domenica 3 marzo 2013

La fialastrocca


Siccome ogni volta che scrivo "filastrocca" mi esce "fialastrocca", mi sono rassegnato e l’ho bevuta tutta d’un fiato.
Sulle prime mi sono cresciute altre quattro braccia: due hanno iniziato a fare esercizi di giocoleria mentre le altre due applaudivano, quindi si sono date un cinque, ma che dato un cinque gli pareva poco, si sono date un otto e anche un nove. Non avevo mai visto tante dita nelle mie 6 mani come in quel momento.
Poi le mani, le braccia e le unghie (immaginate quante fossero) si sono messe a dormire, ma l’effetto della fialastrocca è continuato: appoggiandomi sullo schienale della sedia sono diventato un palloncino, e sono volato via. Mentre volavo via, sono diventato una nuvola, ma non una nuvola qualunque: una nuvola a forma di palloncino, avreste dovuto vedere che tonda. Una nuvola chiara, senza ombra di pioggia, che guarda la terra bonaria e si sposta sempre un pochino per far passare i raggi del sole. Ma che brava!
E nonostante da nuvola si stesse veramente bene, vi racconto l’ultimo incredibile effetto della fialastrocca: di colpo, sono diventato nientemeno che me stesso, ma mica quello di prima: un me stesso nuovo e bello, che aveva imparato a sorridere, che aveva due braccia forti e nessuna paura di fare fatica: tutto quello che serve per cambiare, anche se un pochino per volta, il mondo intero. 

La parola magica


Corre il sole sulla terra,
quando è dura, quando è bella,
quando è dura un poco stride,
quando è bella ti sorride.

Ma col sole in uno sguardo,
si saprà senza ritardo,
che ogni cuore può sbocciare
imparando il verbo "amare".



(Dedicata all’amico Giò Guerzoni, che me lo ha appena ricordato). 

Giovannino di Girgenti

Giovannino di Girgenti,
quando ha freddo batte i denti,
batte all’uscio quando arriva,
se la batte (se partiva).

Batte il ferro finché è caldo,
batte il chiodo finché è saldo
batte un colpo se era assente,
batte il cuore se è presente.

Nel presente il cuore batte,
ride forte, prende il volo,
è tra mille sulla terra
e così non è mai solo. 

giovedì 28 febbraio 2013

L'influenza, atto secondo: la guarigione


Ho un'amica in malattia, 
la sua mente vola via,
cento sogni dentro il letto,
la trasformano in confetto.

Dieci sogni da ogni lato,
la trasformano in gelato,
Ogni sogno di speranza
la trasforma in una danza,

e danzando ha poi scoperto
che fiorisce anche il deserto,
e così può ripartire,
che vuol dire poi “guarire”! 

mercoledì 27 febbraio 2013

L'influenza


C’era un signore tra Padova e Piacenza,
che si sentì arrivare l’influenza.

Poiché era un uomo molto autoritario,
il fatto non poté che spaventarlo:

non volle mai consigli da nessuno,
pensa un po’ l’influenza di qualcuno!

Così corse di fretta dal dottore,
per convertire il male in raffreddore,

ma il medico era al mare con gli amici
di fronte ad una pasta con le alici.

Il male iniziò quindi il suo decorso,
senza incertezze o l’ombra di un rimorso,

e quando passò di colpo, in pieno maggio,
il tale diventò forse un po’ più saggio. 

lunedì 25 febbraio 2013

Litigare un po'


Litigare un po' tra amici,
certe volte è pure un bene,
perché volano le sberle,
ma in compenso son sincere.

Se le sberle fanno male
anche peggio fa il rancore,
ma alla fine ci si stanca
e si scopre un po' di amore! 

sabato 23 febbraio 2013

Il vecchio e il bambino


Un vecchio e un bambino
si preser per mano,
facevan la strada
guardando lontano.

Di fronte si apriva
una grande pianura:
la gente, felice,
la frutta, matura,

il sole splendeva,
correvano i raggi,
brillavan nel giorno
i più dolci paesaggi.

“Ma questo bel mondo”,
ricordava il vecchio,
“l’abbiamo ottenuto
sudando parecchio.

Un giorno quel cielo
era tutto coperto
di scie degli aerei,
i prati: un deserto.

In case infinite
di ferro e mattone,
vivevan stipate
le tante persone.

Vivevano tristi,
sognando di fughe,
di diventar vecchi
però senza rughe.

Compravan di tutto
lenendo il dolore.
Lavoro? Per forza
e mai per amore.

Finché uno per volta
si resero conto
dei pochi potenti
al governo del mondo.

Che mille problemi
eran solo pretesti,
per i loschi affari
dei pochi più lesti.

E il giorno che questo
fu terso e fu chiaro,
nessuno mai più
li comprò col denaro.

Si alzarono in piedi
con sdegno e furore,
negli occhi la forza
più grande: l’amore.

E mano per mano,
senza ombra di guerra,
marciando in silenzio
ripreser la terra

e fu costruito
con lena e successo,
il mondo di pace
che tu vedi adesso.”