sabato 21 luglio 2012

il mulino a tempo


C’era una volta un mulino, ovvero un mulo piccolo piccolo, ma con delle pale enormi. Erano così grosse e pesavano così tanto, che il piccolo mulo scrisse una raccomandata spiegando al Ministero dei muli da giardino che lui non se la sentiva di andare avanti per molto a fare il mulino.
Per uno strano errore, tuttavia, la busta non arrivò al ministero, ma al MINISTEREO che stava sulla mensola: era così piccolo, pensate, che la musica intorno si sentiva a malapena, ma quantomeno non aveva pale giganti da sostenere! il ministereo fu molto comprensivo e rispose al mulino che, per quanto lo riguardava, poteva smettere già dalla settimana successiva.
Per qualche giorno il nostro eroe rimase così un mulino a tempo, ma la domenica stessa si trasformò in un robusto muletto, che trasportava energicamente pale, pali, polli, palle e ogni altro peso ci si potesse immaginare.
Fu una fortuna: poco lontano, dove molte case erano cadute dopo un furibondo terremoto, il nostro muletto trasportò la bellezza di centoquattordicimila mattoni, finché non fu ricostruito l’intero paese. 


il mulino


Viaggiavo su un mulo,
ma proprio un mulino,
mi sento un po’ matto
sarà che è mattino.

Sarà forse un caso?
Di certo un casino!
Non so se era Pinco,
di certo Pallino!

giovedì 19 luglio 2012

le scarpe di Marietta Polpetta


Questa è la storia delle scarpe di Marietta Polpetta, una donnina niente male, che amava i tacchi e i vestiti eleganti, ma che aveva il piede piccolo piccolo (anche l'altro: li aveva piccoli tutti e due).
Sotto le sue scarpette un tacco intero non ci stava e così, dopo aver provato con una cannuccia per l’aranciata, uno stuzzicadenti, lo stelo di un girasole, sempre senza successo, il gran calzolaio di Cannonate Brianza annunciò con fare declamatorio che l’unico tacco possibile per simili calzature dovesse essere un tacchino. 
Non confondiamoci, andare bene è sempre un concetto relativo, infatti i tacchini (erano due, proprio come le scarpe e come i piedi) erano molto prodighi di lamentele, sostenendo che desse loro impiccio non tanto il peso di Marietta Polpetta (che era una donnina esile, lo avrete capito da voi), quanto il fatto di non prendere mai il sole sulla testa. 
In compenso bisogna dire che i tacchini ai piedi davano alla signora Polpetta un aspetto molto slanciato, rendendola piuttosto soddisfatta. 
Volete sapere come finì la storia?
La voce si diffuse e, si sa come vanno queste cose, di due tacchini interi che si diceva avesse ai piedi all’inizio, presto non rimasero che un paio di alette, cosicché la voce di una donnina con le ali ai piedi fece rapidamente il giro del cielo e della terra.
Proprio l’altro giorno un certo Mercurio, che in quel momento aveva i sandali dal veterinario, gliele chiese in prestito e credo che dovrebbe rendergliele dopo l’estate.
Per questo se in pieno agosto, dalla spiaggia, vedete un ragazzo volteggiare sopra le onde con la faccia di uno che ha un messaggio importante per chissà chi, lasciate stare la faccia e controllate, invece, che non abbia ai piedi le scarpe di Marietta Polpetta. 

mercoledì 18 luglio 2012

l'autostrana


Viaggiavo per la strada,
ho incontrato un casello
che era come una casa,
ma con poco cervello.

Il cervello rimasto,
lo ha saltato una rana,
senza troppo contrasto,
imboccai un’AUTOSTRANA,

che è come un’autostrada,
solo, tanto diversa,
esempio: se esci a Praga
puoi trovarti ad Anversa!

Per dar maggior risalto
a un bel bosco di faggi,
invece dell’asfalto
c’è il sole coi suoi raggi.

Se abbassi il finestrino,
entra l’acqua del mare;
se vedi lo zio Pino
mica può conversare!

Difatti dice: “oh bella!
c’è la manutenzione!
Lucida quella stella,
canta quella canzone!”

“Dico! Ma niente strada?
Non sente la mancanza?”
La fretta non mi aggrada:
rimango qui in vacanza!

la piastrella


Ho sognato una piastrella,
molto lucida e anche bella,

per il canto non ha orecchio
ma ha ambizioni come specchio:

rifletteva il rubinetto,
che scorreva in un cassetto,

rifletteva il lavandino,
dove sguazza un pesciolino,

rifletteva anche il bidet,
ma non so come e perché.

E la cosa un filo strana,
come parve a chi la lesse,

fu che ognuno rifletteva
sul perché lei riflettesse.

lunedì 16 luglio 2012

la storia


È questa la storia di un eroe molto antico,
si racconta da sola, nientemeno vi dico,
niente meno e nessuno, se vi piace di più,
non sostate lì sotto, ma piuttosto quassù.

Da quassù lo vedete che non siete di meno,
se vi date la mano, in un battibaleno,
si è percorsa la storia, l’avventura più antica,
ma è una storia di oggi, una storia tua amica. 

la ceramica


Questa è la storia di una ceramica, che però non c’era mica. Fortuna che, quando c’era, ci era amica e questo ci metteva molta serenità. Era una ceramica veramente gioviale: non era solo amica nostra, ma anche della cera. 
A volte, quando la cera faceva tardi alla sera, affidava alla ceramica il cerino, che a quei tempi era solo un bambino ma che si accendeva di gioia appena la mamma tornava a casa.
Per festeggiare, il cerino saltava in braccio alla mamma, che per ringraziarla saltava in braccio alla ceramica. La ceramica allora prendeva la forma di un suadente piedistallo, la cera si stiracchiava diventando una lunga e gentile candela e il cerino, che proprio in quel momento baciava la mamma sulla punta dello stoppino, illuminava tutta la stanza di una luce speciale.