venerdì 23 marzo 2012

tra un buco e una ciambella (può nascere l'amore)


Non tutti i buchi escono con le ciambelle: quelli meno schizzinosi, anche con le ciambrutte o con le ciammedie. Queste ultime, che una volta si ritenevano essere delle pinte di ciambirra (da cui il luogo comune che siano tutte bionde), oggi sono state riconosciute cittadine a tutti gli effetti del comune di Ciambellide, dove, oltre alle ciambelle, si trovano un sacco di ciambellani che le accompagnano di qui e di là.  
Parlando poi di USCIRE, ai tempi in cui la monarchia andava per la maggiore, si intendevano gli USCI del RE (non per forza del re degli usci, ma anche di altri re). Mentre nell’accezione meno desueta, un uscio viene mediamente sostituito da una porta, sempre del re, da cui il verbo PORTARE.
Per questo, quei buchi che pensavano di USCIRE con le ciambelle, le possono PORTARE un po’ dove vogliono, magari di qui e di là, proprio dove le accompagnavano i ciambellani.
A questo punto, taluni potrebbero pensare a un dura faida tra buchi e ciambellani. Assolutamente no: lungo le assolate colline della Ciambellide, ciambellani, ciambelline, ciambrutte e ciamdiciamocheèuntipo (ma comunque a me piace) passeggiano insieme serenamente, come se fossero amici da una vita.

giovedì 22 marzo 2012

il vicino in erba


il mio vicino è sempre più verde, anche se il suo prato ingiallisce. Come fare?
Si potrebbe utilizzare il vicino per innaffiare, anche se, al senso comune, sembrerebbe più facile innaffiare il vicino. Ma se è già verde, che lo innaffio a fare?
Diversa situazione si avrebbe se il poverino fosse verde di rabbia, o di invidia.
In quel caso, si potrebbe pensare di utilizzare il giardino per innaffiare il vicino - purché da vicino, giacché le innaffiature a distanza lasciano sempre un senso di incompletezza. Utilizzando il giardino giallo, non siamo tuttavia certi che il vicino ne avrebbe un effettivo beneficio.
Per questo, ci siamo risoluti a sommergerlo con l'azzurro del cielo, le risate dei bambini e la luce del sole a strapiombo sul prato (che tra l'altro, farà certamente bene anche all'erba).
Per vestirlo, potremmo avvalerci di un mucchio di biancheria, ma anche di gialleria e di rosseria fiammante, così da non dimenticarci mai che con un poco di luce e dei colori, si può fare praticamente qualunque cosa.

l'occo chi?

Avevo un impegno ma mi è saltato, saltato dove non si sa, ma saltato come, quello sì: saltato come riso, che abbonda sulla bocca degli stolti, cioè quelli che non vengono tolti, ma messi. Messi dove? E lo chiedete a me? Forse nello stesso luogo dove il mio impegno è saltato, che io non conosco di certo. E voi?
Dalla regia (una regia assai nobile, una règia regìa) mi si fa inoltre notare che quelli sulla cui bocca il riso abbondava erano sciocchi, e non stolti.
Da cui una diatriba che prende 6 settimane e un albero di Natale (era stagione), su cosa distingua veramente uno stolto, cioè un messo, da uno sciocco, sulla cui definizione mi consento di aprire un’altra diatriba, ovvero una DIALTRIBA.
È infatti vero che, se un messo è probabilmente quello del re e immaginiamo debba abitare nella stessa reggia della règia regìa, lo sciocco resta un argomento meno noto. Al suo interno, troviamo degli SCI, che conosciamo tutti, ma anche un OCCO.
Su quest'ultimo, fondate ragioni ci inducono a credere che si tratti di uno oco (magari anche giulivo) appassionato di sci, la cui C si sia inavvertitamente sdoppiata durante l’impatto contro un albero; altri parlano di una rara specie di albero di un'isola del pacifico, il cui frutto è la OCE di OCCO. 
Ma si sente anche dire: 
Per stavolta, chiuderemo un occo
Occo per occo sessantocco
Molla l'occo!
Mi sono sbucciato un ginocco (e oltretutto neanche mi andava)

Vedete da voi che, sci a parte, i tipi di sciocchi possono essere molti, gli uni più simpatici dei dui. Anche i trei si dice siano gioviali e molto amici dei secondi. Difatti non c'è secondo senza primo, quantomeno se hai fame. Ma se la fame è tanta, si consiglia un primo al secondo per parecchi secondi e un totale di molti più primi di prima. 

mercoledì 21 marzo 2012

una pila di stelle


Un giorno un architetto, decise che un pilastro dovesse per forza essere un astro in cima ad una lunga colonna di stelle. 
“Potrebbe trattarsi” argomentò Renato “del pilo, felice sposo della pila, ritratto in un ignoto atteggiamento disdicevole (a volte capita, ai pili) che gli sia valso l’appellativo di pilastro”.
Il biprofessor Duetrestella, ipotizzò invece che le stelle andassero a pile, a volte sapessero di verdura, e il compito ultimo dell’astronomia fosse controllarne la durata residua ed eventualmente provvederle di batterie ricaricabili (quantomeno, attaccarle alla presa).
Nel dubbio, addobbarono la cima del pilastro con uno splendido vaso di fiori. Ci stava così bene che ci adornarono anche tutti gli altri, una finestra verde canarino e persino un signore che si era perso ricevette il suo vaso di violette e lo regalò alla moglie non appena ricordò la strada di casa.

lunedì 19 marzo 2012

un giro alla volta


C’era una volta una giravolta,
sembrava poca e invece era molta.
Sembrava messa e invece era tolta,
e cavalcava via a briglia sciolta.

Aveva un cugino, un calamaro,
sembrava un pollo ma era un somaro,
sembrava giallo e invece era verde
e andava via dove il cielo si perde.

Un terzo amico, un sottaceto,
soleva nascondersi sotto un tappeto
ma quando la scopa lo andava a scovare
filava via sulle tracce del mare.

EPILOGO

La giravolta girò un’altra volta,
e il calamaro fu un po’ più chiaro
il sottaceto si fece faceto
e neanche uno ritornò indietro. 

venerdì 16 marzo 2012

fuga in re fa sol la si


Sugli spartiti di Gigina Pianolina, non si capisce più un acca!
Il sol è andato al sol, perché era una bella giornata e non se ne parlava di rimanere in casa. Il la è andato là. “Ma là dove??”, tutti si chiedono, persino la mamma e il nonno Arcimatteo, che Gigina ha coinvolto per l’occasione.
Il fa non si sa cosa fa, mentre il re e il mi si sono sposati, divenendo dei magnifici remi per la barca dell’ingegner Pollacchieri che, almeno quando è al mare, non si spaventa mai.
Le è rimasto soltanto un do, e difatti è da tutto il pomeriggio che suona sul pianoforte solo quella nota (capirete perché la mamma e il nonno si danno tanta pena a cercare di acchiappare almeno un la), ma ormai si è stancata. Sapete che ne ha fatto? Lo ha lasciato a me. E io? Ovviamente ve lo do!

giovedì 15 marzo 2012

la legge del contrabbasso


Secondo la legge del contrabbasso, quando fai una cattiva azione, Michelino ti si presenta in soggiorno e ti suona per 8 ore il “Lamento in re maggiore dell’ascoltatore” con il suo contrabbasso di cristallo fiammante. Fiamma così tanto, che per non scottarsi ha rinunciato a suonarlo con l’archetto, e utilizza al suo posto una pinza da un etto. Una pinza ignifuga, si intende.
Delle lezioni che Michelino ha preso dal suo istruttore, Contrabbasso La Scuola, non ne ha ascoltata neanche una. Le pause per la merenda, invece, le ha seguite tutte con grande diligenza.
Quando vi si piazza nel centro del salotto con la sua pinza gialla tra le mani, mica potete alzarvi e andare via: rimarrebbe troppo male! Per questa ragione il suo pezzo di bravura viene ascoltato fino in fondo da tutti i malintenzionati del mondo.
Anche se si dice che le intenzioni non si dovrebbero processare, Michelino, che è molto sensibile, è in grado di mobilitarsi anche solo per un cattivo pensiero, come rubare la dentiera del nonno o fare lo sgambetto al vicino di casa per vedere se cade davvero.
In quel caso, non si fa in tempo a girarsi che ce lo si trova davanti che lucida la pinza e si prepara il bicchiere dell’acqua sul tavolo come se fosse un grande artista.
Nella sua innocenza è convinto che quella magnifica nenia, ascoltata fino in fondo, sia in grado di far sparire i cattivi pensieri con lo stupore con cui scoppia una bolla di sapone.

E se fosse vero?