giovedì 15 marzo 2012

la sposa in bianco


In via della Pausa Pranzo, le spose in bianco sono passate di moda. Però vanno molto quelle al sugo, oppure alle zucchine.
A inizio anno, poi, è scoppiata una vera passione per le spose integrali: molto meglio di quelle raffinate (chissà poi con che metodi) o dal gusto troppo delicato, che si confonde un po' con questo un po' con quello. Si è teso così a recuperare la semplicità ed i sapori schietti che sono alla base di ogni matrimonio ben riuscito!

martedì 13 marzo 2012

la nonna di beethoven


La nonna di Beethoven è sorda da un orecchio, ma con l’altro ci sente bene, purtroppo. Con tutta questa musica da camera, non riesce mai a uscire anche se c’è il sole. Quel suo nipote, sempre al pianoforte! E dire che lei, da bambino, gli aveva regalato delle maracas. Ma non c’è niente da fare, mica lo distogli da questa "musica moderna".
Dove saranno finiti i bei tempi in cui si sentivano semplicemente i cori di chiesa oppure la musica pop?
Se farà qualcosa di buono, questo giovanotto, non è mica chiaro. È anche vero che poteva andar peggio, già tanto che non si droghi, e poi ha uno sguardo così pieno di sogni, e gli vuole un bene ma un bene da matti, che lo voglia o no!  

viandando


Il viandante vianda, cioè va via.
Il viastante vi sta, ma se vi sta sulle scatole non è colpa mia. Io l’avevo presentato con cura e fatto tutto il possibile.
Ora fate pace, per l’amor del cielo, prima che viandi con il malumore e lo sparga senza accorgersene per tutte le strade.
Bene così, ancora un altro po’, stringetevi la mano, ora fate anche un sorriso dai, esatto, che spavento mi avete fatto prendere! Anche se in fondo potevo capirlo da lontano che, al di là del carattere, un cuore buono lo avete tutti e due. 

il nonnostante


Un volta, mentre contraddicevo garbatamente un tizio incontrato per strada, mi uscì per sbaglio, invece che un nonostante, un NONNOSTANTE.
Di preciso mi uscì dalla borsa, dove faceva troppo caldo. Uscì con la sua barba bianca color delle perle del mare. Era un NONNO magnifico. Essendo però uscito, non poteva più chiamarsi NONNO-STANTE. Si sarebbe dovuto chiamare, che so, Nonnuscito, o NONNANDANTE. E infatti andava che era un piacere: con uno zaino sulle spalle si era deciso a girare il mondo, e partì sotto i miei occhi con un sorriso cordiale da cercare sotto la barba. Era finito, per lui, il tempo della tracolla in attesa di improbabili errori di dizione!
Mentre si allontanava, diverse volte cercarono di ostacolarlo; poco prima della decima, di fronte al NONO OSTANTE, con un sol colpo il nonno ne fece una parola unica e me la restituì per il corretto inserimento nella frase.
Quella frase, però, l’avevo dimenticata da tempo. 
Chi di voi se la ricordi, anche se ha una dizione perfetta, dovrebbe ripeterla sbagliata: un nonno potrebbe sonnecchiare in una tasca e, ora che è quasi primavera, è arrivato il momento di liberarlo. 

venerdì 9 marzo 2012

il pelato immaginario


C’era una volta, tra capo e collo,
un uomo alto come un francobollo.
Forse per la sua altezza non distinta,
forse perché la giacca si era stinta,

si disse con un discorso proprio bello,
di non avere più neanche un capello.
Peccato che gli abitasse sulla testa,
un bosco intero e tutta una foresta!

Gli animali, con grande convinzione,
fecero coi capelli un minestrone,
convinti che una nuotata sopra un cranio
valesse più di un vaso di geranio.

Geranio era anche il nome di un bambino,
all'apparenza un poco birichino:
prese l’omino dalla parte giusta,
lo leccò e lo mise su una busta. 

mercoledì 7 marzo 2012

la maglia di Battipaglia


C’era un ragazzo di Battipaglia,
prediligeva il lavoro a maglia,
ma poiché presto arrivò l’estate,
con quella maglia, sai che sudate?

A volte contava fino a otto,
e in un torrone di panbiscotto,
rideva forte, come chi sbaglia
ma quantomeno ha tolto la maglia.

Venne l’estate, l’inverno e un pollo,
gli consigliò di allungarsi il collo,
una giraffa ne aveva troppo
perché lo allungava con lo sciroppo.

Ora che ha un collo di sette piani
non può coprirselo con le mani,
ma ha utilizzato una calzamaglia
quel ragazzotto di Battipaglia.

martedì 6 marzo 2012

un pensiero per volare


Ci siamo trovati pochi giorni fa, io e un gruppo di amici. Erano amici d’oro, che brillavano come la luce del giorno. Uno di loro, tuttavia, era un po’ cupo. Aveva un problema, e in questo problema ci si era impigliato in modo tale, che a risolverlo non ci riusciva.
Così ci siamo messi tutti d’impegno, e abbiamo cercato nel giardino dei nostri ricordi, sfogliando i petali di ogni fiore a caccia dei ricordi felici. L’idea era che, un petalo dopo l’altro, il problema si sarebbe visto da lontano e facilmente risolto.
Di ricordi felici, gliene abbiamo regalato uno ciascuno.
Vi dico il mio:
c’è un bimbo che ha due anni e mezzo precisi, una montagna di riccioli e due occhi che scintillano come la punta dell’arcobaleno.
Uno dei suoi giochi preferiti inizia prendendo la ricorsa e correndo per tutto il corridoio; in fondo al corridoio ci sono io, che siedo per terra a gambe incrociate spalancando le braccia. La corsa finisce con una risata matta, mentre lo abbraccio forte. A volte fingo di cadere all’indietro per il contraccolpo, così ride ancora di più; ma questo capita solo qualche volta.
Il gioco dura all’infinito, o finché non mi fanno male le ginocchia.
Quel piccolino ha a disposizione tutta la gioia del mondo, e la cede per un abbraccio che a te sembra minuscolo, ma forse a lui gigantesco.

Una storia bellissima, penserebbero i più gentili. Ma ora vi dico un segreto che dovete promettere di dire a tutti: questa storia non l’ho inventata, la vita è davvero così.