sabato 31 agosto 2013

Il sorriso-vacanza

Vacanze belle vacanze brutte,
tanto più umide quanto più asciutte,

tanto più comode quanto noiose,
tanto speciali per altre cose,

come staccare un po’ dalla noia,
come concedersi un poco di gioia...

Cercavi un angolo di paradiso?
La gioia vive in un solo sorriso!

Che stiate a casa o che anche partiate,
ecco la meta per quest’estate! 

venerdì 30 agosto 2013

La corriera

Una volta un corriere che leggeva il corriere, corse di gran carriera per prendere la corriera. Riuscì a prenderla, ma poiché la lettura lo impegnava molto, la appoggiò distrattamente sul davanzale, col rischio che centrasse un vaso di fiori.
Fortunatamente i fiori furono di ispirazione per l’autista, che deviò su una nuvola di cartapesta poco distante dal tetto del palazzo. Il palazzo era poco distante da un lago, che era poco distante da un monte, che era poco distante dalle stelle. Per vederle, bisognava aspettare che il giorno passasse dall’altra parte del mondo. Nessun problema per il corriere, sempre concentratissimo nella lettura. Qualche preoccupazione per i passeggeri della corriera, che temevano che la cartapesta potesse cedere in caso di pioggia. Ma non piovve. Al posto della pioggia venne un arcobaleno che si era perso e chiedeva indicazioni per raggiungere un certo tesoro. L’autista pensò al tesoro più grande che gli veniva in mente e gli indicò le stelle. Le stelle gli indicarono il monte, che si impennava sui prati con dolce maestà. Il monte intonò una canzone di pioggia dissetante, che finì nel lago ma evitò la nuvola di cartapesta, con grande allegria dei presenti che, si gustarono lo spettacolo fino all’ultimo boccone.
Intanto si faceva sera e i passeggeri della corriera iniziarono a sentire freddo e fame. L’arcobaleno, che aveva ascoltato tutti ma alla fin fine non si era ancora mosso, offrì allora la sua tonda schiena alla corriera, che scoprì in un secondo la strada di casa; è così che l’arcobaleno trovò il tesoro, proprio mentre il corriere chiudeva il corriere e le prime stelle tintinnavano da lontano.

mercoledì 28 agosto 2013

Il bruco e la foglia

Questa è la storia del bruco che mangiava la foglia, una foglia che non si muoveva. Non si muoveva perché era lenta ed era lenta perché era una foglia di banano e i banani, si sa, non hanno fretta. Difatti non vanno quasi mai in giro, limitandosi a danzare un po' al vento quando la brezza è decisa. Quando la brezza non è decisa, le danno più tempo perché i banani sono piante generose, oltre a non avere fretta. Così si lasciano mangiare le foglie sorridendo, dai bruchi e dalle farfalle. Le farfalle a volte sono gialle, altre verde smeraldo, altre ancora sono solo dei bruchi. Bruchi che non hanno fretta, e si gustano una foglia dopo l'altra, mentre il cielo intero aspetta il loro volo con pazienza.

lunedì 26 agosto 2013

Un tizio molto caio

Conosco un tizio che non è Caio,
conosco un Caio che non è Tizio,
il primo ride se ha fatto un guaio,
l’altro si inguaia però per vizio.

Conosco il guaio che ha fatto tizio,
sarà per vizio che ricompaio,
ma mi volevo toglier lo sfizio
e ora saluto, torno a gennaio!

Il san bernardo

Il san Bernardo è un cane bugiardo?
«Dov’è la caraffa?» «Ce l’ha la giraffa!»
«Dov’è la tazzina?» «Ce l’ha la gallina!»
«Dov’è la fiaschetta?» «Ce l’ha mamma orsetta!»
«Ok, ma... il fiaschetto?» «Ma è qui, sul mio petto!»
Dovunque si è perso ritrova il disperso,
lo scalda il liquore che porta sul cuore! 

martedì 30 luglio 2013

A giocare coi numeri


Quattro e qua trotto! Dice il fantino,
Otto e otto se-dici e dici pochino,
se dici tanto dipende dai gusti,
otto son rami, gli altri son fusti!

Conosco tredici donne di Trento
me le contavo per divertimento,
quando arrivavo però a una trentina,
mi rimaneva una sola donnina.

Conosco un numero da dieci a cento,
lo riconosco che soffia nel vento,
soffia nel vento e son centomila 
eppure è sempre lo stesso di prima.


lunedì 29 luglio 2013

Da spalla a spalla

Una mio caro amico mi ha offerto una spalla, ma io non avevo neanche un po’ fame così mi ci sono appoggiato. Per farlo, mi sono improvvisato pappagallo, non tanto nel senso di un mangiatore di gallo, quanto in quello di mangime per il gallo stesso: mi sono trasformato in becchime, cioè in granaglia. E si noti, al proposito, che non era un’aglia piccolina, ma una proprio una gran-aglia.
Sull’altra spalla del mio amico, che offriva spalle a più non posso neanche avesse lavorato in un teatro, ci stava una mia amica. Per salirci, si improvvisò pappagalla. Ma questo, nel solo caso in cui la pappa venisse a galla. Se fosse rimasta invece sotto il ciglio dell’acqua, si sarebbe improvvisata mascara. Non un mascara qualsiasi e forse neanche un qualsiasi mascara. Ma un mascara con un mistero, un mascara in maschera. Un mascara mascherato da maschera, con tanto di mastice, in groppa ad un astice, con tanto di presenza della città di Asti: Asti c’è!
Volgendo al termine la digressione sugli abitanti fortuiti della spalla del mio amico, non vorrei che commettessimo l’inesattezza di dimenticare che non si trattava solo di un amico, ma di un amico caro. Caro! Direte voi. Dipende dal valore. Ma come si fa a dare il valore a un amico? Bisognerebbe trovare un tesoro e fare il conto, oppure chiudere l’amico nel baule sotterrato al termine dell’arcobaleno, quindi aprirlo e contare l’amico. Si domanda però: qual è il termine dell’arcobaleno? E dove vanno le frecce che in un baleno l’arco scocca? Hanno infiniti colori o soltanto quelli che potremmo contare in mille milioni di anni?
E su questa domanda risposi alla mia domanda: il valore di un amico, per quel che so io, è mille milioni di anni. Un tempo che non basta a separare davvero, né a dimenticare. Un tempo che basta a seminare e più volte a raccogliere. Ho così raccolto un fiore e lo regalo a chiunque, perché chiunque è un amico, chiunque voglia imparare ad accettare il mio fiore.