lunedì 15 ottobre 2012

Dirindinda senza gatto (ma coi fiori)


La regina Dirindinda
ha la testa variopinta,
poiché il gatto è andato via
e per farle compagnia

ci ha piazzato un bel cespuglio,
che è fiorito il dieci luglio.
I suoi fiori sono belli,
ci si posano i fringuelli,

quando il sole li accarezza,
tira sempre un po' di brezza
così sopra quella testa
tutto è allegro e sempre in festa!

La gonna della quaglia


C’era una quaglia
che per tutta Italia
lavorava a maglia
con una tenaglia.

Incontrò un pastore
proprio di buon cuore
e la sua migliore
pecora a motore

lui offrì all’uccello
che con lo scalpello,
sopra uno sgabello
si grattò il cervello; 

e per sua sorella
con la pecorella
fece una gonnella
resistente e bella.

Fece in un minuto
grazie al bel tessuto
grigio e riccioluto
di ferro battuto!

domenica 14 ottobre 2012

Il pollo alla cacciatora


Il pollo alla cacciatora, potrebbe sembrare un piatto; invece, come dice il nome stesso, è un pennuto da cortile.
Questo pennuto, che in effetti all’inizio era in cortile, fu regalato alla cacciatora che, tutta contenta, lo mise su una spalla e lo portò via.
Sulla strada, incontrò una cacciatrice che la apostrofò con violenza, accusandola di non essere altro che un errore grammaticale, costituitosi a bella posta per impossessarsi del suo pollo.
“Come se si fosse mai sentito parlare di “pollo alla cacciatrice”!” replicò la cacciatora.
In effetti neanche il pollo, interrogato a bruciapenne, ne aveva mai sentito parlare.
La cacciatrice però non si convinse e le due continuarono a litigare. Litigarono tanto che alla fine anche il pollo si stufò.
A dire la verità stava per stufarsi, ma proprio mentre pensava che forse non era quello il verbo adatto, fu miracolato dalla mancanza della stufa e perse semplicemente la pazienza.
Persa che ebbe la pazienza, corse a cercarla e svanì nel fitto del bosco. Ma poiché il fitto del bosco non l’avevano pagato né la cacciatrice né la cacciatora, smisero in fretta di litigare e, per non rischiare che qualcuno presentasse loro conto della permanenza del pollo, se la svignarono.

NOTA
So bene che, per svignare una permanenza, bisognerebbe che a permanere fosse una vigna, e difatti c’era; tuttavia, dopo che l’ebbero svignata, a permanere fu soltanto il pollo. Non che la permanente gli stesse male, ma le due si defilarono in ogni caso con una concitazione tale che, appena fuori dal bosco, furono multate da un pavone per eccesso di fretta.
FINE DELLA NOTA

Il pollo, intanto, lungi dall’incontrare qualunque esattore, recuperò la sua pazienza e iniziò a infilarla con cura in un orecchio. Non avendo le mani, non nego che fu un’operazione un po’ alla buona; ma la buona, che era sanissima, non sentiva alcun bisogno di essere operata neanche quel poco!
Il pollo, animale assai rispettoso, accettò di buon grado di non operarla e i due divennero grandi amici.
Dopo poco tempo, con l'idea di restare sempre insieme, si recarono all’anagrafe e il pollo alla cacciatora divenne definitivamente un pollo alla buona: gentile, cordiale ed amico di tutti.


giovedì 11 ottobre 2012

Questione di stile


Conosco un orso
che nuota a dorso
ed un pinguino
che va a delfino,

una sciacalla
fila a farfalla,
mentre la rana,
che cosa strana:

verde ed altera
come una pera,
segue gentile
con grande stile!


mercoledì 10 ottobre 2012

Che storia è questa?


Questa è la storia di un’altra storia, che però ho dimenticato.
Allora vi racconterò la storia di un omino di burro che era distrutto, e siccome era di strutto, non poteva essere di burro.
Per essere un po’ meno di strutto e recuperare la propria identità, dovette per forza di cose riprendersi d’animo.
Per riprendersi usò una cinepresa d’oro massiccio, per massiccio usò quello del monte bianco, per bianco usò quello dell’uovo, per uovo usò quello di Colombo, per colombo usò un piccione che si chiamava Cristoforo.
Il piccione, tuttavia, era tanto allergico al burro che volò via senza lasciare traccia.
Così finisce la storia che mi sono ricordato, che però forse non era questa!

martedì 9 ottobre 2012

Il buio pesto


Corre veloce il giovane Ernesto,
corre veloce, ma è buio pesto!
E qui si ferma perché, a ragione,
è necessaria una riflessione:

quel buio è pesto perché ha i pinoli?
Ci si condisce pasta e fagioli?
E questa pasta, ne sei sicuro,
che se la mangi poi si fa scuro?

E brancolando nell’incertezza,
il suo testone tosto accarezza,
quindi riparte filando a razzo,
contro il bel muro del palazzo!

Così che, neanche a farlo apposta,
ecco che ha avuto la sua risposta,
giacché non è buio pesto per caso,
ma perché a correre pesti col naso!

Lo sgabrutto


C’era una volta uno sgabello,
stava sopra un capitello.
Una volta, tempo addietro,
dietro una porta di vetro,

era solo uno sgabrutto,
che, bagnato o pure asciutto
non facea seder nessuno,
né coniglio né orso bruno. 

Figuriamoci gli umani,
ma poi ieri fu domani
e iniziò a lasciarsi usare,
per i monti e per il mare.

E chi a lungo passeggiava,
sul suo dorso riposava,
chi tornava dal lavoro,
ritrovava in lui ristoro.

E così servendo tutti,
tanto i belli quanto i brutti,
come dice il ritornello: 
divenuto è uno sgabello!