lunedì 19 novembre 2012

Una storia piripicchia


Una storia piripicchia,
che di nome fa Accipicchia,
di cognome fa accidenti
e difatti picchia i denti! 

Per pagarcisi il dentista,
di orologi fa una lista:
6 cucù alla prima rata,
è così si è cu-curata!






Purtroppo, nella foga di curarsi, la storia piripicchia è divenuta un po' balbuziente. Fortuna che per l'altro po' invece no. 

domenica 18 novembre 2012

La musica idraulica


Luigi era un idraulico che voleva fare il musicista, solo che non sapeva suonare un tubo. Però ci si mise di impegno e, col tempo, imparò a suonare tutti i tubi, anche quelli dei lavandini, delle docce e persino quelli giganteschi degli acquedotti comunali.
Era così contento della sua nuova arte che insegnò al suo amico meccanico a suonare i tubi di scappamento (quando le macchine erano spente) e questi ci passava delle belle pause pranzo, facendo tintinnare l’officina di musiche leggere che facevano girare i passanti. Gli altri meccanici si riempivano il petto e raccontavano ai clienti della musica dei motori, dicendo che solo in pochi potevano capirla.
Un giorno il nostro idraulico passeggiava zufolando con un tubetto di dentifricio (abbiamo detto che i tubi li sapeva suonare proprio tutti, soprattutto quelli dei bagni) e rivide per caso un suo vecchio amico di infanzia. Scoprì così che questi era diventato un importante commerciante di strumenti musicali: la sua fortuna era iniziata pochi anni prima, quando aveva scoperto in cantina un vecchio clarino e l’aveva lucidato tanto da inventare il clarinetto.
Lo invitò nel suo negozio. Luigi fu molto ammirato, ma a un certo punto svoltò l’angolo e vide qualcosa di incredibile: il reparto dedicato alle tube!
I tubi della sua valigetta da idraulico iniziarono a fremere e alla fine scapparono fuori tutti insieme. Luigi li aveva suonati così tanto che avevano acquisito un certo portamento nobile. Iniziarono a tubolare delle splendide serenate, a cui le tube rispondevano con timide risatine d’ottone.
Fu un giorno memorabile, e l’amore tra tubi e tube mutò per sempre il volto dell’idraulica, che divenne un po’ meno aulica e molto più musicale.
Cambiò anche il volto della musica, che divenne decisamente più fluida.
Certo le rivoluzioni non sono tutte uguali e di alcune, anche se sono avvenute, se ne accorgono in pochi: in questo caso Luigi, il suo amico negoziante e una gentile coppia di colombi, che tubano da allora in ricordo di questa bella giornata.

sabato 17 novembre 2012

Sei quartine in folle rima, la settima i saluti


Se hai qualcosa da ridire
per il grande diradare
che fa il bosco delle lire
che poi ti dovrò ridare,

io ti resto ad ascoltare
come il gran tonfo del mare
quando Eugenio si è tuffato
e di sotto c’era il prato.

Ma com’è – mi chiederete
che ha tonfato pure il mare,
se per giunta neanche c’era
e la giunta è comunale?

Quella giunta non è giunta,
quella cinta non è cinta,
quella donna non è incinta
e la pancia la ha dipinta.

L’ha dipinta come quelli
che non eran pesci rossi,
non essendo tra gli uccelli
cantai come se lo fossi.

Questo canto va nel bosco
questo mare lo conosco
se son stanco c’è lì uno chiosco
se son bello non son losco,

non son losco e ti sorrido
uso tutti quanti i denti,
ti ringrazio, ti saluto,
porta un bacio anche ai parenti. 

Il mondo dei sogni


Questa è la storia dei bambini "volanti".
A chi poi sia venuta l’idea di usare dei poveri bambini per guidare, non posso immaginarlo. Non si potevano lasciare a giocare? E poi anche solo da un punto di vista pratico: per dove si giravano, per le orecchie?
Ma sciocco, mica li usavano per guidare le macchine! I bambini possono guidare i sogni, che è il loro vero mondo ed è anche il mondo vero per gli altri.
Certo per guidare fino a lì qualcosa bisogna cambiare, ed è per questo che si usa il cambio.
Con un po’ di sano cambiamento, si potranno iniziare a eliminare i vetri anteriori, posteriori, i finestrini, cose che finivano per sembrarci tutto il mondo. Andare con la faccia nuda incontro al vento del mondo dei sogni, invece, è tutta un’altra cosa. I bambini fanno strada, molti altri seguono e per arrivarci non serve dormire, ma svegliarsi del tutto.

venerdì 16 novembre 2012

Uno zio speciale


C’è un tale via di qua
fratello di un papà,
lo so non sono io,
di nome fa ORA-ZÍO!

È facile da dire
e più da digerire
fratello di un però,
di nome fa Bibò.

Successe che una volta,
la neve si era sciolta,  
parlando con Pancrazio
conobbi un certo STRA-ZIO,

Ma sarà lui, che dici?
È il primo degli amici,
lo zio così speciale,
che canta a carnevale,

lo zio sa di lillà
e gli hanno aggiunto “stra”!
Così succede poi,
che tra super eroi

passando per la strada
vede in terra STRA-ADA!
Le porge la sua mano,
lei si alza piano piano,

insieme vanno via,
con grande cortesia,
salutan zio Bibò
che ha messo il palettò. 

giovedì 15 novembre 2012

Il latte versato


Mi hanno versato del latte, ma non avevo più neanche un biscotto. Non sapendo dove piangere, optai per il latte versato.
Il latte allora, un po’ indispettito, prese a farmi il verso:
«Uè uè!», mi diceva, e muoveva tutta la tazza.
Allora mi offesi un poco e anch’io gli feci il verso. Scelsi quello della mucca:
«Muuuuuuuuuuuuuuuu», dissi con fermezza.
Successe però che al latte vene la nostalgia della sua mamma e, per non guardarmi più in faccia, si girò dall’altro verso.
Per scusarmi, provai con un altro verso; la mucca l’avevo già usata, per cui provai con un fiorentino del ‘400. Mai studiato, Perbacco! E perciò dissi così:

«Mentre viaggiavo in una selva oscura,
vidi poco lontano una radura,
che la diritta via parea smarrita
e invece era solo una salita.»

Sentendo parlare di salita, al latte venne in mente la montagna.
Sentendo parlare di montagna, alla salita venne in mente il latte.

«Ma io stavo parlando con il latte, non con la salita! Cosa mi importa adesso della salita!»
«Veramente il latte non ti stava guardando, si era anche appena girato.»
«Benappunto, dovrei sincerarmi di essere riuscito a fare pace! Dunque mi faccia la cortesia, con la salita parliamo dopo, che da quanto è lunga mi pare ci sia un sacco di tempo, ora sia gentile e mi passi il latte prima che vada a male.»

Il latte, nel frattempo, si era accorto che uno dei due versanti della montagna era proprio quello che l’aveva versato stamattina!
Non vi dico la gioia che gli venne quando si ricordò di essere un latte di alta montagna. Si versò di corsa in un paio di scarponi e in uno zaino, e partì subito alla volta dei pendii.
Mi salutò con calore, perché nel frattempo avevamo fatto pace.
Così gli regalai la foto di una mucca tale e quale a sua mamma e di una lattina tale e quale a sua figlia. E ne ebbi in cambio la foto di un coccodrillo finalmente a posto con la coscienza, e che non versava più lacrime da nessuna parte, tantomeno sul latte versato. 







NOTA
In totale, la salita si è un po' offesa. Due parole anche con lei:
«Buongiorno cara salita, non è ora di scendere?»
«Buongiorno caro Andrea, se è tanto caro chi se lo compra?»
«Non so chi se lo compri, ma più che caro mi sembra un po' nuvolo. Però danno sole per stasera a neanche mezzo emisfero da qui.»
«Bene caro Andrea, se gliene danno un po' di più me ne tenga un pezzetto, ecco le lascio anche il sacchetto così non ne sprechiamo uno nuovo.»
«Ma certo signora salita. Il sacchetto però lo tenga, riposi bene stanotte e vedrà che sorpresa domani!»




mercoledì 14 novembre 2012

Il vento di sciroppo


Il vento di sciroppo
è molto curativo,
non ne prendi mai troppo,
non è neanche cattivo.

È un rimedio leggero
che quando non stai bene,
ti cerca in tutto il cielo...
Arriva! Eccolo! viene!

E alla gente malata
canta tutto contento:
“La tua cura è arrivata:
è un cucchiaio di vento!”