C'é un tale di Agrigento,
che ha un dollaro d'argento,
lo tiene sopra al naso,
apposta, non per caso.
Il caso l'ha portato
a dare una nasata,
sulla zecca di stato,
che però é abbondonata.
Un dollaro di carta
per me non vale niente,
se non lo garantisce
il sudore della gente.
Perché vale il lavoro,
l'impegno, la fatica,
non tanto la parola
di gente poco amica.
Allora venga fuori
chi agisce di nascosto,
chi predica star bene
e fa tutto l'opposto.
Perché nel nostro mondo
ci sono dei privati,
che con una parola,
fanno più degli stati.
Uscite allo scoperto,
guardate il cielo aperto,
un poco d'acqua e il sole
fa fiorire il deserto.
Noi siamo questo mondo,
non solo lo abitiamo,
riempiamo bene il petto,
insieme, per la mano,
diamo alla nostra terra
un poco di altro amore,
per renderla ospitale,
per gli occhi e per il cuore.
Il blog di Filastrocche su misura. "Sbagliando s'impara è un vecchio proverbio, il nuovo potrebbe dire che sbagliando s'inventa" [G.Rodari]
giovedì 6 dicembre 2012
mercoledì 5 dicembre 2012
Un po' di etimologia
Di un tale munito di asta, si può ben dire che sia astuto. Astuta, tuttavia, è anche quella signora che, per mettersi la tuta, mi ha chiesto se posso tenerle un attimo l'asta: mentre le tengo l'asta, dunque, mi astengo. Ma mi astengo anche se ho un'asta a cui tengo molto, o una a cui MI tengo molto, ad esempio x evitare di cadere e sbucciarmi il ginocchio.
Altri casi strani: ad esempio, se le aste sono tante, abbiamo un astante, ma non si capisce perché uno solo! Queste aste sono mal distribuite!
Non è tutto: nessuno si é mai neanche insospettito x il fatto che, quando le aste sono poche, nessuno parli di aspoche (una volta, quantomeno, ho fatto una partita a spoker, dove vince chi é più sincero). Ne parlavo proprio con un amico Astigiano, che vedeva l'asta da due fronti: innanzitutto sopra le sopracciglia; in secondo lungo, proprio qui bifronte. Qui bifronte, tra l'altro, tra un'asta e l'altra, dove c'é un'a-sta tale che le macchine ci passano agevolmente. Ma ci si può anche passeggiare soltanto, ovvero con tanto sole, ed é proprio quello che farò!
Altri casi strani: ad esempio, se le aste sono tante, abbiamo un astante, ma non si capisce perché uno solo! Queste aste sono mal distribuite!
Non è tutto: nessuno si é mai neanche insospettito x il fatto che, quando le aste sono poche, nessuno parli di aspoche (una volta, quantomeno, ho fatto una partita a spoker, dove vince chi é più sincero). Ne parlavo proprio con un amico Astigiano, che vedeva l'asta da due fronti: innanzitutto sopra le sopracciglia; in secondo lungo, proprio qui bifronte. Qui bifronte, tra l'altro, tra un'asta e l'altra, dove c'é un'a-sta tale che le macchine ci passano agevolmente. Ma ci si può anche passeggiare soltanto, ovvero con tanto sole, ed é proprio quello che farò!
domenica 2 dicembre 2012
Il bacio della buonanotte
Le mie gambe sono stanche,
doloranti son le anche,
le mie ossa tutte rotte,
voglio il bacio della buonanotte!
Il mio umore è un po’ scostante
ho finito anche il contante,
piove e ho le finestre aperte,
mi rimbocchi le coperte?
Lo chiedevo, lo speravo,
niente! Neanche Don Gustavo!
(...non è buono per contratto?
Non ha avuto mica tatto!)
E così, pensando ad Aldo
mi son fatto un bagno caldo,
innaffiando la ginestra
ho anche chiuso la finestra,
per i soldi in sovrappiù
mi ci impegno un po’ di più.
E tutti coloro che han voglia di fare
la notte dei sogni li possa cullare.
venerdì 30 novembre 2012
Il numero cinico
C'era un tale che era così antipatico che abitava a un numero cinico. Per curarlo lo portarono in un ospedale, che stava invece a un certo numero clinico. Non servì: così, con l'idea di farlo almeno svagare un po', lo portarono da un ciclista, che stava ad un numero ciclico. Tuttavia anche il signor Pino Pirin, beneamato costruttore di girandole, abitava ad un numero ciclico e così incontrarono lui: Pirin Pino consigliò, per risolvere il problema, di recarsi da un limone suo conoscente, che alloggiava poche vie più in là ad un preciso numero citrico. Il limone non c'era, ma al suo indirizzo trovarono il suo amico avocado che, a sorpresa, regalò la sua V al nostro amico. Fu un atto eroico, perché diventò un "Ahò! Cado!" e cadendo si graffiò il naso, ma me valse la pena: il numero cinico fu subito riparato e quel tale divenne molto, molto più simpatico.
giovedì 29 novembre 2012
Un francopollo
C’è un polletto per la strada
che ha sbagliato di contrada
e arrivando vede un pollo
con in mano un francobollo:
corre con il bollo in mano,
ma il fattore un poco strano,
è di ritorno alla fattoria
(mentre vi giuro, prima era via)
e indicandolo col dito
Pensa: “Come va spedito!”
Così gli attacca il bollo alla nuca,
trova la posta e quindi lo imbuca.
Indirizzo: "strada quell’altra"
e se vi sembra una cosa scaltra,
quell'indirizzo faceva rima
con la contrada del pollo di prima!
mercoledì 28 novembre 2012
Il pollice verde ma non solo!
C’è un tale che ha il pollice verde, con cui fa crescere
un sacco di piante.
Però ha anche l’indice giallo, e dove indica si riempie di
sole. Il mignolo ce l’ha arancione e lo usa per condire le carote, se per caso
si sono sbiadite. Sia chiaro, prima che qualcuno lo addenti lo tira fuori e lo
rimette in tasca così che la carota non è più condita, ma senza.
Il medio è azzurro e va bene per accendere la tv, o meglio
ancora per spegnerla, ma anche per usare il cielo come teleferica, quando è bel
tempo. In pratica si alza il dito finché non passi una nuvola particolarmente
intonata al suo colore, quindi si fa un saltino ma piccolo e si può
atterrare anche a Timbuctù!
Rimane il dito anulare, che è bianco come il bianco degli
occhi, come il bianco dell’uovo, come il bianco della luce abbagliante. Con questo
dito ci può fare una promessa, ci può grattare la testa o usarlo come lampadina
quando è buio. Una volta questo signore l’ha infilato nella presa e le centrali
elettriche si sono caricate come delle super batterie che rullavano a più non
posso. Quell’anulare ha velocemente sostituito il petrolio, il cielo si è fatto
assai più azzurro e i viaggi fatti col dito medio sono in costante aumento.
Pensate un po’ che questa è soltanto la mano sinistra del mio
signore. Quell’altra ce l’ha in tasca, e provate un po’ a dire che colori
nasconde?
lunedì 26 novembre 2012
Lo stupendio
Un giorno all’ingegner Calogero Pippicchietta, per un
inspiegabile errore, venne consegnata a fine mese, nel momento del compenso
mensile, una busta un po’ diversa dal solito.
Era tutta d’oro, ma se guardavi dentro era azzurra, se ti
guardavi in giro era chiaro perché c’era il sole e se chiudevi gli occhi era
rossiccio, sempre perché c’era il sole.
Dentro la busta c’era uno STUPENDIO, che era veramente
stupendio. Direi impagabile.
Con il suo stupendio ci comprò dieci barrette di cioccolata e tutti i bambini a cui le regalava si stupivano, da quanto erano deliziose.
Con il suo stupendio ci comprò dieci barrette di cioccolata e tutti i bambini a cui le regalava si stupivano, da quanto erano deliziose.
Ma ci comprò anche dei fiori per sua moglie, che li arrossì
quando li ricevette.
Ma li regalò anche a un signore col naso rosso e un vestito
sgualcito, che lo guardò come se fosse arrivato volando (era arrivato volando?).
Ma contribuì anche al restauro di un vecchio museo.
Ma aiutò anche Gianluca, che era il suo nipotino, a studiare
la storia, dato che non riusciva mai a ricordarla.
Ma indicò anche il cielo, e una rondinella che volava a un vecchio
signore che faceva fatica a sollevare il collo, e lo aiutò a reggersi.
Ma fece anche pace con Tommaso, con cui aveva litigato da
ormai 15 giorni per una questione che riguardava un piatto di fagioli. L’ingegner
Calogero, nel presentarsi a casa sua, gli fece dono di una fantastica
fagioliera, che consisteva in una scatola da cui sbucavano fagioli ogni volta
che l’aprivi, salvo poi rientrarci ogni volta che la stavi per chiudere.
Ma sbatté anche gli occhi di meraviglia quando vide che il
suo stupendio non era finito, ma stava appena iniziando. Che non era un
compenso, ma un regalo. E non un regalo qualunque, ma il regalo più bello: un
regalo da fare.
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