Molta gente, cosa frequente, se dice non mente, se parla non
sente. Se sente borbotta, che barba Carlotta, ma allora barbotta, col botto che
botta. Se batti, rimbrotti, se abbatti ti sbatti, se sfratti non sei carino con
lei, lei che ci teneva, dai povera Eva, che paga l’affitto su un conto in
Egitto, peccato non tuo, ma suona in un duo, e a te che serviva, la guardi è
giuliva, che è Giulia che saliva, o Giulia in un oliva, o Olivia che partiva.
Allora pronti via, veloce chi tu sia, verdastro il cioccolato su cui il prato è
passato, è verde guarigione, verdone parigino, se poi Gino non pari, magari un
formaggino, che è Gino per la forma, ma solo dal di fuori, se invece lascia un
orma, ci pianterò dei fiori, poi tu li passi a Gino, ed ecco un passeggino, se Gino
è un po’ più saggio, ci scapperà un passaggio, se Gino è più malato, mi mangerò
un passato, peccato che il presente è assai più divertente.
Il blog di Filastrocche su misura. "Sbagliando s'impara è un vecchio proverbio, il nuovo potrebbe dire che sbagliando s'inventa" [G.Rodari]
giovedì 21 giugno 2012
mercoledì 20 giugno 2012
i grilli per la testa
Un giorno, un signore che aveva molti grilli per la testa,
decise che era stufo e si recò in un negozio di grilli per vedere se riusciva a
farseli cambiare con dei grilli per i gomiti, o magari anche per i piedi (l’idea
dei grilli da piede lo solleticava parecchio, ma se anche pare ecchio, non si
sai chi poi sia veramente).
Il negoziante fu molto gentile e, poiché il signore si era
presentato con un amico, diede loro un grillo a testa, ma da piede.
Per essere sicuri che i grilli nuovi non gli mettessero i
piedi in testa, li testarono in uno speciale testa a testa, dove il primo
grillo che dai piedi passasse in testa, perdeva. Come potesse perdere chi
passasse in testa, fu duro spiegarlo ai due grilli, che erano molto competitivi.
Alla fine persero entrambi la testa, e per ritrovarla partirono a piedi fino ai
piedi di un monte. Ma poiché non sopportavano perdere, persero anche le
staffe e quelle non le trovarono ai piedi di nessun picco, ma a picco in fondo
ad un mare pieno di pesci martello, spauracchio dei grilli parlanti, loro lontani
cugini. Per avvertire questi ultimi del grande pericolo, fu inviato come messo proprio il signore
dell’inizio, che partì senza fiatare saltellando come un grillo. Se un grillo per la testa, per i piedi o per le sopracciglia, proprio non saprei dire.
la chioma di berenice
Mentre pensavo al colore rosso,
sono caduto dentro ad un fosso
e per provare a tirarmi fuori
mi sono aggrappato alle foglie dei fiori.
Ma questi fiori mi hanno portato
a capofitto nel cielo stellato.
Certo col sole del primo mattino
ora avrei preso un bel colorino,
invece è stato la notte di ieri;
se avessi avuto diversi pensieri,
avrei agguantato qualche radice
o anche la chioma di Berenice.
Ma Berenice cippirimerla,
prende la mira, tira
una sberla,
Quindi ti dice “mica son sorda,
ti serve aiuto? Chiedi una corda!”
Questo mi non è successo davvero,
perché a quell'ora volavo nel cielo,
invece è accaduto, per paradosso
al mio compagno vicino di fosso!
invece è accaduto, per paradosso
al mio compagno vicino di fosso!
lunedì 18 giugno 2012
il mal di plancia
IL MAL DI PLANCIA
C’era una volta una barca con il mal di plancia. Poiché se
ne lamentava parecchio, scricchiolando a poppa e a prua, l’equipaggio
impietosito andò a cercare un dottore. Del dottore, però, non c’era neanche l’ombra.
Una delusione, perché almeno nell’ombra ci speravano. Ma niente.
Così pensarono di contattare almeno un dotto re. Questo era
un po’ più semplice, perché lì vicino c’era una sala da re, dove di re se ne
trovavano a iosa. Giangerolamo, che non era che un mozzo, ma aveva preso la
cosa molto a cuore, non aveva però la più pallida idea di come distinguere un dotto
re da un re con una normale cultura o peggio ancora, da un re del tutto
ignorante.
A CACCIA DI IDEE
Per farsi un’idea meno pallida, provò a metterne una al
sole, anche se prima dovette scovarne una, dato che, ricorderete, in principio
non aveva neanche quella. E anche scovarla
non fu facile, poiché dovette sfilarla da sotto una gallina per niente condiscendente.
Una volta ottenutala, si fece un po’ prendere dallo zelo e la
piazzò al sole di mezzogiorno, con l’autoabbronzante e senza un briciolo di
protezione, così che scoprì verso sera di aver fatto bel un pasticcio:
abbronzata com’era, la sua idea non era per niente chiara. In compenso il
pasticcio era il suo piatto preferito, e si fece una gran scorpacciata anziché pensare
a una soluzione.
Fortuna che la soluzione venne da sé, perché l’idea, che a
dirla tutta era un po’ scapigliata, sentì un impellente bisogno di ordine e si
tuffò in un secchio di brillantina col solo scopo di farsi la riga di lato.
FINALE LIGURE (erano attraccati lì!)
Così facendo, divenne un’idea sensazionalmente brillante, e
diede a tutti preziosi suggerimenti:
riguardo alla barca, chiarì all’istante di dimenticare re di
sorta, la cui saggezza si sarebbe conosciuta solo dopo molti anni di governo
(il re di Sorta se la prese un po’, perché regnava su Sorta da parecchio e gli
pareva di aver fatto un buon lavoro).
Il mal di plancia passò dopo verniciata e una bella festa
sul molo, che diede alla barca buonumore sufficiente per navigare ancora molti
anni senza scricchiolii.
Quando la barca infine partì, Giangerolamo guardava assorto verso
riva e un raggio di sole brillava nella direzione del vento.
domenica 17 giugno 2012
la spilla Camilla
Conosco Camilla
è solo una spilla,
ma vi giuro, brilla
come una scintilla.
C’è pure uno spillo
di nome Camillo,
mi spinge ed oscillo
che sembro un birillo.
Le vuole cantare
il sole ed il mare,
ma nella capocchia
un po’ si impastrocchia.
Perciò l’altro dì
cantava così:
“Camilla sei bella
come una stella
in una padella,
tranquilla però
non ti cuocerò!”
“Camilla sei brava
come una rava,
ti mangerò?
Certo che no!
(Magari ti assaggio
nel mese di maggio
ma giusto un pezzetto
e poi te lo rimetto)”
"Camilla sei bionda
Come una fronda,
e con una fionda
dall’altra sponda
del fiume Po’
ti lancerò.
(dall'altro lato
ti prendo al volo,
e se ti manco
rimango solo)"
Camilla lucente
ho il tartaro a un dente
ma per te giuro
che me lo curo
(vedrai che bello
dopo il dentista
passo il casello
e mi metto in pista)”.
Camilla all’inizio è un po’ orripilata
A ritrovarsi così corteggiata
ma poi brillando, vede un po’ meglio
che Camillino la ama sul serio
(che non è un fiume, ma grande amore
partono insieme, tra poche ore).
sabato 16 giugno 2012
Ambaraqualcosa
Ambaracociccibabbà
Se sto a casa non son qua
Se sto qua non sono al mare
Dove imparerò a contare
Perché il mare ha un’altra età
Ambaracociccibabbà
Ambarabacciccicoccò
Il dottore ha detto “oibò!”
È guarito alle ore sette
E ha trovato 3 civette
A far cosa non dirò
Ambarabacciccicoccò.
argo pollo
Ho un amico che è un impiastro,
il colore è un po’ olivastro,
se lo chiami parte a nastro
ma farà qualche disastro.
Il suo nome è Pollo Argo,
se non dorme va in letargo,
se è in letargo non è qui
e non ci dirà “buondì!”
Di cognome fa Argo Pollo
ride poi fino al midollo,
il midollo è un po’ allungato,
se dell’acqua ci ha versato.
L’acqua sta sulla credenza
e gli mette sonnolenza.
Quando dorme, perlomeno,
di pasticci ne fa meno!
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