il primo buco era in campagna, e il signor Rossi, uscendo dal suo appuntamento, trovò l'automobile non solo assai più radicata di prima, ma anche sul punto di sbocciare. Il suo motore, adesso, andava a nuvole e il volante non si girava più, ma mica per un guasto: era puntato nell'unica direzione in cui era tempo di muoversi, e questa direzione era il cielo.

mercoledì 19 dicembre 2012

Un popo' di oca


Un tamburo di burro,
per gli amici un tamburro,
vide un popo’ di oca,
per gli amici un po’ poca.

“Sarai pure abbondante,
eppur mica bastante!”
Dice il primo e sghignazza
da di dentro a una tazza.

“Sono poca, mi dici,
ma è perché ho tanti amici!”
gli risponde l’ochetta,
mentre canta e cinguetta.

Così guarda l’amico,
ma lo guarda e non sa
se lo chiede, vi dico,
come si suonerà.

Per suonarlo ha comprato
un cucchiaio d’argento,
lo vendevano a rate,
ne ho pagate duecento,

ieri mancava un euro,
oggi uno più uno
e se il sole lo scioglie,
non lo suona nessuno. 

martedì 18 dicembre 2012

I fiaschi per fischi


Ho un amico che prende fischi per fiaschi. I fischi li compra al mercato dei fischi e ne infila tre a fiasco. Per ogni fiasco, ossia un fischio che casca o comunque salta il fiasco (o salta il pasto, ma magari avrà più appetito per cena), non si perde d’animo, ma anzi ci si trova. Per farlo, si fissa allo specchio e si dice: “Ti trovo d’animo, bravo!” e si dà una pacca sulla spalla girando su se stesso.
Una volta si è confuso e, invece dei fischi per fiaschi, ha preso fiaschi per fischi, ossia dei fiaschi dentro cui soffiare per fare dei fischi. Così ha scoperto che, con un fiasco per fischi, può ammortizzare un fischio per fiasco ogni due fischi, perché uno lo fischia già dentro e così può evitare la fatica di infilarcelo.
Con questo sistema risparmia un giorno all’ora e, anziché metterlo in banca, lo regala a tutti quelli che passano, a volte con un sorriso, a volte con due, a volte dando una mano con entrambe le mani.

lunedì 17 dicembre 2012

Che cos’ho nel piatto


Ho nel piatto un piattello, 
un formaggio di pesche,
una mucca, un secchiello,
quattro bionde tedesche,

quattro piatti di arance,
cinque tondi di carta,
un orecchio, due guance,
un sorriso, zia Marta.

Se la zia mi fa cenno
Che laggiù c’è una festa,
dico, mica tentenno!
E mi tuffo di testa.

E così dentro al piatto
troverete un caffè,
un diamante scarlatto
e per giunta anche me! 

domenica 16 dicembre 2012

Il sommario


C’era una volta un sommario che si chiamava Mario. Giorno e notte diceva: “Sommario!”.
Gli rispondevano i capitoli, le terzine e le quartine (anche le quintine, quando qualcuno le scriveva):
“Lo sappiamo che sei Mario, ma che ce lo ripeti a fare?”
In realtà Mario il sommario viveva in un sussidiario, che non era il diario di Sussi, cugina di Sissi la principessa che aveva frequentato la quarta declinazione durante la fanciullezza, ma proprio il sussidiario su cui studiano i bambini a scuola.
In quel sussidiario spiccava, forse per il colore, il capitolo di Geografia, in particolare quello sui fiumi del mondo di pagina 36. Tra questi scorrevano il Rio delle Amazzoni, il Rio Bravo e il Rio Meno Bravo, ma in Compenso Tanto Buono.
In realtà il sommario, che era un ecologista, proponeva di sommare il corso di tutti i fiumi del mondo per ricavare un sacco di energia elettrica. Dove mettere questo sacco e chi si sarebbe sentito di maneggiarlo, non si sapeva ancora, ma intanto, ogni volta che leggeva un fiume gridava: “Somma-rio!” e si immaginava i corsi d’acqua che confluivano ridendo, dandosi schiaffoni di gioia e dissetando il cielo e la terra.
Non lo hanno capito i capitoli, che al massimo potevano capitolarlo, ma decisamente non era quello che lui aveva in mente. Non lo capivano le quartine, le cinquine e le tombole, che avevano fatto un capitombolo incontrandosi quasi per caso con i capitoli che capitolavano inavvertitamente da quelle parti e con cui ci scappò comunque una bella chiacchierata.
Lo capì però molto bene il sussidia-rio che, non solo - contenendo tutti - convinse gli altri uno a uno, ma riuscì anche a trovare una speciale sovvenzione per il progetto.

giovedì 13 dicembre 2012

Il piccione impiccione


C’era una volta un piccione un poco impiccione. Impiccia che ti impiccia, andò a impicciarsi di un picciolo. Non era un picciolo qualunque, ma un picciolo piccino picciò. Così scoprì che il picciolo era un poco impacciato, forse per via delle sue dimensioni, e stava sempre appiccicato a una simpatica mela che le dava sicurezza. Dove il picciolo mettesse questa sicurezza, noi non lo sappiamo dire, ma magari lo sappiamo cantare; il piccione invece no, perché chi pensa sempre a impicciarsi, difficilmente troverà il tempo di fare tante cose allegre.