domenica 27 aprile 2014

Il vento del Salento


Me ne andavo in mongolfiera
su una vecchia tiritera.
feci poi un giro di prova
su una tiritera nuova,

ero in volo sul Salento
quando un alito di vento
fu scambiato per canzone
con mia gran soddisfazione.

La cantai su un deltaplano,
finché il vento, su Milano,
saltellò cambiando verso
finché il cielo non fu terso.

Or che il cielo era pulito,
mi cercai un altro vestito,
e per classe e per bon ton,
indossai un bel carillon.

La mia stella


Il mio cuore è una fiammella
dolce e viva, dolce e bella,
è piccina ma fa luce,
per la terra mi conduce,

mi dà forza e tenerezza
e mi svela la certezza
che la vita ha una sorgente
che è nel cuore della gente,

mille fiamme in un istante,
fanno luce scintillante, 
mille raggi di una stella,
tra cui c’è la mia fiammella!

domenica 13 aprile 2014

Il poeta motore

C’era una volta il motore di un'auto,
che decantava dei versi di Plauto.
Tanto più forte l’auto filava,
tanto più in fretta li decantava.

Quando le curve erano tante,
si accompagnava girando il volante
e lampeggiava, con fare teatrale,
ad ogni incrocio il brillante fanale.

Ed il motore della faccenda,
è cosa strana, ma mica tremenda:
Plauto è un leone (il mio preferito)
e ogni suo verso è un potente ruggito! 

sabato 5 aprile 2014

Le due filastrocche


C’era una volta una filastrocchina,
che era carina ma tanto piccina,
si vide innanzi una filastroccona,
che era gigante però tanto buona;

insieme han fatto una bella matassa
e danno baci alla gente che passa!
Importa poco se grande o piccino,
se doni gioia a chi passa vicino!

Se poi la gioia si dà tutti insieme
c’è tutto il mondo coperto di bene,
baci e sorrisi su tutte le bocche,
come han scoperto le due filastrocche! 

Filastrocca del pubblicitario

Filastrocca del pubblicitario,
non l’ho trovata sul sussidiario,
ma, anche se non ne parla la scuola,
c’è qualche cosa che qui mi consola:

pubblicitario è, a ben dire, un artista,
che alle parole concilia la vista,
che alle emozioni dà un buon sapore,
e fa scintille con lo stupore.

È un bel lavoro gioioso ma dotto,
che ti presenta un servizio o un prodotto,
salvo, ovviamente, se manca la gioia,
perché in quel caso ti riempie di noia.

Quando “prodotto” vuol dire “profitto”,
allora il cuore si fa zitto zitto;
chi paga tanto non vuole proteste,
e chi era artista così si traveste,

e ad un sol tempo traveste il prodotto,
senza più dire quel che c’è sotto,
e quando grida “comprare comprare!”,
è ancora bravo, però fa tremare.

A volte l’arte diventa menzogna,
ma la risposta mica è la gogna,
funziona meglio una mano protesa,
che fa svanire la truffa e l’offesa.

E se a noi tutti rimane una scelta,
scegliamo bene, forza, alla svelta!
Le tante doti più belle che abbiamo,
brillino forte, ma mai più invano!

Se tutti insieme vogliamo un bel mondo,
uniamo un canto partendo dal fondo,
doniamo l’arte a chi ha il cuore di fiamma,
non a chi specula e tutto programma,

diamo a noi stessi la gioia infinita,
di essere forze legate alla vita,
e non vedere una terra che muoia,
ma darle vita con la nostra gioia.

lunedì 31 marzo 2014

Il mostro e la mostra

Una volta un mostro si innamorò di una mostra. Subito decise di andare a visitarla ma, proprio quando stava per arrivare, un certo signore gli chiese di pagare il biglietto.
Il mostro, che non aveva un centesimo, sostenne che la mostra fosse molto malata, e si improvvisò medico per poterla visitare non solo gratuitamente, ma anzi, in cambio di una sonora parcella.
La sonorità della parcella era data dal fatto che quest'ultima era, in realtà, segretamente innamorata di quel certo signore. Appena ne ebbe l’opportunità, iniziò quindi a intonare una splendida serenata che commosse tanto il mostro quanto la mostra. Quel certo signore, che a questo punto chiameremo il signor Certo, invece, non sentì una sola nota della serenata; fu però molto colpito dalla parcella, dato che il mostro, ormai spazientito, gliela lanciò in testa e corse a dichiararsi alla sua bella.
Nel farlo, si impettì tutto e cercò di mettersi in mostra, di modo che la mostra se lo trovò in braccio e, sulle prime, le sembrò un po’ invadente. Poi si confuse un po’ a guardare i suoi occhi di bambino, e lasciò che si mostrasse per quel che era. Il mostro si mostrò, la mostra si morse le labbra, le labbra morsero la mostra e il mostro le morse per difendere la mostra, dato che l’amava ormai perdutamente! Ma poiché le labbra erano della mostra, quel che accadde è che, non so neanche dirvi come, i due si trovarono che si stavano dando un bacino.
Non il bacino del signor Certo, che in quel momento era già lontano tenendo per mano la sua parcella; non il bacino colossale del mammut esposto in quel momento alla mostra, che tutti i visitatori guardavano a bocca aperta; ma un bacino d’amore, di quelli che fanno arrossire il giorno e la notte. 

martedì 25 marzo 2014

Un buon segno

Che la forza dell’ariete
scopra splendide ore liete

e la carica del toro
vi apra mille porte d’oro.

Che nel segno dei gemelli,
nascan cento giorni belli,

le emozioni care al cancro
siano come un saltimbanco,

l’eleganza del leone,
dia l’incanto alle persone,

mentre vergine, preciso,
metta a punto un bel sorriso. 

Che, arrivando alla bilancia,
sian risate con la pancia, 

l’acutissimo scorpione
si trasformi in bonaccione, 

mentre il bravo sagittario
porti un dono straordinario

e un allegro capricorno
mostri un mondo tutto adorno

scintillante in ogni orario,
come l’acqua dell’acquario,

così quando arrivi ai pesci
tutto allegro te ne esci!