sabato 26 maggio 2012

storie di panche


C’era una panca di nome Franca,
e una panchina, la Guendalina,
sono lì ferme, ma con un balzo
prendono entrambe a giocare a rialzo.

Sulla panchina sopraelevata,
una capretta si era fermata,
di andare sotto non se ne parla,
quella capretta si chiama Carla.

Passa lì accanto una panchetta,
che come nome ha scelto Violetta,
come colore, quello del cielo
(ieri però si chiamava Consuelo).

Gioca a rialzo, non invitata
e perciò l’hanno squalificata,
ma la capretta ci si è seduta
e si è sentita ben sostenuta.

Così per fare un gesto d’amore,
ecco Violetta, cambia colore:
è diventata verde panchetta
ed è per gli altri una nuova amichetta.

anche le panche campano


Sopra la panca la capra la scampa,
uscendo fuori dalla sua banca,
si è riscoperta un poco in bolletta
perché ha pappato un quintale di erbetta.

Sotto la panca la capra salta
‘che si sentiva un po’ alla ribalta
Ma è poi così che ha pestato le corna
E un’altra volta non ci ritorna.

Sopra la capra la panca si crepa,
come se fosse fatta di creta,
con quella matta sotto che salta
voleva essere nata più alta.

Sotto la capra la panca è stanca
Con quel che pesa, suda ed arranca,
la capra scivola e pesta la testa,
può usare il prato per la sua siesta.

venerdì 25 maggio 2012

una storia da niente


Scusa ma c’è qualcosa lì?
Macché, niente di niente.
E Gianlucchetto, che era un tipo onesto e scrupoloso, decise che, oltre che a Cesare quel che è di Cesare, anche niente andasse restituito a niente in persona (forse il cugino di nessuno, come suggerì un gigante con un occhio solo e forse neanche quello).
Dunque partì alla ricerca di niente, per portargli almeno un po’ del suo niente e magari riceverne in cambio un po’ di niente da portare a casa e far vedere alla mamma.
Chiese indicazioni a qualche passante, ma niente!
Non chiese niente a qualcuno, ed ecco che la strada gli si spiegò. Per arrivare dal signor niente, doveva fare niente.
Attenzione però: perché fare niente è diverso da non fare niente.
Per non fare niente, basta non fare niente, ma per fare niente, è necessario fare qualcosa, cioè niente.
Forse sono sottigliezze, ma per il signor niente, che fortunatamente, non è scrupoloso per niente (o, come direbbe lui, è scrupoloso per niente), non cambia niente.
Dunque arrivò da niente, che a dirla tutta era un uomo da niente, nel senso che si trovava da niente, con la controindicazione che, siccome niente era lui, dovette per forza di cose diventare ubiquo. Da cui si potrebbe dire che niente è ubiquo, oppure che qualcuno è obliquo, oppure profondersi un ossequio, sempre che qualcuno di permaloso non si profenda, in caso chi si profonde non sia un profonditore professionista, ma magari solo un fessionista, cioè un esperto di fessi, amici tra l’altro di niente, che pare soggiorni per lunghi periodi nei loro cervelli.
Prima di tornare a niente, ricordo solo, per chi volesse mandare loro un saluto, che salutando un cervello, che è un cervo molto bello, non bisogna mai dimenticare di salutare anche la cervella, che è una cerva a manovella.
Dov’ero arrivato?
Ah sì il signor niente! Be’, riuscite a immaginare cosa disse, quando finalmente Gianlucchetto gli arrivò davanti e gli restituì fino all’ultimo quel che gli spettava?

giovedì 24 maggio 2012

il bottone


Un giorno, là  di sotto,
di colpo sento un botto,

ma il botto era piccino:
scappo con il bottino.

Facendo un sorrisone,
mi accorgo che è un bottone.

Ho l'aria un po' giuliva?
Vi giuro: mi serviva!

i bisanti


Trentatré trentini facevano il 730, tutti e trentatré tergiversando. Difatti, pagare le tasse non piace a nessuno. Non vi dico ai tassi, che sono animali tutti d’un pezzo. I bisonti, invece, sono animali in due pezzi: un onte e un altro onte, per un totale di un bisonte tutto intero.
Una volta, un onte che passava nei pressi di un armadio, fu confuso con un’anta, e insieme a un’altra anta si produsse una bisanta, che era una santa che pregava doppio: una volta per tutto il mondo e, intanto, senza neanche accorgersene, anche per se stessa.
Un tale obiettò che allora tutti i santi sono bisanti; un altro che forse lo stesso vale anche per le persone qualsiasi, quando vogliono bene davvero a qualcuno. E avevano ragione entrambi. 

mercoledì 23 maggio 2012

c'è salto e salto


Luca e i suoi amici, provarono a saltare, ma ci provarono invano. Fuori dal vano, invece, non ci provarono.
Il vano, in effetti, era sì comodo per scambiarci due chiacchiere, ma per saltare assolutamente non c’era posto. Le chiacchiere, in compenso, hanno divertito tanto Luca e uno per uno tutti i suoi amici,  che si sono persino dimenticati che avevano voglia di saltare. Per quella volta, quindi, saltarono tutti i salti che avevano in mente, però fecero tutti i salti che non avevano in mente, ma che scoprirono per magia: quelli della fantasia.

il Chilimangiarono


Alla falde del Chilimangiaro,
se la dorme zio Gennaro,

dorme sì ma a volte no,
e quel “no”, scherzando un po’

si è attaccato alle pendici,
manco fossero radici.

Ed il monte, diventò
il “Chilimangiaro-no”.

E perciò:

Chilimangiarono,
Non digerirono,
ma sopperirono
circa così:

saltando due salti,
spalando gli spalti,

leccandosi i baffi,
tirando due schiaffi,

ridendo per niente,
lavandosi un dente,

che, nato “canino”,
divenne un gattino.

E quel piccolino
farà da cuscino

per lo zio Gennaro
che dorme su un faro.

un faro o, se no,
sarà un faro-no

che so che piantarono
sul Chilimangiarono.