Ho un amico che si chiama Rodolfo ed è amico di un suo
amico, che si chiama Rododendro. Insieme stanno cercando di imparare il
linguaggio dei fiori. Meglio: Rododendro sta cercando di insegnarlo a Rodolfo, anche
se, a dirla tutta, qualcosina da imparare la ha ancora anche lui.
Rodolfo impara, poco a poco. Ad esempio:
per contattare un girasole, non si può fare altro che
parlare la lingua del sole. È una lingua strana, che esce dagli occhi. Per
parlarla, dicono che si debba aver inspirato forte tutto l’amore del mondo. Rodolfo
sostiene che ne basti anche meno, che basti anche solo un pensiero: "magari i
girasoli faranno più fatica a sentirti", dice lui, "ma ti risponderanno in ogni caso con il
loro sorriso cortese."
Oppure si può provare a parlare la lingua delle Violette. Per
quella, sarebbe meglio chiedere alla mia amica Violetta, che però proprio oggi è fiorita in un prato un po' fuori mano.
La lingua dei Rododendri è un po’ più semplice perché, come
si poteva capire già da prima, questi fiori parlano il linguaggio dell’amicizia.
Ogni fiore parla una lingua diversa, ma ogni fiore scappa
appena riesce verso una luce che è sempre la stessa, che è quella del sole. Il
sole non si riesce quasi mai a guardare, finisce che bruciano gli occhi
e per questo i fiori sbocciano senza nemmeno preoccuparsi di aprirli.
Se è per questo nemmeno il sole li apre, direte voi, o forse
dice Rodolfo.
Non li apre: sboccia ogni giorno ad occhi chiusi
sopra tutti i prati, tutte le teste e tutti i pensieri, porta in dono tutti i
colori del mondo senza nemmeno sapere chi li riceve.
In questo modo, Rodolfo e Rododendro stanno imparando la
lingua dei fiori, e forse molte altre lingue.