domenica 16 dicembre 2012

Il sommario


C’era una volta un sommario che si chiamava Mario. Giorno e notte diceva: “Sommario!”.
Gli rispondevano i capitoli, le terzine e le quartine (anche le quintine, quando qualcuno le scriveva):
“Lo sappiamo che sei Mario, ma che ce lo ripeti a fare?”
In realtà Mario il sommario viveva in un sussidiario, che non era il diario di Sussi, cugina di Sissi la principessa che aveva frequentato la quarta declinazione durante la fanciullezza, ma proprio il sussidiario su cui studiano i bambini a scuola.
In quel sussidiario spiccava, forse per il colore, il capitolo di Geografia, in particolare quello sui fiumi del mondo di pagina 36. Tra questi scorrevano il Rio delle Amazzoni, il Rio Bravo e il Rio Meno Bravo, ma in Compenso Tanto Buono.
In realtà il sommario, che era un ecologista, proponeva di sommare il corso di tutti i fiumi del mondo per ricavare un sacco di energia elettrica. Dove mettere questo sacco e chi si sarebbe sentito di maneggiarlo, non si sapeva ancora, ma intanto, ogni volta che leggeva un fiume gridava: “Somma-rio!” e si immaginava i corsi d’acqua che confluivano ridendo, dandosi schiaffoni di gioia e dissetando il cielo e la terra.
Non lo hanno capito i capitoli, che al massimo potevano capitolarlo, ma decisamente non era quello che lui aveva in mente. Non lo capivano le quartine, le cinquine e le tombole, che avevano fatto un capitombolo incontrandosi quasi per caso con i capitoli che capitolavano inavvertitamente da quelle parti e con cui ci scappò comunque una bella chiacchierata.
Lo capì però molto bene il sussidia-rio che, non solo - contenendo tutti - convinse gli altri uno a uno, ma riuscì anche a trovare una speciale sovvenzione per il progetto.

giovedì 13 dicembre 2012

Il piccione impiccione


C’era una volta un piccione un poco impiccione. Impiccia che ti impiccia, andò a impicciarsi di un picciolo. Non era un picciolo qualunque, ma un picciolo piccino picciò. Così scoprì che il picciolo era un poco impacciato, forse per via delle sue dimensioni, e stava sempre appiccicato a una simpatica mela che le dava sicurezza. Dove il picciolo mettesse questa sicurezza, noi non lo sappiamo dire, ma magari lo sappiamo cantare; il piccione invece no, perché chi pensa sempre a impicciarsi, difficilmente troverà il tempo di fare tante cose allegre. 

La gamba di Gianlucarlo


«Mi si è addormentata la gamba.»
«E tu svegliala!»
E Gianlucarlo, che non voleva essere invadente con la sua gamba, si precipitò a comprare una sveglia da coscia, o quantomeno da polpaccio, per ricominciare poco a poco a camminare.
Per precipitarsi, dovette per forza usare una scarpata, che però non sapeva a chi dare, anche perché la gamba ancora dormiva. Bel problema!
Per inciso: un bel problema è un po' meglio di un brutto problema, ma resta un problema. Non solo: se non restasse, ma andasse, sempre un problema sarebbe. Se non semprasse, ma maiasse, sarebbe assai meglio a meno che l’asse non ti servisse, o che l’asse non ti sembrasse, o che l’asse non ti semprasse, giacché l’asse è sempr un asse.
Tutto questo, però, giova poco alla gamba di Gianlucarlo, che tanto quanto dorme, è informicolata. Per liberarla, è stato chiamato il più importante formichiere del regno di Formichide, che però, disgraziatamente, è a dieta proprio da questo novembre in vista delle abbuffate natalizie.
Giancarlo, che alla fin fine doveva andare a scuola perché erano quasi le 8, lo sellò con un gesto elegante e con risoluta gentilezza convinse il formichiere a portarlo fino alla terza C.
E fu proprio lì che, un paio d’ore dopo, proprio a metà dell'ora di geografia, la gamba si svegliò da sola con un grande sbadiglio. 

lunedì 10 dicembre 2012

Il punk


C’era una volta un punk,
con i capelli in piè,
diceva «Sono stanc»,
faceva «Perepè!»

Piccola la sua amica,
di nome Bernadette,
insomma, una punkina
e lui ci si sedett. 

sabato 8 dicembre 2012

Il regno di Virgoland


Un giorno, gli abitanti del regno di Virgoland si resero improvvisamente conto che erano senza un sovrano. I suoi abitanti erano tutte virgole e virgolette, ma c’erano anche le virgoscritte, di cui si sente parlare meno ma che si vedono spessissimo senza neanche accorgersi. Entrambe poi si dividono in due categorie molto importanti: quelle aperte, che sono di mentalità più liberale, e quelle chiuse, spesso usate come dighe, per arginare ad esempio delle frasi eccessivamente irruenti.
Nella ricerca del regnante, decisero di rivolgersi al punto, che passava proprio in quel punto guidando una Punto.
Gli dissero: “Tu guidi una Punto?”  
Rispose: “Appunto.”
E scese dalla macchina, perché l’idea di fare il re non gli dispiaceva neanche un po’.
Poco prima dell’incoronazione, tuttavia, a una virgolotta (tipo di virgoletta poco conosciuto ma assai combattivo) scappò detto un dato editto che fu presto letto. 
Si diceva: «Il regno è splendido e sicuramente si andrà a migliorare ora che a capo vi è il punto.»
Sentita la frase, il punto non ci mise né uno né due, ma tre: e per tre volte se ne andò a capo, confermando agli abitanti del regno di Virgoland che, anche per quella volta, sarebbe toccato loro cavarsela da soli. 

La testa fasciata


Conobbi un tipo strano,
viveva in una grotta,
fasciava la sua testa
prima di averla rotta.

Un tale ancor più strano
nella grotta lì accanto,
vedeva nella fascia
un motivo di vanto:

correva contro il muro
per tutta la giornata,
per rompere la testa
ed averla fasciata.

E tutti e due quei tizi
non dico non sian buoni,
ma a vederli pensavo:
che paio di zucconi!

venerdì 7 dicembre 2012

Tra un paio d'orecchie


Un giorno, non so perché, il signor Rino disse al signor Pino: "ci vediamo tra un paio d’orette."
Il signor Pino, però, che aveva difficoltà a sentire quello che diceva il signor Rino, intese "tra un paio d’orecchie". Lì per lì annuì, ma in seguito continuò a interrogarsi su quali potessero essere le orecchie in seguito a cui si sarebbero visti.
Potevano essere quelle a sventolina della signora Pina? O quelle a elica della signora Erica? Forse quelle a girella della signora Lorella, o quelle a spago di un signore vago, che ogni volta che si parlava di orecchie non si capiva di che orecchie si parlasse. Ma erano comunque due, e potevano certamente essere quelle a cui si riferiva il signor Rino.
Fatto sta che il signor Pino, intento com’era a sondare le orecchie del prossimo, due ore dopo non era più lì e il signor Rino dovette darsi un bel da fare a cercarlo!