Una volta Roberto si lamentò a voce alta del suo naso aquilino.
“Non mi sta bene” sosteneva, “per cui andrò al negozio di nasi, che proprio mio
suocero adottivo ha aperto settimana scorsa e ne ordinerò uno nuovo.”
Giuliano, il titolato titolare del negozio di nasi, fu molto
contento della visita del parente: gli offrì un naso a patata, un naso a
insalata, un naso a polpetta e un naso a graffetta. Ma nessuno di questi andava
bene all’incontentabile Roberto, e pareva proprio che volesse tenersi il suo di
naso, di cui pure si lamentava!
“Per quanto aquilino, è pur sempre un naso elegante e fa la
sua scena. Non posso cambiarlo con un qualunque naso a polpetta”.
E mentre si specchiava prima il profilo destro e poi il
profilo sinistro, constatando che il suo naso era proprio aquilino, Giuliano
ebbe l’illuminazione e lo sostituì in meno di un secondo un naso aquilone. “Vedrai
che non ti accorgerai quasi della differenza!”
A vederlo, in effetti, era molto simile all’altro: un po’
più colorato e un po’ meno ingombrante, O almeno così sembrava. Roberto andò a
casa molto soddisfatto, mostrò il nuovo acquisto alla moglie e a suo figlio
Agenore, che lo toccò ridendo: “Che naso liscio hai, papà!”
Il giorno dopo, c’era un bel venticello. Roberto uscì con il
naso in bella mostra ma questo, alla prima folata di vento, si aprì di scatto e
si sollevò in volo con tutto il suo padrone attaccato. Roberto si sentì preso
per il naso e pensò subito di andare da Giuliano a lamentarsi, ma di tornare a
terra, ormai, non se ne parlava!
Il naso aquilone non aveva fili, non sentiva le lamentele e
pensava soltanto a volare nel vento. Dall’alto si vedevano pianure e città e, complice
un’allegra corrente ascensionale, continuarono a salire fino a quando la terra
non apparve piccina piccina e il cielo tutto blu.
Volarono un’ora e trentacinque, finché Roberto non riuscì più
a trattenere la pipì e il suo naso, comprensivo, lo accompagnò fino in ufficio.
Molte furono le avventure del naso aquilone e del suo
burbero proprietario: una volta volarono da Milano a Forlì in una sola mattina,
per portare a Rosina, la moglie di Roberto, e ad Agenore la focaccia all’anice
da assaggiare. Un’altra, con un’incredibile picchiata evitarono a Giulietto,
che stava perdendo l’equilibrio, di cadere dall’altalena.
Un giorno Roberto sentì nostalgia del suo vecchio naso, e
pensò di andare da Giuliano a trovarlo per sentire come stava. Ma, davanti all’insegna
del negozio, anziché l’altisonante scritta “Nasi d’occasione”, trovò la scritta
“Parrucchiere”.
Si specchiò nella vetrina del negozio e gli parve di vedere
il suo naso di sempre, quello aquilino, certo non piccolo, ma sicuramente di
una certa eleganza. In fondo non gli stava mica male, pensò. E, dato che c’era
un bel vento, volò soddisfatto fino a casa.