martedì 12 febbraio 2013

Carlo il mio Tarlo


Conosco un tarlo
di nome Carlo,
fora il foraggio,
bruca il formaggio.

Il bruco Alberto,
dal viso aperto,
ha in testa un tarlo
che non è Carlo,

però è Michele
e in Israele
lo accompagnò
(si andò in metrò).

In Israele
Giorgia la mucca,
guarda il foraggio
fare la muffa,

ma con i fori
del vecchio Carlo,
forse è riuscita
un po’ a profumarlo:

dai buchi passa
l'aria più fresca,
è aria speciale,
è aria di festa!

sabato 9 febbraio 2013

Gli elefanti rosa


Gli elefanti rosa sono degli elefanti-fiore, che si piantano e crescono se li innaffi. In realtà crescono anche se non si piantano e non la piantano mai di crescere. 
La proboscide sta nel terreno a mo’ di gambo e le gambe stanno per aria a mo’ di proboscide. Capirete da voi che questi elefanti hanno un importante obiettivo: girarsi, prima che tutta la linfa gli vada alla testa. Così, prima che qualcuno se accorga, iniziano a dare tanti colpetti di bacino e piano piano girano tutta la terra. Loro hanno un po’ di sollievo, tra le case però arriva la sera. Fortuna che esistono tanti elefanti rosa quante regioni del mondo, così che la terra continuare a girare, girare, girare...

giovedì 7 febbraio 2013

Il poeta silvestre

C'era una volta un poeta silvestre, che va molto distinto dal poeta Silvestro, che va molto d'istinto nel senso che è istintivo. Il poeta Silvestro, del poeta silvestre ne ha sentito parlare ma non gliene importa poi molto, dato che lui sta in città. Ma dato che è istintivo, gli ha spedito due lettere molto distinte, nel senso che una è una A, l'altra invece una F. Con la F il poeta silvestre ci ha arato un campo, divenendo così un poeta agreste, ma poiché era un campo visivo dovette recarsi da un ottico per smettere di vedere tutto a righe. L'ottico, però, per una fortunata coincidenza era un fiorista e dopo la seduta il poeta silvestre vide finalmente tutto rose e fiori. La sua poesia ne guadagnò moltissimo, perché diventò viva come è viva la vera bellezza. Per ringraziare il poeta Silvestro, rispose alla sua lettera dichiarando che la A ricevuta era era la A di amico, la F quella di Fratello e che tra campagna e città non c'è nessuna differenza se solo c'è in comune un po' di poesia.

mercoledì 6 febbraio 2013

Filastrocca gialla gialla


Filastrocca tutta gialla,
per chi corre gambe in spalla,
vede il sole e i raggi gialli,
guarda il cielo e pesta i calli,

sono amici delle calle,
(ovviamente calle gialle).
Giallo giallo e profumato,
è lo scialle che ho comprato,

l’ho pagato in oro giallo,
giallo ride e canta il gallo,
canta forte sullo scialle
e son tutte note gialle! 

domenica 3 febbraio 2013

Arrestare il sistema


Ho in mente un bel computer
fatto a forma di mondo,
solo che se si guasta,
siamo noi che andiamo a fondo.

“La prego, signor tecnico,
non vede che problema?”
“Signora, qui non resta
che arrestare il sistema.

Poi mentre è tutto spento,
pian piano mettiamo a posto,
ma intanto attenta bene,
non tocchi il tasto rosso.

Se no il suo apparecchietto,
in meno di un momento,
sarà fuso per sempre,
altro che solo spento!"

Così questo sistema
(non è il solo che abbiamo)
o lo arrestiamo subito
o siam noi che ce ne andiamo.

Poi quando lo arrestiamo,
sta a noi metterlo al fresco
(magari guardato a vista
da un pastore tedesco)

oppure stiparlo bene
su un’astronave di scorta
dargli un calcio, ma forte
e chiudere la porta. 

La filastroppa


Filavo della stoppa,
mi uscì una filastroppa.
“Non sarà mica troppa?"
mi disse un'albicocca

“Io proprio non saprei”
continuò sempre lei.
Così ne feci meno,
e dal mio filastreno

staccai sette vagoni
(valevano milioni), 
ma ne valse la pena,
perché in capo alla schiena

mi uscì una filascotta
al gusto di ricotta.
Di colpo l’assaggiai...
Ci credi? mi scottai!

Pagai così lo scotto
di un piatto troppo cotto
che per restare saldo
si finse troppo caldo.

Però saldò anche il prezzo
di questo brutto vezzo
e tra duemila fusa
mi chiese filascusa!

sabato 2 febbraio 2013

La gucca


C’era una volta una mucca sana come un pesce. Un’altra volta c’era un pesce sano come una mucca, che però era malata. Non solo: il pesce come cui la mucca era sana, era un pesce gatto, e poiché il gatto si è mangiato il pesce, è rimasto solo un gatto, per quanto bello sazio.
Dunque abbiamo un pesce (gatto o topo, a piacere) malato come una mucca e una mucca sana come un gatto.
Ma così si rischia di fare confusione, è cioè:
una mucca più un gatto fa matto, o affamatto, cioè un matto affabile, o affamato, cioè un affabile del Mato Grosso, o comunque non proprio piccolo.
Gatto più mucca fa gucca, che quando guggisce fa: “Guuuuuuuuuuuu” e la si sente in Tanzania e in Perù.
In Tanzania però non ci sono le mucche, che sono rimaste a casa giacché malate, né gucche, rimaste a casa perché galate, né zucche, rimaste sotto lo zerbino per via di una zuccata che non era proprio zucchero. In compenso, il Perù è pieno di Zulù che si sono trasferiti (un bel problema, perché per trasguarire dovrebbero trascurarsi, ma il risultato è tutto l’opposto) su consiglio della mucca che se già stava male prima, capite voi quanto sarà stata a pensarci. Difatti non ci ha pensato, ma a volte le decisioni migliori si prendono proprio così.