lunedì 15 aprile 2013

Che cos'è la primavera


Dentro il parco mi sollazzo
squartinando come un pazzo,
sopra il prato dritto dritto,
con i piedi sul soffitto,

con lo sguardo dentro il cuore,
con il naso dentro un fiore,
con le mani sopra un ramo,
brilla il sole e allora amo.

Più lontana ora è la sera,
brilla forte primavera,
trovo il sole e non so dove
ritrovarlo quando piove.

Piove spesso sulla terra,
per il PIL si fa la guerra,
ma se mi ricordo il sole,
tolgo forza al mio dolore,

e ogni gesto che è diviso,
lo ritrovo in un sorriso,
che non devo mai cercare,
ma che nasce da donare.

Un sorriso ad ogni uomo,
per le strade, sopra il Duomo,
fino ai monti e alla foresta
e la primavera è questa. 

domenica 14 aprile 2013

La bimba betulla


Ho cercato una fanciulla
al sapore di betulla,
domandai a mio cognato
ma il sapore era di prato.

Domandai a un professore,
ma il sapore era di fiore,
domandai pure in un chiosco,
ma il sapore era di bosco.

Incontrai infine una culla
proprio sotto una betulla,
c’era dentro una bambina
al sapor di rosa fina,

fina quasi come un foglio,
al sapore di germoglio,
che per diventare fusto,
sa aspettare il tempo giusto. 

sabato 13 aprile 2013

Le sagge giovenche


Tre giovenche di Novate
si prendevano a legnate,

arrivando poi a Legnano,
se le davano più piano,

alla volta del Perù,
non ce n’eran quasi più...

e nel centro di Crotone
si son date un bel bacione! 


venerdì 12 aprile 2013

Ad alambiccarsi


C’era una volta un signore, anzi due signori, anzi tre e non ne parliamo più, che si lambiccavano tutto il giorno. Si sforzavano con tutte le forze, si forzavano con tutte le sforze e anche gli Sforza e i loro ultimi discendenti, impressionati dallo sforzo, gli cedettero un’ala dell’omonimo castello. Con quell’ala, tutti e tre i signori – incontentabili sul fronte del lambiccamento – si lambiccarono ancora di più su come riuscire a prendere il volo.
Giunse a quel punto il nostro vero protagonista: Alan, più vecchio degli Sforza e più giovane dei bambini che devono ancora nascere. Ovviamente lui non si lambiccava mai, ma si alambiccava.
Per farlo, prendeva un alambicco e ci distillava:
- vapore acqueo, meglio se caramellato
- fantasia
- sapore di caramella al lampone
- simpatia, sorpresa, gratitudine a larghi fiocchi

Con questi ingredienti, risolveva tutti i problemi spinosi senza pungersi mai una volta.
Prese così il volo l’ala del castello, che per gratitudine diventò un Alan e prese ad alambiccarsi a sua volta.
Gli Sforza erano entusiasti.
Gli Alan, anche.
I tre signori, o forse i due, o quantomeno uno, invece, continuarono a lambiccarsi, e questo perché a volte si prende più gusto a pensare ai problemi, piuttosto che a risolverli. 

La Franca giovanna

C'era una tizia che riusciva sempre a farla franca, soltanto che lei era Giovanna. 
E allora cosa faceva la Franca a fare? 
Faceva la franca perché amava la sincerità, e faceva la franca perché amava la libertà, e guarda un po': l'italiano ci consente di dire entrambe le cose in una parola sola! 
Peccato che non potremo mai "fare" i liberi e i sinceri, dovremo proprio diventarlo.

Una grande parola

Cercavo una parola 
come la terra intera, 
arrivò lì mio nonno 
(cercava la dentiera). 

Cercavo una parola, 
non grande ma gigante: 
si presentò mia mamma 
(cercava il deodorante). 

Cercavo una parola 
come tutto l'universo: 
si presentò mio padre, 
che un dente aveva perso. 

E riflettendo un poco, 
mi parve intelligente, 
già che cercavo io, 
cercar per l'altra gente. 

E una parola grande 
che più non seppi fare, 
trovai quasi per caso: 
era il verbo "aiutare".





(il dente di mio padre, però, non si è mica trovato. Sospetto del dentista. Che abbiano derubato il topolino dei denti..?)


mercoledì 10 aprile 2013

Tonto di Bitonto


A un signore un po’ tonto di Bitonto,
un sonetto sembrava un racconto,
un saluto sembrava un affronto,
un minuto sembrava un secondo,

la narice un bel cono gelato,
e girava col capo girato,
così che la pallina e la cialda,
dentro il naso gli stesse ben salda.

Era ancora col naso all’insù
che il maestro gli fece poi “Bù!”
sul suo naso fu poi interrogato,
definendolo un po’ raffreddato.

Ma il gelato non porta dolore,
così che pure il suo raffreddore,
filò via in un minuto secondo,
per il Tonto signor di Bitonto.