mercoledì 2 gennaio 2013

Due attaccabrighe


Un attaccapanni ed un battipanni, 
attaccarono a battere i panni, 
ma poiché i panni li avevano persi,
presero a batterne altri diversi.

Per un errore di trascrizione, 
scelsero Gianni, un gran dormiglione, 
che si sveglio per la bella battuta,
pur non essendogli molto piaciuta. 

Per migliorare un po' il suo umorismo, 
lo rimandarono a catechismo, 
così che imparasse dal bimbo Gesù, 
a ridere giusto un pochino di più.

Il buonumore ha poi ritrovato, 
ma é diventato molto ordinato, 
ed evitando qualunque scompiglio, 
quei due li ha messi nel ripostiglio.

A bagnomaria


Un giorno, mentre Maria faceva il bagno a bagnomaria, incontrò nella vasca Orlando, che ne stava orlando i bordi in vista di un concorso di bellezza per vasche da bagno. 
"Questa vasca non é una vasca, é una pentola!", obiettò Maria. 
"Quel coperchio non é un coperchio, é un pollo!", rispose Orlando che ne sapeva un coperchio più del diavolo. 
"Ma che diavolo di coperchio stai dicendo?" Riprese Maria un po' stizzita.
"Non é un coperchio, é una frase! Ma stando alla sua logica stringente mi sento di affermare che questa frase non é una frase, ma un parmigiano. 
Il parmigiano in realtà era lui, ma Maria non lo sapeva e fu una bella fortuna per Orlando, dato che ne era molto ghiotta. Il compenso convenne che la sua logica era effettivamente un po' stringente e forse per quello nella vasca (o nella pentola, o nella vascola, che é una vasca a tracolla, o nella pencola, che é una pentola da cui cola tutto) si stava un po' strettini. Decise così di compensare questo dato di fatto con una grande ampiezza di vedute, così da godersi appieno il bagnomaria mentre Orlando finiva con ogni cura la sua decorazione.

lunedì 31 dicembre 2012

Esercizi di guida


Per arrivare prima, sono salito in macchina. Poiché andavo a una festa anni ’70, scelsi una marcia un po’ retrò: inserii la retromarcia. Non sapendo dove inserirla, la infilai nel baule e la macchina non partì. Ritentai: poiché la prima l’avevo messa prima, optai per la vice-prima, ossia la prima in seconda, e misi la seconda. Ma poiché misi la seconda per prima, la macchina si confuse ed iniziò a tossire.
Fu così che, piuttosto che niente, per seconda misi la prima, ma a seconda che mettessi per prima la prima o la seconda,  scoprì che per la macchina faceva una bella differenza! Per manifestare il suo dissenso, si spense per qualche minuto.
Allora pensai di farle una sorpresa: al suo risveglio si ritrovò nientemeno che in quinta! Un solo anno per iniziare le medie e non pensarci più!
La macchina apprezzò il buon proposito, ma forse non aveva un grande interesse per la sua istruzione, perché ancora una volta non partì.
Allora, dato che aveva tutti i sedili crespi, decisi di farle una bella frizione. L’idea della frizione fu un vero toccasana: la macchina partì all’improvviso con un boato allegro. Le marce presero a ingranarsi una dietro l’altra, si ingranavano così tanto che parevano un campo di pannocchie! Una volta arrivato, le raccolsi una per una e, entro mattina, ci sfornai dell’ottimo pane di grano morbido!

Io e la mucca


Avanzavo verso Lucca,
a cavallo di una mucca,

si stancò e verso le 6,
volle cavalcarmi lei.

Cavalcando su di me,
degustava un po’ di the,

ma ad andar con sopra questa,
a me venne il mal di testa.

Lo curò Vincenzo il gallo,
con un bel bottone giallo,

lo premette piano piano
e comparve un aeroplano.

E con quello, io e la mucca,
arrivammo fino a Lucca.

venerdì 28 dicembre 2012

Una nota di merito


C’era una volta un re,
seduto sopra un fa, 
diceva sol fa re
e borbottava un la.

C’era una volta un sol, 
diceva sempre si
“Vuoi questo? Te lo do.”
Ma il telo era del mi.

C’era una volta un MI,
un poco provinciale,
difatti fa provincia
ma è molto musicale!


Verba volant


Le regole sono fatte x essere in Francia. Così Pierino andò in Francia e dettò un sacco di regole, solo che lui le dettava, ma nessuno le scriveva. Per giunta, dato che verba volant - le parole volano - e lui ne aveva dette un sacco, finì che volò via anche lui. Una volta in cielo, aprì il sacco con tutte le regole che aveva dettato, ma quelle se la filarono ancora più in alto, perché non volevano essere né lette, né scritte. Incontrarono poi una nuvola di pioggia, e piovvero parole pesanti su tutta la terra. Ma ancora una volta, nessuno le scrisse. Gli abitanti del mondo erano diventati saggi, così aspettarono con pazienza il sole che le fece evaporare una per una e lasciò al loro posto decine di arcobaleni colorati. 

giovedì 27 dicembre 2012

La faraona


C’era una volta un faraone che faraonava a tutto spiano, facendo baldoria e creando una certa faraonda. Durante la baldoria che era stata organizzata da una sua balda amica di nome Gloria, ebbe modo di innamorarsi perdutamente di una faraona.
Logico, direbbe qualcuno.
Naturale, direbbe qualcun altro.
Eppure la faraona era piena di piume, e il faraone no. La faraona aveva il becco, mentre il faraone non aveva il becco di un quattrino (avendo tutto speso per foraggiare la balda Gloria, che era anche una discreta allevatrice, tant’è che la faraona gliel’aveva presentata lei).
Ancora: questa faraona in particolare, aveva un’espressione arcigna, creando un paradosso perché è noto (anche se non sappiamo a chi) che tra cigni e faraone non corra buon sangue.
Ciò nonostante, il faraone coltivò imperterrito il suo amore: per coltivarlo, piantò la faraona nel giardino reale, ottenendone entro breve una piantagione di faraone che faceva invidia anche agli Assiri e ai Vandali, quando erano fuori di prigione.
Si dice anche che nel periodo della lunga primavera egizia, quando le faraone fiorirono tutte insieme, persino il fiume Nilo si increspò un poco e salutò con un'onda di inchino quello spettacolo allegro e colorato.